Dragon’s Lair 3D


DRAGON'S LAIR, LA NASCITA DI UN MITO
Chi tra i giocatori di vecchia data non conosce Dragon's Lair, il celebre laser-game nel quale bisognava guidare l'intrepido (e un po' goffo) cavaliere Dirk in un castello misterioso, alla ricerca della sua amata principessa Daphne? Uscito nel 1983 nelle sale giochi del Nord America, Dragon's Lair ottenne da subito un successo strepitoso grazie alla sua atmosfera avventurosa e ad un impatto audiovisivo semplicemente sconvolgente, per il periodo: in quegli anni, infatti, il massimo in fatto di grafica era rappresentato dagli sprite cubettosi di Commando o Pole Position, mentre Dragon's Lair offriva ai giocatori immagini e suoni che per la loro qualità sembravano provenire direttamente da un cartone animato della Disney. Non è un caso che il team degli sviluppatori del gioco, capeggiato da Don Bluth, provenisse proprio dalla famosa casa di animazione americana.

L'impatto che il gioco ebbe sul pubblico fù dunque devastante, al punto che almeno negli USA si potè parlare di un vero e proprio "fenomeno Dragon's Lair" (il che significa code interminabili ai coin-op, bambocci che rubavano i soldi ai genitori per poter giocare, ecc.) e questo nonostante il gameplay non fosse nulla di eccezionale e anzi fosse limitato proprio dalla sua stessa splendida grafica. Dragon's Lair infatti non era né un'avventura in texture mapping "alla Tomb Raider", né una con scenari prerenderizzati "alla Myst": si trattava invece del precursore dei cosiddetti "Laser Disc Game", ovvero filmati "interattivi" durante i quali il giocatore per poter andare avanti doveva di tanto in tanto intervenire scegliendo una mossa trà più disponibili: se la scelta fatta era quella giusta il filmato proseguiva insieme al "gioco"; se invece la scelta fatta non era corretta allora il filmato si interrompeva e bisognava ricominciare tutto da capo, ricordandosi a memoria le mosse già fatte in precedenza. Soprattutto un gioco di memoria, dunque, nel quale l'abilità con il joystick era limitata allo stretto indispensabile, ovvero fare la mossa giusta al momento giusto.



Questo concept, che al giorno d'oggi può far sorridere e apparire tanto lineare quanto frustrante, al tempo di Donkey Kong, Manic Miner e in generale dei giochi "di pazienza e precisione" riscosse invece un tale successo da spingere gli autori a produrre altri laser game (vedi Space Ace) e addirittura un seguito per lo stesso Dragon's Lair (Time Warp), mentre diverse conversioni "impossibili" fecero presto la loro comparsa sugli 8 e i 16 bit del periodo. Indimenticabile in particolare la conversione di Dragon's Lair per Amiga 500, una vera killer application in grado di conservare in sei floppy da 880 Kappabyte tutta la grafica ed il sonoro dell'arcade originale, mentre il Commodore 64 e lo ZX Spectrum dovettero invece accontentarsi di semi-conversioni bidimensionali.