Dynasty Warriors 6
di
Ancora una volta in Cina, ancora una volta il periodo descritto ne “La Romanza dei Tre Regni”, ossia quando la dinastia Han cadde in seguito alla rivolta dei Turbanti Gialli (ed agli eventi politici che seguirono) e nella terra d'oriente si vennero a formare i tre regni di Shu, Wei e Wu. Un periodo di caos e di disordini, in cui molti popoli e molte regioni passarono più volte di mano in mano, in cui molti soldati persero la vita, ma in cui emersero anche figure come Liu Bei, Cao Cao, Sun Quan, Lu Bu e tanti altri ancora: uomini e donne che travalicavano con la loro forza e i loro atti il significato letterale della parola “guerriero” – i Dynasty Warriors. Arrivata al suo sesto episodio (il quinto di battaglie campali), la più famosa serie Koei saluta definitivamente PS2 e approda definitivamente su Next-Gen (sebbene già il quinto episodio abbia fatto la sua comparsa su Xbox360).
Per chi non avesse dimestichezza con questa saga, diremo che ci propone di assumere il controllo di un eroe del periodo succitato e di combattere con esso in scenari di guerra come picchaiduro su vasta scala, con la caratteristica particolare che la stragrande maggioranza degli avversari comuni non costituiranno pressoché mai un problema e saranno falciati anche a centinaia prima della fine della battaglia. Solo i generali ed i boss, talvolta costituiti da altri personaggi, rappresenteranno un vero problema, anche se non sempre sarà necessario affrontali giacché la vittoria sarà assegnata al raggiungimento di obiettivi che cambiano di scenario in scenario.
La principale modalità di gioco in SinglePlayer sarà la “Musou”, in cui sceglieremo un alter ego e rivivremo la sua storia (reale o fittizia che sia) in una successione di sei scenari, ma ciascuna singola battaglia sarà sempre affrontabile indipendentemente in modalità “Libera”. La modalità “Sfida”, infine, ci permetterà di mettere alla prova le nostre capacità in una serie di test di abilità, come lo sconfiggere il maggior numero possibile di nemici entro un tempo limite, o conquistare più basi, o resistere più a lungo senza essere abbattuti.
Fatta eccezione per quest'ultima modalità (dopotutto fine a se stessa), prima di affrontare una battaglia ci troveremo nella schermata del briefing, dove potremo visualizzare gli obiettivi primari e secondari ed equipaggiare l'arma e la cavalcatura che giudichiamo più adatta tra quelle ottenute. Espletate queste “formalità” potremo scendere senza indugio sul campo di battaglia, il quale sarà finalmente esplorabile in lungo ed in largo: per la prima volta nella saga, infatti, il personaggio potrà attraversare a nuoto i fiumi, arrampicarsi sulle scale (ed essere interrotto dagli arcieri avversari mentre lo fa), abbattere i portoni a colpi, ed insomma compiere tutta una serie di azioni che forse non costituiranno delle vere e proprie innovazioni nel campo dei videogiochi ma di cui certamente DW sentiva la mancanza.
Quello che invece é cambiato sensibilemnte é il sistema di combattimento: se prima era possibile concatenare solo un limitato numero di attacchi, alternando il comando per il colpo veloce e quello potente, adesso sarà possibile premere il primo in maniera indefinita, conservando il secondo solo per situazioni particolari. Se da un lato questo permette una maggiore frenesia di battaglia, dall'altro ha però l'innegabile difetto di rendere gli scontri più piatti e monotoni.
Rimangono, come sempre, il comando del salto e quello della parata, ma quest'ultimo può adesso essere utilizzato insieme ai due d'attacco per effettuare delle prese (operazione già vista in DW4). Alla ben nota barra del “Musou”, quella ossia che si riempie man mano che si danno o ricevono botte e che consente di effettuare dei super-attacchi quando completamente piena, si é aggiunta la nuova barra del “Renbu”: si tratta in effetti di un indicatore di “furia” che rende i nostri attacchi tanto più veloci e potenti quanto più a lungo continuiamo a concatenarli, e che si svuota lentamente quando rimaniamo senza attaccare o, più velocemente, a cavallo.
Quest'ultimo ha assunto un ruolo più incisivo rispetto ai capitoli precedenti, forte dell'esperienza accumulata con Samurai Warriors 2: oltre a possedere caratteristiche ed abilità incrementabili con l'uso continuato, é in grado di spiccare balzi e nuotare anch'esso, lasciandoci così le mani libere per combattere in acqua. La progressione del personaggio sarà decisamente più libera che non in passato: i vari add-on alle caratteristiche o le abilità speciali andranno infatti selezionate volta per volta spendendo dei punti in un apposito “albero” che ricorda un po' Diablo o la sferografia di FFX.
