DMC Devil May Cry
di
Uno e trino
Se sotto il profilo dell'impatto visivo il nuovo DMC Devil May Cry risulta distante anni luce dalle tipiche atmosfere dei precedenti capitoli della serie, é proprio dal punto di vista del gameplay puro che il gioco ideato dal team Ninja Theory ha il merito di ricalcare in tutto e per tutto il lato migliore del vecchio, indimenticabile Devil May Cry. E non ci riferiamo soltanto alla presenza di sezioni platform degne di questo nome o all'immancabile spada Rebellion e le altrettanto irrinunciabili pistole Ivory e Ebony, ne tantomeno all'esistenza di classi di nemici ben riconoscibili (le marionette su tutti seppur riviste in chiave decisamente più moderna) o del consueto sistema di orbs, utili come sempre sia per recuperare un po' di energia vitale che per accumulare i crediti necessari per incrementare -o migliorae- il numero di tecniche ed armi utilizzabili in corso d'opera dal nostro demoniaco alter ego.
Stiamo parlando di combat system vero e proprio, della possibilità di affidarsi un sistema di controllo semplice da assimilare ma allo stesso tempo altrettanto capace nel garantire le medesima varietà di sequenze d'attacco in puro “stilish” che hanno reso celebre la saga. Alternare i colpi leggeri di Ebony ed Ivory ai fendenti più incisivi di Rebellion, portare a segno combinazioni di mosse basate sull'uso ragionato di colpi veloci, proiezioni e Devil Trigger, realizzare complesse sequenze d'attacco basate unicamente sulla capacità tutta propria di intuire per tempo il pattern d'attacco dell'avversario di turno. Tutto questo e molto di più sarà possibile grazie ad un sistema di controllo bilanciato alla perfezione, capace di assicurare un ottimo feeling fin dalle primissime battute, ma altrettanto elastico da garantire al giocatore più smaliziato un numero di pattern di attacco difficilmente eguagliabile.
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Il tutto ben sapendo che la nuova tripla natura di Dante darà modo di disporre di armi ed oggetti completamente nuovi, utili sia durante le fasi esplorative che nel corso delle battaglie vere e proprie. Se Rebellion, Ivory ed Ebony rappresentano il massimo potenziale d'attacco per quanto concerne la parte più umana del giovane figlio di Sparda, ecco che la pesante ascia Arbiter (lenta e potente) e la leggiadra falce Osiris (rapida e dall'ampio raggio d'azione) daranno modo di esprimere rispettivamente sia il potere distruttivo della parte demoniaca che quello (completamente nuovo) più delicato ed angelico del nostro protagonista. Un doppia natura soprannaturale, questa, che ci consegnerà nuove variazioni sotto il profilo del gameplay grazie anche a due differenti rampini del tutto simili al Devil Bringer di Nero (Devil May Cry 4), che in un caso permetteranno di attirare a se tutti gli oggetti ed i nemici creati dal mondo degli inferi mentre nell'altro consentiranno di raggiungere aree di gioco altrimenti inaccessibili.
Anche l'occhio vuole la sua parte
Dal punto di vista tecnico, DMC Devil May Cry non fa altro che confermare le qualità di un team di sviluppo come Ninja Theory, capace di sfornare un titolo di assoluto spessore sotto il profilo puramente artistico, in cui la continua alternanza di tinte grigie ai classici colori pastello di “Enslavediana memoria” ha come merito quello di caratterizzare alla perfezione i differenti universi (e relativi stati d'animo) all'interno dei quali si svolgerà l'intera vicenda. Shader, texture ed illuminazione in tempo reale rappresentano poi la classica ciliegina su una torta di per se già piuttosto ricca, basata sul celeberrimo Unreal Engine 3 e guarnita con animazioni in full motion capture create per l'occasione dallo stesso Giant Studios del kolossal Avatar.
Sempre a proposito di aspetti positivi, va rimarcata l'intelligente ridefinizione stilistica di gran parte delle classi di nemici “tratte” dall'opera principale, così come la scelta di donare agli stessi pattern d'attacco completamente nuovi, in grado di assicurare un buon livello di sfida anche ai livelli più semplici fin dalle primissime battute del gioco. Volendo cercare il classico pelo nell'uovo, più di un dubbio sorge, invece, sulla scelta di affidarsi a dialoghi basati su un lessicale fin troppo volgare e decisamente fuori luogo per una serie bonariamente “spavalda” come questa, un difetto questo reso ancor più incisivo dalla completa localizzazione del gioco nella nostra vecchia, cara, madre lingua italiana.
