Anteprima Destiny 2: Eclissi. Il tramonto dell’alba.
Il ritorno di un pianeta, la vera forma di un nemico, le stringhe oscure della realtà, l’ombra di un’eclissi. Il tramonto dell’alba.
L’attrito è una forza della fisica e della narrativa. Nelle storie il suo sfregare, il suo grattare, accumula energia elastica che spezza lo status quo e propaga un’onda d’urto in ogni direzione, cambiando per sempre la realtà. Più a lungo si tiene una storia in stato di attrito, più la sua esplosione dev’essere memorabile, emblematica di quello che si muoveva nei vortici di energia compressa.
Bungie, con Destiny, sta lavorando in uno stato di attrito da ben otto anni. Nonostante alcuni momenti in cui ha permesso all’energia accumulatasi di sfogare parte delle sue riserve, il crac vero e proprio non lo ha ancora messo in scena e, probabilmente, non lo farà prima di due anni. Però! Però… il processo di canalizzazione dell’energia generata dai diversi punti di attrito è quasi giunto alla fine. Le tante trame parallele che i giocatori hanno vissuto negli ultimi anni stanno deviando verso un unico punto, spinte dalla gravità dei pesi massimi scesi in campo nei due schieramenti. Questo significa che, le scosse del mondo di Destiny 2 stanno diventando sempre più forti e le loro conseguenze sempre più importanti.
La Regina dei Sussurri, l’ultima espansione uscita lo scorso anno, ha chiuso un ciclo narrativo che durava praticamente dall’inizio, mettendo la parola fine ad una serie di manipolazioni capaci di tenere occupata fino ad oggi l’Avanguardia e svelando un burattinaio ancora più potente e determinato. Ora che non è più nascosto dietro le sue marionette, il Testimone ha deciso che è finito il tempo delle mosse subdole e che solo lo scontro diretto plasmerà l’esistenza secondo i desideri dei suoi padroni.
Di contro, i Guardiani, privati dell’ingenuità che voleva lo scontro fra luce e oscurità come uno scontro fra bene e male, stanno prendendo confidenza con i nuovi confini della realtà, delle loro conoscenze e, soprattutto, dell’alleanza fra loro e il Viaggiatore, un’entità che si sta rivelando meno candida di quello che sembrava all’inizio. Devono però fare in fretta, perché le cose stanno per cambiare ancora una volta…
Destiny 2: Eclissi - Il Pale Blue Dot scomparso
Quando, nel 1990, la sonda Voyager 1 si apprestava a lasciare il sistema solare interno, diventando l’oggetto umano più lontano mai mandato nello spazio, la NASA ruotò la fotocamera della sonda verso la Terra e scattò un’immagine passata alla storia come Pale Blue Dot (pallido puntino blu). Un’immagine potente per la sua capacità di mostrare l’immenso vuoto dello spazio e la piccolezza e fragilità della Terra rispetto ad esso. Caratteristiche che nella storia di Destiny i Guardiani e gli abitanti dell’Ultima Città hanno avuto modo di sperimentare sulla loro pelle, quando l’umanità rischiò l’estinzione a causa dell’arrivo dell’Oscurità e la fine dell’Epoca d’Oro. L’abisso venne evitato solo grazie all’arrivo del Viaggiatore, ma gran parte del Sistema Solare era comunque perso. Fra i pianeti celati dall’oscurità c’è, o meglio c’era, anche Nettuno, l’altro pallido punto blu del cielo nostrano. Ho corretto lo stato delle cose, passando da un c’è ad un c’era, perché Bungie, con L’Eclissi, farà tornare Nettuno sul palco.
Durante l’evento di presentazione della scorsa estate un importante e notevole tassello della storia è stato aggiunto al mosaico: Nettuno, il pianeta perduto dall’umanità e, incredibilmente, anche dall’Oscurità. Infatti, quando il più grande nemico dell’Avanguardia giunse nel sistema solare, un gruppo di umani cercò rifugio su Nettuno e riuscì a celare l’esistenza dell’intero pianeta all’universo intero. Da quel momento non solo il resto dell’umanità lo considerò perso, pensando fosse caduto sotto i colpi dell’Oscurità, ma l’Oscurità stessa, così come i Vex, l’Alveare, i Cabal e gli Eliksni, non ebbero mai sentore dell’esistenza di Nettuno e della sua popolazione.
