Battleborn
di
Roberto Vicario
Qualche settimana fa vi abbiamo raccontato in maniera piuttosto dettagliata una delle modalità multigiocatore in cui sarà possibile cimentarsi all'uscita di Battleborn il prossimo 3 maggio. In questo secondo articolo, invece, puntiamo l'occhio su quella che sarà la componente PvE all'interno del gioco. Una variante che, come scoprirete leggendo, sembra essere molto più di un semplice riempitivo.
La componente narrativa si basa su una storia sulla carta molto intrigante (se non l'avete ancora letto, sul sito del gioco trovate un bellissimo fumetto che fa da prologo alla vicende raccontate) in cui viene data una spiegazione, più o meno plausibile, sul perché le cinque fazioni composte da altrettanti personaggi, sono in lotta tra di loro.
Il motivo é presto detto: lottare per la salvezza dell'ultima stella presente nell'universo. Come ci viene raccontato da un bellissimo e corposo filmato introduttivo (realizzato con uno stile che ricorda molto gli anime giapponesi) una pericolosa unione di malintenzionati sta distruggendo tutte le stelle presenti nell'universo e, proprio sul suolo dell'ultima rimanente, si consumerà una guerra devastante ed apocalittica.
Lo story mode di Battleborn potrà essere affrontato sia in solitaria che in compagnia di altri 3 amici. Durante la nostra prova in quel di Londra gli sviluppatori ci hanno tenuto a sottolineare come una delle loro maggiori premure sia stata quella di rendere l'esperienza godibile sia da soli che in gruppo. Indipendente dal numero di giocatori la sostanza non cambierà e per superare i diversi livelli di gioco che compongono l'arco narrativo della vicenda, bisognerà avere la bravura e l'astuzia di comporre una team bilanciato e amalgamato.
L'elemento di team composition così come avevamo già sottolineato anche nel nostro pezzo dedicato al PvP, é anche in questo caso parte fondamentale dell'esperienza di gioco. La presenza di 25 personaggi unici permette al giocatore/i di formare un team pronto per ogni evenienza. La mancanza di un attacker o di un supporter all'interno della nostra formazione potrebbe quindi andare a rendere ancora più ardua l'impresa di arrivare al boss finale presente in ogni singolo stage.
In questo senso, per quello che abbiamo percepito pad alla mano, l'esperienza di gioco é molto “old school”, la presenza di un numero limitato di respawn, e una difficoltà generale tendente verso l'alto, non solo rende abbastanza impegnati tutti gli scenari, ma richiede anche una discreta collaborazione tra i giocatori. Insomma, se pensate che la modalità PvE rappresenti una sorta di passeggiata di salute, vi sbagliate davvero di grosso.
Nel corso del nostro hands on abbiamo avuto la possibilità di giocare due scenari che compongono lo story mode del titolo. Il primo chiamato “ Renegade” ci chiedeva di arrivare all'interno di una determinata stanza di un complesso tecnologico per poi difendere tre punti molto sensibili della stessa. Come potete immaginare, in questo caso ci siamo trovati davanti ad una missione estremamente difensiva, in cui piazzare torrette e aiuti nei punti strategici della zona, si é rivelato uno splendido vantaggio. Inoltre la difficoltà era maggiore perché la stanza prevedeva diversi ingressi su più piani (raggiungibili grazie a delle piattaforme gravitazionali) costringendo la squadra a dividersi per tenere sotto controllo più fronti.
Il personaggio che abbiamo scelto in questo primo livello é stato Oscar Mike un eroe piuttosto offensivo appartenente alla fazione dei pacificatori. Fuciliere d'assalto sicuramente poco versatile, ma in grado di offrire un ottimo supporto offensivo nel close e mid range grazie al suo fucile d'assalto UPR-AR7. Oltre all'arma principale Oscar Mike poteva anche contare su un generatore di occultamente in grado di renderlo totalmente invisibile per 9 secondi circa e un potente attacco aereo in grado di sganciare dei missili all'interno di una determinata area. Ovviamente tutte queste abilità, continuando ad uccidere nemici, sono state potenziate grazie all'ormai conosciuto sistema Helix.
Di tenore decisamente diverso la seconda missione che ci é stato chiesto di affrontare sempre in gruppo. Chiamata “The Voice Edge” e ambientata all'interno di lande gelide e nevose, lo scopo della nostra missione era quello di scortare un mezzo all'interno di una determinata area, per poi arrivare allo scontro finale con un boss piuttosto tosto che ci ha dato parecchio filo da torcere. Rispetto alla prima missione giocata, questa seconda ci é sembrata decisamente più dinamica e sopratutto con una boss fight intrigante grazie ai pattern di attacco proposti dal nemico. Per questo secondo scontro ci siamo affidati ad un impavido nano di nome Boldur, della fazione degli Eldrid.