Come per il sistema di controllo, anche per il comparto tecnico ci sono gioie e dolori.
I modelli 3D sono realizzati con una cura superiore alle precedenti, merito anche dell'alta risoluzione, ed anche se decisamente non raggiungono i fasti di altri titoli della concorrenza é pur vero che DW si propone, come sempre, di mettere innumerevoli personaggi contemporaneamente su schermo. Peccato però che il sistema soffra sovente di rallentamenti nelle situazioni più piene, difetto questo decisamente fastidioso e che ci obbligherà talvolta ad allontanarci e riorganizzarci semplicemente per capirci qualcosa. Molto buone la animazioni in battaglia e nelle cinematiche, sebbene talvolta in queste ultime si assista a dei fastidiosi eventi di Clipping all'interno del modello stesso (specie quando il personaggio indossa armature molto ingombranti).
Niente da eccepire per i giochi di luci ed ombre in tempo reale, specie quando nello scenario é finalmente percepibile lo scorrere del tempo con la variazione di luminosità dovuta allo spostamento del sole (alcuni scenari iniziano di notte e vanno schiarendosi, altri di giorno e procedono verso il tramonto). Ottimo lo studio degli ambienti, che presentano ora dislivelli e ostacoli prima inattuabili e soprattutto valorizzati dal nuovo grado di libertà.
Per il comparto audio potremo contare su vecchi e nuovi amici: la colonna sonora infatti propone brani nuovi di pacca accostati a temi e jingle tipici della saga, mantenendo comunque sempre un ottimo livello con uno stile che riesce a fondere bene in sé il ritmo e la frenesia della battaglia e l'idea di un mondo orientale dall'altra. I doppiaggi sono disponibili solo in Americano, ed i doppiatori sono i pluri-testati delle versioni precedenti: bravi anche se talvolta un po' troppo melodrammatici. I testi su schermo e i sottotitoli sono presenti in Italiano, e salvo qualche caso isolato di norma la traduzione é buona.
Il sistema di controllo é semplice ed immediato, forse anche troppo giacché come detto molto spesso capita di rimanere per molto tempo a premere un unico bottone: é necessario l'intervento di generali ed eroi per costringerci a cambiare il nostro stile di combattimento, e talvolta non sarà neppure obbligatorio. Fortunatamente le cose tendono a cambiare un po' andando avanti nelle missioni o alzando il livello di difficoltà, tanto che é sconsigliabile avventurarsi oltre il “facile” con personaggi del primo livello.
Che del nutrito rooster di eroi di DW ne mancassero alcuni si era saputo già da un po', ma che circa la metà di quelli rimasti si rendano disponibili senza la modalità Musou ma solo per quella libera (o per il secondo giocatore) é piuttosto sgradevole, così come é sgradevole il fatto che si sia sensibilmente ridotto il numero degli scenari (belli si, ma meno del solito). Insomma, volendo tirare i remi in barca, potremo dire che questo Dynasty Warriors 6 ha mantenuto fede alle promesse che recitavano un impatto grafico ad alta risoluzione, un nuovo sistema di combattimento e una più profonda libertà di movimento, ma dall'altra sacrifica parte della difficoltà e della varietà eliminando le combo, personaggi e scenari – e mancando tutta la tribù dei barbari del sud sono spariti anche gli elefanti.
Non che il prodotto finale sia brutto: le battaglie sono decisamente belle e godibili, specie se siete degli appassionati della saga, ma niente ci toglie dalla testa che molti di questi sacrifici si sarebbero potuti evitare, ed il gioco e avrebbe tratto grande giovamento...
Per chi non avesse dimestichezza con questa saga, diremo che ci propone di assumere il controllo di un eroe del periodo succitato e di combattere con esso in scenari di guerra come picchaiduro su vasta scala, con la caratteristica particolare che la stragrande maggioranza degli avversari comuni non costituiranno pressoché mai un problema e saranno falciati anche a centinaia prima della fine della battaglia. Solo i generali ed i boss, talvolta costituiti da altri personaggi, rappresenteranno un vero problema, anche se non sempre sarà necessario affrontali giacché la vittoria sarà assegnata al raggiungimento di obiettivi che cambiano di scenario in scenario.
La principale modalità di gioco in SinglePlayer sarà la “Musou”, in cui sceglieremo un alter ego e rivivremo la sua storia (reale o fittizia che sia) in una successione di sei scenari, ma ciascuna singola battaglia sarà sempre affrontabile indipendentemente in modalità “Libera”. La modalità “Sfida”, infine, ci permetterà di mettere alla prova le nostre capacità in una serie di test di abilità, come lo sconfiggere il maggior numero possibile di nemici entro un tempo limite, o conquistare più basi, o resistere più a lungo senza essere abbattuti.
