Dead Island
di
Giuseppe Schirru
Diciamo la verità, il primo trailer di Dead Island, pur non mostrando nulla del gioco in sé, ha fatto aumentare la salivazione a più d'uno. Da allora di acqua sotto i ponti ne é passata parecchia, e nelle nostre pagine abbiamo già parlato dell'ultima fatica di Techland, della sua Banoi, ambientazione paradisiaca, dell'ondata di non-morti e di come la paura di trovarsi di fronte a un clone di Left 4 Dead sia del tutto fugata. Andiamo quindi dritti al succo del discorso, il gameplay.
A livello ludico, il paragone tanto in voga con Dead Rising, col passaggio dalla terza alla prima persona, non é insensato. Survival horror, action game, a tratti fps, alcune venature da rpg, ancora é difficile arrivare a una categorizzazione perfetta di Dead Island, ma quanto citato é abbastanza per rendere l'idea di quel che a settembre ci troveremo davanti. Quel che é sicuro é che la disavventura sarà affrontabile con uno dei quattro diversi personaggi, il quale si differenzierà dagli altri per determinati parametri come resistenza, forza, propensione all'utilizzo di alcune tipologie d'armi e via discorrendo, benché dalle nostre prove sul campo la scelta di uno o l'altro non é stata poi così determinante.
Ad ogni modo, scelto uno dei personaggi potremo quindi partire con l'esplorazione dell'isola, un vero e proprio paradiso in cui cozzerà brutalmente il grado di violenza e morte che gli si é schiantato addosso. Da subito si intravede la natura sandbox del titolo, con tutti i suoi pro e contro: ai primi sono imputabili la vastità dell'ambiente di gioco (e difatti per spostarsi si potranno utilizzare dei mezzi) e la possibilità di seguire obiettivi a nostro piacimento (in sunto una maggiore libertà lasciata al giocatore), ai secondi alcuni tempi morti di troppo e una minore spettacolarità di eventi rintracciabile invece nei titoli più lineari. Ma é presto per tirar le somme.
É chiaro fin da ora che grande importanza é rivestita dal sistema di combattimento, un aspetto del gameplay che allo stato attuale non convince però del tutto. L'ambientazione si rivela da subito foriera di oggetti sfiziosi, da ogni dove sarà possibile raccattare armi improvvisate e utilizzarle per menar fendenti contro gli zombie: pale, mazze chiodate, accette, armi da fuoco (ovviamente in stile fps), barili esplosivi, calcione, cazzottone e via discorrendo. Pur constatando le diverse tipologie di nemici però, e diversi danni a seconda della parte del corpo colpita, gli scontri diventano troppo presto noiosi e ripetitivi (e qualche volta di difficile decifrazione nelle fasi più concitate), e ci si rende conto che un aspetto così fondamentale del gioco sarebbe stato meritevole di maggiore profondità.
Nonostante l'opinabilità della sagra degli attacchi melee, Techland ha cercato di variare l'esperienza ludica con l'aggiunta di alcune feature non trascurabili: l'usura delle armi, che costringe di tanto in tanto a cambiare strumento di morte, la presenza di tavoli da lavoro con cui modificare e migliorare le armi in nostro possesso, o ancora migliorare i parametri del protagonista citati poco sopra secondo un modello simil rpg su cui ancora non possiamo tirar le somme. Tutto questo in un'ambientazione estesa a dismisura come l'isola di Banoi, che si fa apprezzare per il grandissimo numero di missioni principali e secondarie, che appare di dimensioni elefantiache e che, pur nella sua impostazione da isola tropicale, é in grado di alternare sapientemente location. Scenograficamente nulla da eccepire.
Tecnicamente, il lavoro svolto da Techland appare valido, quasi miracoloso se paragonato a quanto visto nel recentissimo The Cartel con cui condivide il motore grafico. A saltare subito all'occhio é la bontà dell'ambientazione tropicale, capace di rapire il giocatore e che da sola potrebbe valere il prezzo del biglietto, essendo indubbiamente una scelta originale e vincente in un prodotto simile. Il Chrome Engine 5 garantisce una buona resa visiva, una più che discreta texturizzazione, rimanendo inoltre stabile in ogni situazione; da contraltare fanno però alcune animazioni per ora non troppo convincenti e qualche problemino di tearing che spartisce col già citato The Cartel. Convincente anche il sonoro (totalmente in lingua inglese e sottotitolato in italiano) sia per il doppiaggio che, soprattutto, per gli effetti ambientali e le urla degli zombie. Purtroppo non abbiamo potuto metter su le mani sulla modalità multiplayer che sarà comunque contenuta nella release finale di Dead Island.
Impossibile tirare le somme dopo questa fugace capatina a Banoi. Ricorderemo certamente a lungo la magnifica ambientazione, forse il vero protagonista del gioco, e la sua vastità, che fa pensare a un titolo dannatamente corposo e di dimensioni elefantiache. D'altra parte, da qui a settembre, incroceremo le dita sperando che il sistema di combattimento venga rinnovato a dovere e gli sia data una sua dignità, perché allo stato attuale non riesce a convincere appieno.
