Agents of Mayhem

È passato qualche mese dalla nostra precedente prova a Londra di Agents of Mayhem. Il titolo sviluppato dai Volition Games è tornato a mostrarsi qualche giorno fa durante un lunghissimo hands on organizzato da Koch Media in quel di Milano. In questo sostanzioso arco temporale abbiamo avuto la possibilità di toccare con mano quelli che saranno gli elementi portanti di questa esperienza, e siamo pronti a raccontarveli.

Una Seoul da riconquistare

Prima di addentrarci nel gameplay un velocissimo ripassino. Agents of Mayhem è un open world a base TPS, sviluppato dallo stesso team che ha realizzato Saints Row. Il gioco, di fatto, è un vero e proprio spin-off della saga originale, dato che si sviluppa esattamente dopo i fatti avvenuti nel DLC “Gat out of Hell” di Saints Row IV.

Il nostro ruolo sarà quello di agenti della M.A.Y.H.E.M (Multinational AgencY Hunting Evil Masterminds) un'organizzazione fondata da Persephone Brimstone (personaggio già visto in Saints Row) per combattere la L.E.G.I.O.N una lega di cattivi che minaccia di distruggere le grandi potenze della terra, comandata da un losco figuro di nome Morningstar. Il terreno di scontro sarà una futuristica versione di Seoul, capitale della Korea del Sud.

Come dicevamo, il titolo è totalmente single player ma come imparerete molto velocemente nel tutorial del gioco, avremo sempre a disposizione tre agenti dell’agenzia da poter “switchare” con la semplice pressione di un tasto. Ogni singolo personaggio è dotato di un’arma specifica, di un’abilità speciale e di un potere da attivare una volta riempita una particolare barra. I primi tre con cui avremo a che fare si chiamano Hollywood, Hardtack e Fortune. Il primo è un attore di Hollywood che ama le esplosioni e i fucili d’assalto, la seconda un agente rapido e dotato di mitragliette (ricorda molto Tracer) e infine Hardtack un “omone” tutto muscoli e fucile a pompa. Da questo trio si inizia ad intuire una delle caratteristiche che più ci ha convinto di questa prova: la necessità di formare un team equilibrato e collaudato.

All’attivo avremo la bellezza di dodici agenti tra cui scegliere, ognuno da sbloccare attraverso una particolare missione e spesso introdotto da particolarissime cut scene in cartone animato, che tanto ci hanno ricordato la intro di Battleborn. Nel corso della nostra prova abbiamo potuto constatare con mano (sbloccando ben tre nuovi agenti) come le effettive differenze tra gli agenti siano reali, e in grado di spostare gli equilibri di un party se non ben bilanciate. A questo poi si aggiunge un elemento quasi ruolistico che permette ad ogni singolo eroe di essere potenziato e di poter modificare i suoi poteri o le sue abilità passive. Come? Semplicemente acquisendo esperienza in giro per Seoul, oppure raccogliendo dei frammenti di materia che, sparsi per la città, ci aiuteranno a potenziarci.

Per poter cambiare la nostra formazione saremo costretti a tornare all’Ark, che farà sia da hub di gioco che da centro di sblocco e potenziamento. Qui conosceremo diversi personaggi in grado di darci una grossa mano grazie alle loro peculiarità. Nell’armeria potremo gestire i nostri gadget, oppure, all’interno del laboratorio di ricerca potremo trasformare in armi di supporto oggetti particolari grazie alla potente tecnologia Gremlin.

Inoltre, all’interno di un apposito menù, potremo vedere l’attuale stato della nostra agenzia, e capire a che livello è la sua influenza. Più saliremo maggiori saranno le cose sbloccate, fino ad arrivare alla possibilità di assegnare i nostri agenti inutilizzati all’interno di altre missioni sparse per il globo.

Tornando però a Seoul, pad alla mano, il gioco è risultato piuttosto gradevole e ricco di contenuti. All’apparenza il titolo sembra ricordare molto i precedenti Saints Row, ma vi basteranno pochi minuti di confidenza con i comandi per far viaggiare la vostra mente verso titolo come Crackdown. Quello che ne esce è un prodotto leggero e user friendly, in cui il sistema di difficoltà è principalmente dettato da una IA in grado di essere tarata su quindici differenti livelli di complessità crescente. Più sarà alto il rischio, maggiore sarà il guadagno in caso di successo.

Alle missioni principali si affiancano quelle secondarie (corse, raccolta oggetti, gare di checkpoint, ecc.), le quest per liberare gli altri agenti, i classici avamposti da debellare e i contratti che non abbiamo avuto modo di vedere in azione. Le tre ore passate in compagnia del titolo, dobbiamo proprio ammetterlo, ci hanno davvero lasciato sorpresi in positivo e, pur non mancando dei difetti di cui vi parleremo tra poche righe, siamo davvero curiosi di provare la versione finale del gioco. Le sparatorie si basano soprattutto sulla commistione dei vari poteri attivi tra i  membri del gruppo; mentre non è male girare nell’open world, con una mappa che sembra discretamente vasta. Insomma: così di primo impatto il gioco non ci ha per nulla spaventato, e siamo curiosi di capire cosa uscirà dalla versione finale.

Rischi e potenzialità

Questo è a grandi linee quello che è emerso dalla nostra prova. Agents of Mayhem è indubbiamente un titolo che ha saputo intrattenerci nell’arco delle quasi tre ore di giocato; alla stesso tempo però siamo perfettamente consapevoli che ci sono un paio di scelte che non possono essere purtroppo ignorate. Tra queste va sicuramente evidenziata la - stranissima - decisione di non inserire alcun tipo di comparto multigiocatore. Vista la natura del prodotto, anche una semplice modalità cooperativa locale avrebbe dato quel quid in più al gioco prodotto da Deep Silver. Un vero peccato, anche perché, alla luce di quello che abbiamo potuto toccare con mano, sarebbe stato un qualcosa di assolutamente coerente con tutto il contesto. Speriamo che gli sviluppatori ci ripensino, e aggiungano qualcosa una volta rilasciato il titolo.

Altro elemento che andrà valutato con molta calma in sede di recensione, è quello inerente al level design. La Seoul disegnata dai ragazzi di Voltion non ci ha particolarmente esaltato in termini di puro design, senza contare che in poche ore di gioco c’era già stato un riciclo di location nonostante la già citata vastistà della mappa. Siamo comunque sicuri che, vista la densità e la superficie dell’area di gioco, un minimo di varietà sarà comunque garantita. Restando sul comparto tecnico, dobbiamo invece ammettere che il titolo è discretamente solido. Il character design è valido, tutti i personaggi sono carismatici e soprattutto ben animati. Durante la nostra prova, inoltre, non abbiamo mai avuto particolari problemi legati a cali di frame rate e altre magagne tecniche; tutto questo fa ben sperare per la pulizia del codice finale.

Chiudiamo dicendovi che la versione da noi provata era completamente parlata in lingua inglese (con delle voci molto simpatiche ed azzeccate) ma già tradotta e sottotitolata in lingua italiana.