Un personaggio profondamente diverso da Oscar Mike, a metà tra il tank ed il brawler. La sua arma principale é infatti un'ascia runica che porta degli attacchi decisamente devastanti nel corpo a corpo, ma che all'occasione può anche essere lanciata. Grazie alla presenza dello scudo Ekkuni, Boldur si é rivelato anche un ottimo difensore grazie alla possibilità di assorbire danni e ricaricare rapidamente la sua vita. Potenziando il personaggio attraverso l'Helix abbiamo anche potuto vedere in azione le rune del potere che modicano in parte gli effetti di scudo e ascia. Un personaggio sicuramente difficile da utilizzare e pensato per chi mastica già con una certa facilità il gameplay di Battleborn.
La cosa che più ci ha fatto piacere scoprire all'interno del gioco é il fatto che indipendente dalla modalità che decideremo di intraprendere, la crescita d'esperienza sia dei personaggi (con un cap al quindicesimo livello) che il grado di comando nostro personale, cresceranno costantemente. Il primo ci permetterà di sbloccare nuovi pontenziamenti e nuovi outfit per i nostri battleborn, mentre il grado di comando servirà principalmente per rendere disponibili nuovi distintivi e titoli da legare alla gamertag, oltre a diversi bottini che potranno essere assegnati ai singoli eroi.
Inoltre per rendere ancora più appetibile (e quasi necessaria) la modalità PvE gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire alcuni personaggi del roster sbloccabili proprio all'interno della storia. In questo modo solamente completando anche tutto il PvE potremo avere a disposizione tutti e 25 i personaggi.
Sotto l'aspetto estetico il titolo, ovviamente, no si discosta più di tanto dalla modalità PvP, con una definizione dei livelli leggermente più alta, grazie anche alla loro maggiore ampiezza. Il level design, nei due livelli provati non ci ha esaltato particolarmente, ma riesce a svolgere comunque in maniera più che sufficiente il suo lavoro. Ovviamente queste sono tutte considerazioni al momento piuttosto fragili, solamente quando avremo tra le mani la versione definitiva del gioco, potremo studiare tutto maggiormente nel dettaglio.
L'ultima stella
La componente narrativa si basa su una storia sulla carta molto intrigante (se non l'avete ancora letto, sul sito del gioco trovate un bellissimo fumetto che fa da prologo alla vicende raccontate) in cui viene data una spiegazione, più o meno plausibile, sul perché le cinque fazioni composte da altrettanti personaggi, sono in lotta tra di loro.
Il motivo é presto detto: lottare per la salvezza dell'ultima stella presente nell'universo. Come ci viene raccontato da un bellissimo e corposo filmato introduttivo (realizzato con uno stile che ricorda molto gli anime giapponesi) una pericolosa unione di malintenzionati sta distruggendo tutte le stelle presenti nell'universo e, proprio sul suolo dell'ultima rimanente, si consumerà una guerra devastante ed apocalittica.
Lo story mode di Battleborn potrà essere affrontato sia in solitaria che in compagnia di altri 3 amici. Durante la nostra prova in quel di Londra gli sviluppatori ci hanno tenuto a sottolineare come una delle loro maggiori premure sia stata quella di rendere l'esperienza godibile sia da soli che in gruppo. Indipendente dal numero di giocatori la sostanza non cambierà e per superare i diversi livelli di gioco che compongono l'arco narrativo della vicenda, bisognerà avere la bravura e l'astuzia di comporre una team bilanciato e amalgamato.
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L'elemento di team composition così come avevamo già sottolineato anche nel nostro pezzo dedicato al PvP, é anche in questo caso parte fondamentale dell'esperienza di gioco. La presenza di 25 personaggi unici permette al giocatore/i di formare un team pronto per ogni evenienza. La mancanza di un attacker o di un supporter all'interno della nostra formazione potrebbe quindi andare a rendere ancora più ardua l'impresa di arrivare al boss finale presente in ogni singolo stage.
In questo senso, per quello che abbiamo percepito pad alla mano, l'esperienza di gioco é molto “old school”, la presenza di un numero limitato di respawn, e una difficoltà generale tendente verso l'alto, non solo rende abbastanza impegnati tutti gli scenari, ma richiede anche una discreta collaborazione tra i giocatori. Insomma, se pensate che la modalità PvE rappresenti una sorta di passeggiata di salute, vi sbagliate davvero di grosso.
Diamoci dentro!