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A livello ludico, il paragone tanto in voga con Dead Rising, col passaggio dalla terza alla prima persona, non é insensato. Survival horror, action game, a tratti fps, alcune venature da rpg, ancora é difficile arrivare a una categorizzazione perfetta di Dead Island, ma quanto citato é abbastanza per rendere l'idea di quel che a settembre ci troveremo davanti. Quel che é sicuro é che la disavventura sarà affrontabile con uno dei quattro diversi personaggi, il quale si differenzierà dagli altri per determinati parametri come resistenza, forza, propensione all'utilizzo di alcune tipologie d'armi e via discorrendo, benché dalle nostre prove sul campo la scelta di uno o l'altro non é stata poi così determinante.
Ad ogni modo, scelto uno dei personaggi potremo quindi partire con l'esplorazione dell'isola, un vero e proprio paradiso in cui cozzerà brutalmente il grado di violenza e morte che gli si é schiantato addosso. Da subito si intravede la natura sandbox del titolo, con tutti i suoi pro e contro: ai primi sono imputabili la vastità dell'ambiente di gioco (e difatti per spostarsi si potranno utilizzare dei mezzi) e la possibilità di seguire obiettivi a nostro piacimento (in sunto una maggiore libertà lasciata al giocatore), ai secondi alcuni tempi morti di troppo e una minore spettacolarità di eventi rintracciabile invece nei titoli più lineari. Ma é presto per tirar le somme.
É chiaro fin da ora che grande importanza é rivestita dal sistema di combattimento, un aspetto del gameplay che allo stato attuale non convince però del tutto. L'ambientazione si rivela da subito foriera di oggetti sfiziosi, da ogni dove sarà possibile raccattare armi improvvisate e utilizzarle per menar fendenti contro gli zombie: pale, mazze chiodate, accette, armi da fuoco (ovviamente in stile fps), barili esplosivi, calcione, cazzottone e via discorrendo. Pur constatando le diverse tipologie di nemici però, e diversi danni a seconda della parte del corpo colpita, gli scontri diventano troppo presto noiosi e ripetitivi (e qualche volta di difficile decifrazione nelle fasi più concitate), e ci si rende conto che un aspetto così fondamentale del gioco sarebbe stato meritevole di maggiore profondità.
Nonostante l'opinabilità della sagra degli attacchi melee, Techland ha cercato di variare l'esperienza ludica con l'aggiunta di alcune feature non trascurabili: l'usura delle armi, che costringe di tanto in tanto a cambiare strumento di morte, la presenza di tavoli da lavoro con cui modificare e migliorare le armi in nostro possesso, o ancora migliorare i parametri del protagonista citati poco sopra secondo un modello simil rpg su cui ancora non possiamo tirar le somme. Tutto questo in un'ambientazione estesa a dismisura come l'isola di Banoi, che si fa apprezzare per il grandissimo numero di missioni principali e secondarie, che appare di dimensioni elefantiache e che, pur nella sua impostazione da isola tropicale, é in grado di alternare sapientemente location. Scenograficamente nulla da eccepire.
Tecnicamente, il lavoro svolto da Techland appare valido, quasi miracoloso se paragonato a quanto visto nel recentissimo The Cartel con cui condivide il motore grafico. A saltare subito all'occhio é la bontà dell'ambientazione tropicale, capace di rapire il giocatore e che da sola potrebbe valere il prezzo del biglietto, essendo indubbiamente una scelta originale e vincente in un prodotto simile. Il Chrome Engine 5 garantisce una buona resa visiva, una più che discreta texturizzazione, rimanendo inoltre stabile in ogni situazione; da contraltare fanno però alcune animazioni per ora non troppo convincenti e qualche problemino di tearing che spartisce col già citato The Cartel. Convincente anche il sonoro (totalmente in lingua inglese e sottotitolato in italiano) sia per il doppiaggio che, soprattutto, per gli effetti ambientali e le urla degli zombie. Purtroppo non abbiamo potuto metter su le mani sulla modalità multiplayer che sarà comunque contenuta nella release finale di Dead Island.
Impossibile tirare le somme dopo questa fugace capatina a Banoi. Ricorderemo certamente a lungo la magnifica ambientazione, forse il vero protagonista del gioco, e la sua vastità, che fa pensare a un titolo dannatamente corposo e di dimensioni elefantiache. D'altra parte, da qui a settembre, incroceremo le dita sperando che il sistema di combattimento venga rinnovato a dovere e gli sia data una sua dignità, perché allo stato attuale non riesce a convincere appieno.
Dead Island
Dead Island
Impossibile tirare le somme dopo questa fugace capatina a Banoi. Ricorderemo certamente a lungo la magnifica ambientazione, forse il vero protagonista del gioco, e la sua vastità, che fa pensare a un titolo dannatamente corposo e di dimensioni elefantiache. D'altra parte, da qui a settembre, incroceremo le dita sperando che il sistema di combattimento venga rinnovato a dovere e gli sia data una sua dignità, perché allo stato attuale non riesce a convincere appieno.