Death By Degrees
di
Luca Gambino
Namco e l'invidia. Una brutta bestia. La software house nipponica era talmente gelosa dell'"egregio" lavoro svolto dai concorrenti di Midway con lo spin off dedicato a Sub-Zero (ricordate Sub-Zero: Zero Mission pubblicato su Psx qualche anno fa?), che ha deciso di regalare ad una delle protagoniste della serie Tekken un titolo a sé stante. Conoscete quel detto che recita "La storia è ciclica?". Bene, questo è uno di quei casi. Death by Degrees, questo il titolo del gioco, non sembra portare in dote caratteristiche tali da renderlo appetibile in qualsivoglia forma. Lontanissimo parente dei Beat'em up a scorrimento dei primi anni '80 (avete presente Final Fight, vero?), Death by Degrees si presenta invece a metà strada tra un picchiaduro mal riuscito e un platformer di bassa lega. Eppure le premesse di fondo (prime fra tutte la firma di Namco in prima persona), potevano esserci tutte.
In primo luogo, la trama che vede coinvolta Nina ha dalla sua il fascino che vede in primo piano il misterioso Triangolo delle Bermuda e il solito manipolo di terroristi dotati di armi di distruzione di massa(la cui storia è raccontata all'inizio del gioco), in seconda battuta perché il fascino della protagonista e soprattutto della serie d'origine, potevano fare realmente da spartiacque tra un gioco degno di nota e la lunga seri di titoli accomunati dalla bandiera del "vorrei ma non posso". A ben guardare, invece, Tekken e Nina Williams sono stati trattati a mò di specchietto per le allodole. L'utente più scafato dovrebbe avvertire i sentori di questo stato di cose fin dalle prime battute di gioco. Il trattamento grafico riservato a Nina e compagni, infatti, non sembra essere dei migliori e si denotano gravi mancanze sia nell'impostazione della telecamera "alla" Resident Evil (sebbene possa essere posizionata alle spalle della protagonista, in alcuni frangenti), sia nella povertà delle strutture poligonali di personaggi e ambientazioni. Inoltre, in alcune occasioni, si assiste a fastidiosi caricamenti e schermate di transizione assolutamente non necessarie che tendono a spezzare un ritmo di gioco che in alcuni frangenti tocca punta di pura noia. In particolare l'immersione/emersione di Nina dagli specchi d'acqua è accompagnata da una schermata di dissolvenza che tende a snervare dopo qualche secondo.
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Anche il sistema di controllo non è esente da pecche. Il sistema adottato riprende quanto già visto in titoli come Grabbed by The Ghoulies e Rise of Honor. Più nel dettaglio a controllare gli spostamenti di Nina sarà il normale stick sinistro, mentre il destro sarà adibito all'esecuzione delle mosse che caratterizzeranno i combattimenti dell'agente in gonnella (a proposito, i vestitini di Nina sono improponibili anche per l'ultima delle letterine). La struttura di gioco, infatti, vi vedrà girovagare all'interno degli ambienti alla ricerca di indizi utili alla vostra indagine e a menare le mani nei confronti dei vostri avversari. Verrà data anche la possibilità di prendere possesso delle armi lasciate dai nemici abbattuti, ma la scarsità di munizionamento a disposizione ci costringeranno a fare affidamento alle nostre sole abilità "picchiatorie". Capiteranno di tanto in tanto simpatici siparietti che vi vedranno nelle vesti di infallibile cecchina ed esulano quindi dal monotono picchiaduro. Peccato però che siano sempre stati visti e progettati come contorno ad un primo piatto in realtà povero di sale e contenuti, risultando essere quindi poco approfonditi e curati. E' ovvio che in mezzo ad una struttura di così basso profilo anche l'intelligenza artificiale nemica risulti alquanto deficitaria e l'unica difficoltà a cui Nina dovrà far fronte sarà legata all'alto numero di nemici che affolleranno gli stage e al loro respawn nell'eventualità (più che presente), dei backtracking. Non mancheranno numerosi gadgets tecnologici che accompagneranno la nostra avventura e che si attiveranno automaticamente nel momento più adatto, togliendoci anche il piacere di decidere autonomamente quando fare uso di un determinato oggetto per affrontare un particolare passaggio o per la soluzione di un puzzle.
