Dragon Throne
di
Redazione
Quasi non passa mese senza che esca un nuovo RTS. E ogni nuovo titolo cerca di risultare diverso dagli altri al contrario di quanto accadeva solo qualche anno fa, quando la moda degli strategici in tempo reale esplodeva e bastava anche un clone di titoli più famosi per incontrare il favore del pubblico. Ora i tempi sono cambiati e pur vantando un seguito sempre numeroso gli RTS per sfondare hanno bisogno di argomenti più convincenti.
Dagli Strategy First ecco arrivare il seguito di quel Three Kingdoms: Fate of the Dragon che ricalcando alcuni elementi di AoE aveva introdotto alcuni aspetti gestionali più profondi. Vediamo dunque se Dragon Throne: Battle of Red Cliffs ha argomenti convincenti dalla sua parte.
Il gioco consente innanzi tutto di scegliere uno dei tre imperi che hanno lo scopo comune di riunificare la Cina sotto un unico dominio: Liu Bei, Sun Quan, Cao Cao. Una volta iniziata la campagna si notano le prime differenze rispetto agli altri titoli del genere. Scopriamo una per una le particolarità di DT.
Se l'ultima tendenza è rappresentata dalla differenziazione tra le unità degli schieramenti (per aspetto e abilità) DT va contro questa linea e presenta unità uguali per le tre fazioni. In realtà ogni unità deve essere considerata a parte in quanto accumulando esperienza progredisce ben al di sopra di quelle simili, guadagnando gradi e abilità nuove, anche magiche. La stessa maniera di costruire le unità militari è leggermente diversa dal solito. Invece di costruire edifici (di solito caserme) da cui trarre soldati, bisogna selezionare un normale cittadino, ovvero un'unità destinata normalmente a raccogliere risorse o erigere edifici. Il cittadino potrà essere addestrato quindi nelle consuete arti militari come l'uso della spada, dell'arco ecc.
Una volta pronti i guerrieri saranno disponibili per lo scontro oppure potranno essere destinati ad un nuovo miglioramento delle loro capacità militari. L'intero processo è molto simile a quanto accade in un altro RTS, Battle Realms, e richiede per forza di cose un po' di tempo per avere le prime unità combattenti. In più ogni soldato diventa un investimento di tempo e risorse, e raramente viene inviato in battaglia a cuor leggero visto lo sforzo necessario per produrlo. Questo sistema privilegia dunque un minimo di riflessione piuttosto che la produzione serrata di schiere di unità del tutto sacrificabili.
E nemmeno sacrificabili sono i lavoratori che sono il serbatoio dell'esercito e non solo gli addetti alla raccolta di risorse: la loro difesa è un obiettivo assolutamente primario.
Anche dal punto di vista delle risorse DT adotta un meccanismo tutto suo. Le risorse da gestire sono ben 7, cosa che all'inizio può sconcertare per il numero elevato. Non solo il numero è anomalo ma anche il metodo di raccolta: per fortuna si impara presto come muoversi in questo settore. Le risorse di base sono ferro e legna, che vengono accumulate in modo ordinario inviando semplicemente i lavoratori a miniere e foreste.
Le cose cambiano per le altre risorse. Grano, carne, cibo e vino sono prodotti in edifici appositi che prima vanno costruiti.
Lì devono essere impiegati lavoratori che li accumuleranno senza la necessità di altri interventi. L'ultima risorsa è l'oro che non si trova sulla mappa ma scaturisce dalle tasse imposte alla popolazione. Diversa dal solito è anche l'incidenza delle varie risorse sulla meccanica di gioco.
Dragon Throne
Dragon Throne
Un buon strategico con una sua fisionomia: questa potrebbe essere la definizione di Dragon Throne. Pur senza essere la svolta sotto nessun aspetto si rivela un titolo solido, con forti motivi d'interesse (si veda la gestione delle risorse e delle città) in grado di catturare l'attenzione degli appassionati alla ricerca di sicurezze.