Nel corso del nostro hands on abbiamo avuto la possibilità di giocare due scenari che compongono lo story mode del titolo. Il primo chiamato “ Renegade” ci chiedeva di arrivare all'interno di una determinata stanza di un complesso tecnologico per poi difendere tre punti molto sensibili della stessa. Come potete immaginare, in questo caso ci siamo trovati davanti ad una missione estremamente difensiva, in cui piazzare torrette e aiuti nei punti strategici della zona, si é rivelato uno splendido vantaggio. Inoltre la difficoltà era maggiore perché la stanza prevedeva diversi ingressi su più piani (raggiungibili grazie a delle piattaforme gravitazionali) costringendo la squadra a dividersi per tenere sotto controllo più fronti.
Il personaggio che abbiamo scelto in questo primo livello é stato Oscar Mike un eroe piuttosto offensivo appartenente alla fazione dei pacificatori. Fuciliere d'assalto sicuramente poco versatile, ma in grado di offrire un ottimo supporto offensivo nel close e mid range grazie al suo fucile d'assalto UPR-AR7. Oltre all'arma principale Oscar Mike poteva anche contare su un generatore di occultamente in grado di renderlo totalmente invisibile per 9 secondi circa e un potente attacco aereo in grado di sganciare dei missili all'interno di una determinata area. Ovviamente tutte queste abilità, continuando ad uccidere nemici, sono state potenziate grazie all'ormai conosciuto sistema Helix.
Di tenore decisamente diverso la seconda missione che ci é stato chiesto di affrontare sempre in gruppo. Chiamata “The Voice Edge” e ambientata all'interno di lande gelide e nevose, lo scopo della nostra missione era quello di scortare un mezzo all'interno di una determinata area, per poi arrivare allo scontro finale con un boss piuttosto tosto che ci ha dato parecchio filo da torcere. Rispetto alla prima missione giocata, questa seconda ci é sembrata decisamente più dinamica e sopratutto con una boss fight intrigante grazie ai pattern di attacco proposti dal nemico. Per questo secondo scontro ci siamo affidati ad un impavido nano di nome Boldur, della fazione degli Eldrid.
Un personaggio profondamente diverso da Oscar Mike, a metà tra il tank ed il brawler. La sua arma principale é infatti un'ascia runica che porta degli attacchi decisamente devastanti nel corpo a corpo, ma che all'occasione può anche essere lanciata. Grazie alla presenza dello scudo Ekkuni, Boldur si é rivelato anche un ottimo difensore grazie alla possibilità di assorbire danni e ricaricare rapidamente la sua vita. Potenziando il personaggio attraverso l'Helix abbiamo anche potuto vedere in azione le rune del potere che modicano in parte gli effetti di scudo e ascia. Un personaggio sicuramente difficile da utilizzare e pensato per chi mastica già con una certa facilità il gameplay di Battleborn.
Un'esperienza unificata
La cosa che più ci ha fatto piacere scoprire all'interno del gioco é il fatto che indipendente dalla modalità che decideremo di intraprendere, la crescita d'esperienza sia dei personaggi (con un cap al quindicesimo livello) che il grado di comando nostro personale, cresceranno costantemente. Il primo ci permetterà di sbloccare nuovi pontenziamenti e nuovi outfit per i nostri battleborn, mentre il grado di comando servirà principalmente per rendere disponibili nuovi distintivi e titoli da legare alla gamertag, oltre a diversi bottini che potranno essere assegnati ai singoli eroi.
Inoltre per rendere ancora più appetibile (e quasi necessaria) la modalità PvE gli sviluppatori hanno pensato bene di inserire alcuni personaggi del roster sbloccabili proprio all'interno della storia. In questo modo solamente completando anche tutto il PvE potremo avere a disposizione tutti e 25 i personaggi.
Sotto l'aspetto estetico il titolo, ovviamente, no si discosta più di tanto dalla modalità PvP, con una definizione dei livelli leggermente più alta, grazie anche alla loro maggiore ampiezza. Il level design, nei due livelli provati non ci ha esaltato particolarmente, ma riesce a svolgere comunque in maniera più che sufficiente il suo lavoro. Ovviamente queste sono tutte considerazioni al momento piuttosto fragili, solamente quando avremo tra le mani la versione definitiva del gioco, potremo studiare tutto maggiormente nel dettaglio.
Battleborn
Battleborn
Lo story mode inserito all'interno di Battleborn ci ha dato la sensazione di essere molto più di un semplice riempitivo. La filosofia decisamente "old school" sui cui si basa gran parte del gameplay impone al giocatore singolo di formare una squadra estramente affiatata e bilanciata, mentre per coloro che giocano in gruppo, una forte collaborazione. Insomma, siamo davvvero curiosi di valutare nel complesso i contenuti di un gioco che più si mostra e più risulta interessante.