Insomma, Namco inciampa vistosamente nella realizzazione di questo Death By Degrees, evidenziando una povertà concettuale a tratti disarmante (Il primo boss di fine livello è tra il comico e l'indecente), accompagnato anche da un livello tecnico forse non scadente, ma che sicuramente non aiuta a dare lustro ad un videogame che forse avremo preferito non vedere.
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In primo luogo, la trama che vede coinvolta Nina ha dalla sua il fascino che vede in primo piano il misterioso Triangolo delle Bermuda e il solito manipolo di terroristi dotati di armi di distruzione di massa(la cui storia è raccontata all'inizio del gioco), in seconda battuta perché il fascino della protagonista e soprattutto della serie d'origine, potevano fare realmente da spartiacque tra un gioco degno di nota e la lunga seri di titoli accomunati dalla bandiera del "vorrei ma non posso". A ben guardare, invece, Tekken e Nina Williams sono stati trattati a mò di specchietto per le allodole. L'utente più scafato dovrebbe avvertire i sentori di questo stato di cose fin dalle prime battute di gioco. Il trattamento grafico riservato a Nina e compagni, infatti, non sembra essere dei migliori e si denotano gravi mancanze sia nell'impostazione della telecamera "alla" Resident Evil (sebbene possa essere posizionata alle spalle della protagonista, in alcuni frangenti), sia nella povertà delle strutture poligonali di personaggi e ambientazioni. Inoltre, in alcune occasioni, si assiste a fastidiosi caricamenti e schermate di transizione assolutamente non necessarie che tendono a spezzare un ritmo di gioco che in alcuni frangenti tocca punta di pura noia. In particolare l'immersione/emersione di Nina dagli specchi d'acqua è accompagnata da una schermata di dissolvenza che tende a snervare dopo qualche secondo.
Anche il sistema di controllo non è esente da pecche. Il sistema adottato riprende quanto già visto in titoli come Grabbed by The Ghoulies e Rise of Honor. Più nel dettaglio a controllare gli spostamenti di Nina sarà il normale stick sinistro, mentre il destro sarà adibito all'esecuzione delle mosse che caratterizzeranno i combattimenti dell'agente in gonnella (a proposito, i vestitini di Nina sono improponibili anche per l'ultima delle letterine). La struttura di gioco, infatti, vi vedrà girovagare all'interno degli ambienti alla ricerca di indizi utili alla vostra indagine e a menare le mani nei confronti dei vostri avversari. Verrà data anche la possibilità di prendere possesso delle armi lasciate dai nemici abbattuti, ma la scarsità di munizionamento a disposizione ci costringeranno a fare affidamento alle nostre sole abilità "picchiatorie". Capiteranno di tanto in tanto simpatici siparietti che vi vedranno nelle vesti di infallibile cecchina ed esulano quindi dal monotono picchiaduro. Peccato però che siano sempre stati visti e progettati come contorno ad un primo piatto in realtà povero di sale e contenuti, risultando essere quindi poco approfonditi e curati. E' ovvio che in mezzo ad una struttura di così basso profilo anche l'intelligenza artificiale nemica risulti alquanto deficitaria e l'unica difficoltà a cui Nina dovrà far fronte sarà legata all'alto numero di nemici che affolleranno gli stage e al loro respawn nell'eventualità (più che presente), dei backtracking. Non mancheranno numerosi gadgets tecnologici che accompagneranno la nostra avventura e che si attiveranno automaticamente nel momento più adatto, togliendoci anche il piacere di decidere autonomamente quando fare uso di un determinato oggetto per affrontare un particolare passaggio o per la soluzione di un puzzle.
Insomma, Namco inciampa vistosamente nella realizzazione di questo Death By Degrees, evidenziando una povertà concettuale a tratti disarmante (Il primo boss di fine livello è tra il comico e l'indecente), accompagnato anche da un livello tecnico forse non scadente, ma che sicuramente non aiuta a dare lustro ad un videogame che forse avremo preferito non vedere.
Death By Degrees
5
Voto
Redazione
Death By Degrees
Anche facendo un grosso sforzo d'immaginazione non troviamo un solo valido motivo per prendere in considerazione l'acquisto di Death By Degrees. La produzione Namco, si fa sentire solo negli splendidi filmati in FMV che, come da copione, infarciscono le cutscenes del gioco. Ma gameplay e realizzazione tecnica sono da ritenere assolutamente al di sotto del normale livello di tollerabilità.