Nascosto agli occhi del cosmo, Nettuno si è sviluppato. Le sue genti hanno dato ad una civiltà umana estremamente sviluppata, dotata di tecnologie avanzatissime e capace di erigere città grandiose, come la capitale: Neomuna. Il tutto senza conoscere il potere del Viaggiatore e della Luce… fino ad ora.
Per motivi che scopriremo solo una volta atterrati su Nettuno, l’esistenza del pianeta verrà allo scoperto proprio con l’Eclissi. Purtroppo, non sarà solo l’Avanguardia a ritrovare il pianeta perduto, ma anche il Testimone (anzi: è lecito aspettarsi che i Guardiani arriveranno su Nettuno rispondendo ad una richiesta di soccorso) che ordinerà al suo nuovo Discepolo di conquistarlo.
Il nuovo Discepolo, divenuto tale dopo la sconfitta di Rhulk, è nientepopòdimenoché Calus, padre di Caitl e precedente imperatore dei Cabal. Ormai devoto all’Oscurità e al Testimone, Calus scatenerà le sue forze lealiste su Nettuno per regalare all’Oscurità un nuovo trofeo. Un piano perfetto e letale, se non si mettessero in mezzo tre particolari, che particolari non sono poi molto: i Guardiani, la Telascura e i Solcanuvole.
Se i primi sono i giocatori stessi di Destiny 2, l’anima della resistenza e fra le creature più potenti della Galassia, i Solcanuvole sono i difensori di Nettuno. Umani che hanno deciso di sacrificare la propria vita per il loro pianeta. Diventare Solcanuvole, infatti, richiede delle operazioni e degli innesti che accorciano di moltissimo l’aspettativa di vita dell’interessato, nell’ordine di pochi lustri, massimo tre. Tale sacrificio è ripagato con una potenza superiore a quella degli stessi Guardiani (come si vede nel filmato di presentazione, quando un Solcanuvole da solo, con un singolo colpo, abbatte una delle piramidi della flotta oscura).
Il rapporto fra i Guardiani, che possono anche essere visti come degli ospiti ingombranti, se non addirittura come veri e propri invasori al pari delle truppe di Calus, e i Solcanuvole sarà probabilmente l’aspetto più interessante nella trama delle alleanze che accompagneranno Destiny 2 verso la conclusione della saga con l’espansione del 2024 La Forma Finale.
L’ultimo dei tre bastoni fra le ruote dell’armata di Calus sarà la Telascura (traduzione del termine inglese strand: filo) la nuova sottoclasse dell’Oscurità che si affiancherà alla Stasi in contrapposizione con le tre della Luce: Vuoto, Arco, Solare.
Le stringhe oscure della Realtà
Bungie descrive Telascura come la capacità dei Guardiani di vedere i fili che governano la Realtà (anche se non ha nulla a che vedere con la Teoria delle Stringhe di cui ogni tanto si parla in fisica e astronomia). Dal punto di vista estetico, Telascura è una sottoclasse le cui manifestazioni sono di colore verde scuro – molto simile ai danni necrotici di Aculeo e Osteo Striga, per dire – e la cui cifra stilistica è costituita, appunto, dai fili. Se l’Arco aveva i fulmini, il Solare le fiamme, la Stasi il ghiaccio, Telascura ha i fili. Fili che possono bloccare i nemici in pose da marionette indifese, fili che possono frustare, tagliare, trafiggere… e dondolare. La nuova sottoclasse, infatti, non aumenterà solamente la potenza offensiva dei Guardiani, ma anche la loro capacità di movimento. Sempre secondo Bungie: vedendo i fili che compongono e governano la realtà, i Guardiani potranno usarli come liane per spostarsi velocemente da un punto all’altro. Per farlo non sarà nemmeno necessario trovare un vero e proprio appiglio, in quanto qualsiasi punto andrà bene, proprio perché la Telascura pervade tutto ciò che circonda i giocatori.
