Crash Bandicoot: L'Ira di Cortex

Crash Bandicoot LIra di Cortex
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E se l'originalità latita abbondantemente, sul lato della varietà il titolo Vivendi mostra diverse buone carte, partendo proprio dai primissimi livelli di gioco. Gli stage iniziali sono, perdonate la rima, anche i più convenzionali dal punto di vista della giocabilità, ma ben presto si passa ad altre sezioni un po' più "alternative". Assolutamente degno di nota, sia per realizzazione sia per il divertimento che offre, é il minigame (chiamarlo semplicemente "livello" é riduttivo) in cui il protagonista si trova all'interno di una sfera trasparente da condurre attraverso un tortuoso circuito sospeso facendo attenzione a non uscire dai limiti del percorso. Questa fase di gioco rappresenta l'ottima realizzazione di un'idea a dir poco brillante: non solo la sfera in cui é intrappolato Crash gode di un ottimo modello fisico, soprattutto per quanto riguarda l'inerzia, ma il design della cosiddetta "pista" rende l'intera sezione più simile a una corsa in ottovolante
Crash Bandicoot: L'Ira di Cortex
Controllare la sfera è sì difficile, ma senz'altro divertente

Per fare altri esempi di ottimo game design, dobbiamo per forza di cose citare la fuga spericolata a bordo di una jeep da un branco di rinoceronti impazziti, che riporta alla mente una simile sequenza realizzata da Steven Spielberg nel primo Jurassic Park (dove l'inseguitore era però un T-Rex). In questo caso, il nostro marsupiale preferito viene inquadrato di fronte, alla guida di una sgangheratissima jeep, mentre il giocatore deve condurre il mezzo alla salvezza agendo sull'acceleratore e sullo stick per evitare i numerosi ostacoli che appaiono improvvisamente innanzi al veicolo. Senza dubbio, la stessa componente "veicoli" é stata amplificata in quest'ultima avventura di Crash: a titolo informativo segnaliamo l'aereo che dovremo pilotare in un livello apposito, il carrello da miniera e molto altro, incluso uno snowboard nel caso del secondo personaggio giocabile, Coco (la sorellina di Crash)
ANDIAMO IN CERCA DI SCALETTATURE..
... ma non ne troviamo, perlomeno nella "build" che é stato possibile visionare al momento di effettuare i nostri test. Crash Bandicoot: The Wrath of Cortex si presenta infatti estremamente pulito dal punto di vista dell'impatto complessivo e della resa a video, e questo nonostante il collegamento in composito della PS2 TEST, che ha contribuito a "sfocare" leggermente gli oggetti su schermo. In attesa di valutare questo aspetto, comunque superficiale, nella versione completa dobbiamo congratularci con la bravura dimostrata dai Traveller's Tales, già veterani del settore platform con titoli quali Mickey Mania e Toy Story sulle console a 16 bit. Il mondo 3D riprodotto per l'occasione nel gioco Universal, pur con tutte le costrizioni della formula-Crash (percorsi fissi che non devono muovere necessariamente milioni di poligoni), testimonia alcune delle potenzialità disponibili alla PlayStation 2, in particolare sul lato del frame-rate
Crash Bandicoot: L'Ira di Cortex
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Crash Bandicoot: L'Ira di Cortex

Non è il gioco di piattaforme "libero" che potevamo aspettarci dalle capacità della nuova console Sony e, anzi, testimonia la volontà di mantenere intatta una squadra vincente (la serie di Crash Bandicoot). Nonostante questo difetto di fondo, la prima uscita a 128 bit del peramele Universal sembra in grado di farsi apprezzare sotto diversi aspetti, catalizzando l'attenzione del giocatore per merito di una considerevole varietà nei livelli. Anche la notevole realizzazione tecnica potrebbe far cadere in secondo piano una quasi totale mancanza di innovazioni, grazie all'ottimo lavoro svolto da Traveller's Tales in campo strettamente grafico (ma anche il sonoro, con un'eccellente uso del doppiaggio, resta degno di nota). L'unica incertezza riguarda la futura accoglienza del pubblico: c'è ancora posto per un Crash Bandicoot più che mai classico nel mercato odierno? Tra un mese circa lo sapremo con certezza...

Alessandro Martini

SECONDO COMMENTO

E' stato il primo incontro in assoluto con Crash quello del sottoscritto alle prese con Crash Bandicoot: The Wrath of Cortex per PS2 ed è stato un incontro estremamente piacevole. Quanto detto poc'anzi lascia intendere che il commento del sottoscritto può essere maggiormente utile al possore di PS2 che intenda avvicinarsi per la prima volta a un gioco di Crash Bandicoot, mentre i "veterani" leggano tutto con qualche prevedibile distinguo. Crash Bandicoot: The Wrath of Cortex si presenta davvero bene, è tecnicamente molto valido (rendering pulito, ottimo uso dei colori, ottima fluidità), ma soprattutto (per quanto visto in questa versione apparentemente assai avanzata, per quanto non defintiva) è un gioco divertente, un aspetto che tante volte pare cedere il passo di fronte al crescente delirio tecnologico, ma che resta invece l'elemento chiave per il vero successo a tutto tondo di un videogioco. Il divertimento in Crash Bandicoot: The Wrath of Cortex deriva da un gameplay di base semplice intuitivo e simpatico che si arricchisce nel corso del gioco di numerose quanto fantasiose variazioni sul tema, che sono capaci di tenere desto l'interesse del giocatore e di far scattare la voglia di provare il livello successivo e quindi l'ultieriore trovata degli sviluppatori e così via... E' intuibile anche da un novello per il mondo di Crash Bandicoot come il sottoscritto che il gioco non possiede la "libertà totale", la vastità esplorativa e in un certo senso la profondità di tanti altri titoli analoghi, ma che tali sono solo se si vuole cercare un confronto a ogni costo includendo strettamente Crash Bandicoot: The Wrath of Cortex fra i giochi di piattaforme. Secondo quanto provato, invece, brilla con forza la nautra camaleontica di questo titolo che, pur nel contensto del suo impianto tradizionale, stenta a farsi ricondurre unicamente al genere sopra citato: è piùttosto un'esperienza che non vediamo l'ora di provare in versione defintiva e che probabilmente saprà conquistare molti possessori di PS2 come giè i suoi predecessori fecero su Psx. Appuntamento all'ormai prossima recensione!

Matteo Camisasca