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Se sotto il profilo dell'impatto visivo il nuovo DMC Devil May Cry risulta distante anni luce dalle tipiche atmosfere dei precedenti capitoli della serie, é proprio dal punto di vista del gameplay puro che il gioco ideato dal team Ninja Theory ha il merito di ricalcare in tutto e per tutto il lato migliore del vecchio, indimenticabile Devil May Cry. E non ci riferiamo soltanto alla presenza di sezioni platform degne di questo nome o all'immancabile spada Rebellion e le altrettanto irrinunciabili pistole Ivory e Ebony, ne tantomeno all'esistenza di classi di nemici ben riconoscibili (le marionette su tutti seppur riviste in chiave decisamente più moderna) o del consueto sistema di orbs, utili come sempre sia per recuperare un po' di energia vitale che per accumulare i crediti necessari per incrementare -o migliorae- il numero di tecniche ed armi utilizzabili in corso d'opera dal nostro demoniaco alter ego.
Stiamo parlando di combat system vero e proprio, della possibilità di affidarsi un sistema di controllo semplice da assimilare ma allo stesso tempo altrettanto capace nel garantire le medesima varietà di sequenze d'attacco in puro “stilish” che hanno reso celebre la saga. Alternare i colpi leggeri di Ebony ed Ivory ai fendenti più incisivi di Rebellion, portare a segno combinazioni di mosse basate sull'uso ragionato di colpi veloci, proiezioni e Devil Trigger, realizzare complesse sequenze d'attacco basate unicamente sulla capacità tutta propria di intuire per tempo il pattern d'attacco dell'avversario di turno. Tutto questo e molto di più sarà possibile grazie ad un sistema di controllo bilanciato alla perfezione, capace di assicurare un ottimo feeling fin dalle primissime battute, ma altrettanto elastico da garantire al giocatore più smaliziato un numero di pattern di attacco difficilmente eguagliabile.
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Il tutto ben sapendo che la nuova tripla natura di Dante darà modo di disporre di armi ed oggetti completamente nuovi, utili sia durante le fasi esplorative che nel corso delle battaglie vere e proprie. Se Rebellion, Ivory ed Ebony rappresentano il massimo potenziale d'attacco per quanto concerne la parte più umana del giovane figlio di Sparda, ecco che la pesante ascia Arbiter (lenta e potente) e la leggiadra falce Osiris (rapida e dall'ampio raggio d'azione) daranno modo di esprimere rispettivamente sia il potere distruttivo della parte demoniaca che quello (completamente nuovo) più delicato ed angelico del nostro protagonista. Un doppia natura soprannaturale, questa, che ci consegnerà nuove variazioni sotto il profilo del gameplay grazie anche a due differenti rampini del tutto simili al Devil Bringer di Nero (Devil May Cry 4), che in un caso permetteranno di attirare a se tutti gli oggetti ed i nemici creati dal mondo degli inferi mentre nell'altro consentiranno di raggiungere aree di gioco altrimenti inaccessibili.
Anche l'occhio vuole la sua parte
Dal punto di vista tecnico, DMC Devil May Cry non fa altro che confermare le qualità di un team di sviluppo come Ninja Theory, capace di sfornare un titolo di assoluto spessore sotto il profilo puramente artistico, in cui la continua alternanza di tinte grigie ai classici colori pastello di “Enslavediana memoria” ha come merito quello di caratterizzare alla perfezione i differenti universi (e relativi stati d'animo) all'interno dei quali si svolgerà l'intera vicenda. Shader, texture ed illuminazione in tempo reale rappresentano poi la classica ciliegina su una torta di per se già piuttosto ricca, basata sul celeberrimo Unreal Engine 3 e guarnita con animazioni in full motion capture create per l'occasione dallo stesso Giant Studios del kolossal Avatar.
Sempre a proposito di aspetti positivi, va rimarcata l'intelligente ridefinizione stilistica di gran parte delle classi di nemici “tratte” dall'opera principale, così come la scelta di donare agli stessi pattern d'attacco completamente nuovi, in grado di assicurare un buon livello di sfida anche ai livelli più semplici fin dalle primissime battute del gioco. Volendo cercare il classico pelo nell'uovo, più di un dubbio sorge, invece, sulla scelta di affidarsi a dialoghi basati su un lessicale fin troppo volgare e decisamente fuori luogo per una serie bonariamente “spavalda” come questa, un difetto questo reso ancor più incisivo dalla completa localizzazione del gioco nella nostra vecchia, cara, madre lingua italiana.