Come per Nettuno e i Solcanuvole, anche l’arrivo della Telascura porterà con sé molte domande e le risposte andranno cercate insieme ad Osiride. Lo stregone, risvegliatosi dopo essere stato ostaggio per lungo tempo di Savathun, è ora intenzionato a vendicarsi con l’Oscurità, senza disdegnare alcun strumento disponibile. È, infatti, proprio lui, in queste ultime settimane della Stagione del Serafino, ad aver chiesto a Rasputin di indagare sul destino di Nettuno. Insospettito dal fatto che un pianeta non può scomparire nel nulla, ha chiesto alla mente bellica di indagare… preparando la strada per, appunto, L’Eclissi.
Destiny 2: Eclissi - La struttura
Come è lecito aspettarsi dalle espansioni di grosse dimensioni come quelle che scandiscono gli anni di Destiny 2, anche L’Eclissi porterò delle novità non solo in termini di trama e gioco, ma la struttura stessa del looter shooter di Bungie vedrà degli aggiornamenti. Alcuni sono già stati mostrati: il sistema di loadout tanto atteso, che permetterà ai giocatori di passare da una build all’altra al volo, e un nuovo sistema di reputazione che dovrebbe aiutare i nuovi guardiani a inserirsi nel mondo di Destiny 2 potendo contare sull’aiuto dei veterani, spinti da tale sistema a dare un aiuto.
Altre novità accennate, i cui segnali sono già visibili in gioco, passano per una nuova gestione delle modifiche inseribili nelle armature e, probabilmente un cambio di passo sulle statistiche relative alle caratteristiche che regolano le abilità dei giocatori. Tutto è ancora solo accennato e, conoscendo la riservatezza di Bungie su questi aspetti, potremmo averne conferma solo praticamente a cose fatte.
Possiamo però riflettere sullo stato di salute attuale di Destiny 2 e su cosa dovrebbe cambiare per poter rimanere un punto di riferimento per i looter shooter.
Bungie, presentando L’Eclissi, ha anche annunciato che nessun contenuto del passato sarà più rimosso dal gioco, mettendo fine ad una consuetudine che non era molto gradita dai giocatori che vedevano sparire contenuti da loro comprati (si pensi a I Rinnegati, alla Guerra Rossa e alla campagna principale di Destiny 2). Questo fine del sistema di “sunset” è possibile grazie al lavoro fatto dal team di sviluppo in questi anni per alleggerire il gioco in termini di gigabyte richiesti sui dischi fissi di console e PC. La speranza, a questo punto, è addirittura in un’inversione: il ritorno di destinazioni rimosse in passato, come Titano, Marte, la Riva Contorta e Mercurio.
Ora come ora, comunque, Bungie ha anche altre gatte da pelare. In primis una componente PVP che non viene seriamente aggiornata e rinnovata da anni. Crogiolo e Azzardo languiscono nell’immobilità, mancando di mappe nuove, modalità nuove e più in generale una revisione capace di rendere nuovamente attrattive le modalità competitive.
Anche un ripensamento delle stagioni è necessario. Troppo incasellate in attività che spingono al grinding con ritmi da lavoro, dove il senso di novità si esaurisce in meno di un mese, a fronte dei tre che durano una stagione, e dove spesso l’epicità della storia deve confrontarsi con un ritmo tutt’altro che adrenalinico e con conseguenze tangibili minime. Se l’idea delle campagne più strutturate e in Legendario, introdotta per la prima volta proprio con La Regina dei Sussurri, si è dimostrata vincente e verrà replicata ne L’Eclissi, il sistema stagionale dev’essere ripensato.
Emblematico di tutto questo è la Torre stessa, fatta a pezzi durante la Guerra Rossa con cui si apriva Destiny 2 nel 2017 e ancora ferma a elemento scenico di sfondo dopo sei anni.
Chissà se il cono d’ombra dell’Eclissi imminente permetterà a Bungie di lavorare nel buio per poi svelare ai suoi fan un gioco capace di rimanere al passo con il tempo, per poter puntare non solo al 2024 ma anche oltre. Solo il 28 febbraio prossimo, giorno d’uscita della nuova espansione, potrà dircelo.