ADR1FT

di Valerio De Vittorio
"Deal with it"... Con queste parole lanciate via Tweet, Adam Orth é diventato un personaggio popolare nel peggior modo possibile, vincendo il licenziamento da Microsoft praticamente dall'oggi al domani. Lo scriveva indirizzato a quanti si inalberarono per le scelte poi ritrattate in merito alla connessione obbligatoria per Xbox One. Si sa che Internet é un posto pieno di gente comprensiva e disposta al dialogo, tanto da creare un trauma al pover Orth che ha pagato una frase oggettivamente infelice perdendo non solo il lavoro, ma un'intera reputazione, allontanandosi così dal web per molto tempo. Questa difficile esperienza gli é però servita per spingersi a dedicare il proprio tempo ad un progetto che aveva in mente da tempo, al quale diede forma in una decina di settimane per portarlo col nome di ADR1Ft al DICE Summit di Las Vegas del 2014. Il presidente di 505 Games lo vede, se ne innamora e si assicura la produzione di questo titolo che vuole coniare un nuovo genere, l'FPX.


Se vi siete mai chiesti come sarebbe vivere il film Gravity in prima persona, ADR1FT é la cosa che più si avvicina


First Person Experience


Ospiti degli studi di Halifax abbiamo avuto la possibilità di testare con mano una demo di questo ambizioso progetto, in realtà ancora priva del gameplay vero e proprio, ma utile per farci un'idea di quanto troveremo nei negozi quest'estate. Ma soprattutto di toccare con mano l'esperienza legata all'utilizzo di Oculus Rift, la realtà virtuale che tanto sta facendo sbavare gli addetti al settore. Il titolo basa gran parte del proprio appeal proprio sull'integrazione coi dispositivi VR, tra cui anche Project Morpheus. Detto questo, ADR1FT é giocabile anche in modo tradizionale, tanto che uscirà quest'estate su PC, PS4 ed Xbox One nonostante l'hardware probabilmente non sarà ancora sul mercato. Appena arriveranno le periferiche, una tempestiva patch perfezionerà il supporto. Come dicevamo, il titolo di Adam Orth é un'esperienza in prima persona.

Non si spara, si é soli e non si interagisce con altri personaggi. Il gameplay si focalizza piuttosto sull'esplorazione e sulla risoluzione di enigmi ambientali. Ma il titolo vuole immergerci totalmente nel mondo di gioco e punta tutto sul creare un'atmosfera senza precedenti. Vestiremo i panni di un astronauta, rimasto vittima di un grave incidente che l'ha lasciato sospeso nel vuoto e senza memoria del proprio passato. Dovremo così rinvenire informazioni sull'accaduto e cercare di sopravvivere a questa traumatica esperienza. Azione, conseguenza e redenzione, questo é il trittico che caratterizza il gioco, che per certi versi porta l'esperienza personale del game designer sul monitor per farci vivere qualcosa di diverso. Le nostre azioni avranno delle conseguenze dirette, ed uscire da questo incubo sarà un'esperienza difficile ma allo stesso tempo edificante.



Il futuro del gaming?


Siamo usciti dagli studi di Halifax convinti di aver toccato con mano il futuro del nostro intrattenimento.

Avevamo a disposizione la seconda versione del developer kit, aggiornata in diversi aspetti, tra cui il comfort. Indossato Oculus Rift é stato come attraversare una porta dimensionale per immergerci nel futuro dell'intrattenimento. Non eravamo più negli uffici di Halifax, ma avevamo in dosso una tuta spaziale, sospesi nel vuoto, con attorno a noi il relitto di una base spaziale e sotto di noi la Terra. La sensazione di immersione e di realismo é tale che per un po' ci girava la testa. Ma una volta abituati alle nuove sensazioni muoversi nello spazio é semplice e naturale. In mano abbiamo un pad, col quale possiamo controllare gli spostamenti, mentre girare il capo nel mondo reale corrisponde perfettamente alla medesima azione nel mondo virtuale. La visuale é posizionata all'interno del casco, con l'interfaccia proiettata sul vetro e la strumentazione visibile ai nostri lati. Se abbassiamo lo sguardo possiamo scorgere i nostri arti ed il nostro corpo poligonale, esattamente dove dovrebbe stare quello reale. Come dicevamo, l'immersione é totale.

Non possiamo fare molto in questa demo tecnica, se non goderci l'esplorazione di quanto resta della basa spaziale vittima di non sappiamo bene quale incidente. I resti galleggiano nel vuoto e reagiscono al nostro tocco. Possiamo afferrare delle bombolette di ossigeno che nel titolo completo serviranno a riempire le nostre scorte. Grazie ad un ritmo molto compassato, non poi così lontano da Alien Isolation quando non si sta scappando dallo Xenomorfo ovviamente, aggirarsi per lo spazio a gravità zero é molto più naturale di quanto ci saremmo aspettati. L'integrazione con Oculus Rift é davvero eccezionale. Se vi siete mai chiesti come sarebbe vivere il film Gravity in prima persona, ADR1FT é la cosa che più si avvicina. Siamo usciti dagli studi di Halifax convinti di aver toccato con mano il futuro del nostro intrattenimento.

Il titolo sfoggia un comparto tecnico di tutto rispetto, capace di riprodurre in modo realistico sia la fisica che gestisce i vari elementi che la resta estetica della base spaziale e di ogni oggetto che abbiamo incontrato. Si tratta comunque di un prodotto ancora acerbo, mostrato in un stato assolutamente lontano dalla versione definitiva. Nonostante questo siamo rimasti molto colpiti e non vediamo l'ora di poter provare anche il gameplay vero e proprio, sperando sia all'altezza delle premesse.


Inizialmente ci girava la testa, ma fatta l'abitudine alla periferica non volevamo più tornare al mondo reale