Fatta eccezione per quest'ultima modalità (dopotutto fine a se stessa), prima di affrontare una battaglia ci troveremo nella schermata del briefing, dove potremo visualizzare gli obiettivi primari e secondari ed equipaggiare l'arma e la cavalcatura che giudichiamo più adatta tra quelle ottenute. Espletate queste “formalità” potremo scendere senza indugio sul campo di battaglia, il quale sarà finalmente esplorabile in lungo ed in largo: per la prima volta nella saga, infatti, il personaggio potrà attraversare a nuoto i fiumi, arrampicarsi sulle scale (ed essere interrotto dagli arcieri avversari mentre lo fa), abbattere i portoni a colpi, ed insomma compiere tutta una serie di azioni che forse non costituiranno delle vere e proprie innovazioni nel campo dei videogiochi ma di cui certamente DW sentiva la mancanza.
Quello che invece é cambiato sensibilemnte é il sistema di combattimento: se prima era possibile concatenare solo un limitato numero di attacchi, alternando il comando per il colpo veloce e quello potente, adesso sarà possibile premere il primo in maniera indefinita, conservando il secondo solo per situazioni particolari. Se da un lato questo permette una maggiore frenesia di battaglia, dall'altro ha però l'innegabile difetto di rendere gli scontri più piatti e monotoni.
Rimangono, come sempre, il comando del salto e quello della parata, ma quest'ultimo può adesso essere utilizzato insieme ai due d'attacco per effettuare delle prese (operazione già vista in DW4). Alla ben nota barra del “Musou”, quella ossia che si riempie man mano che si danno o ricevono botte e che consente di effettuare dei super-attacchi quando completamente piena, si é aggiunta la nuova barra del “Renbu”: si tratta in effetti di un indicatore di “furia” che rende i nostri attacchi tanto più veloci e potenti quanto più a lungo continuiamo a concatenarli, e che si svuota lentamente quando rimaniamo senza attaccare o, più velocemente, a cavallo.
Quest'ultimo ha assunto un ruolo più incisivo rispetto ai capitoli precedenti, forte dell'esperienza accumulata con Samurai Warriors 2: oltre a possedere caratteristiche ed abilità incrementabili con l'uso continuato, é in grado di spiccare balzi e nuotare anch'esso, lasciandoci così le mani libere per combattere in acqua. La progressione del personaggio sarà decisamente più libera che non in passato: i vari add-on alle caratteristiche o le abilità speciali andranno infatti selezionate volta per volta spendendo dei punti in un apposito “albero” che ricorda un po' Diablo o la sferografia di FFX.
Come per il sistema di controllo, anche per il comparto tecnico ci sono gioie e dolori.
I modelli 3D sono realizzati con una cura superiore alle precedenti, merito anche dell'alta risoluzione, ed anche se decisamente non raggiungono i fasti di altri titoli della concorrenza é pur vero che DW si propone, come sempre, di mettere innumerevoli personaggi contemporaneamente su schermo. Peccato però che il sistema soffra sovente di rallentamenti nelle situazioni più piene, difetto questo decisamente fastidioso e che ci obbligherà talvolta ad allontanarci e riorganizzarci semplicemente per capirci qualcosa. Molto buone la animazioni in battaglia e nelle cinematiche, sebbene talvolta in queste ultime si assista a dei fastidiosi eventi di Clipping all'interno del modello stesso (specie quando il personaggio indossa armature molto ingombranti).
Niente da eccepire per i giochi di luci ed ombre in tempo reale, specie quando nello scenario é finalmente percepibile lo scorrere del tempo con la variazione di luminosità dovuta allo spostamento del sole (alcuni scenari iniziano di notte e vanno schiarendosi, altri di giorno e procedono verso il tramonto). Ottimo lo studio degli ambienti, che presentano ora dislivelli e ostacoli prima inattuabili e soprattutto valorizzati dal nuovo grado di libertà.
Per il comparto audio potremo contare su vecchi e nuovi amici: la colonna sonora infatti propone brani nuovi di pacca accostati a temi e jingle tipici della saga, mantenendo comunque sempre un ottimo livello con uno stile che riesce a fondere bene in sé il ritmo e la frenesia della battaglia e l'idea di un mondo orientale dall'altra. I doppiaggi sono disponibili solo in Americano, ed i doppiatori sono i pluri-testati delle versioni precedenti: bravi anche se talvolta un po' troppo melodrammatici. I testi su schermo e i sottotitoli sono presenti in Italiano, e salvo qualche caso isolato di norma la traduzione é buona.
Il sistema di controllo é semplice ed immediato, forse anche troppo giacché come detto molto spesso capita di rimanere per molto tempo a premere un unico bottone: é necessario l'intervento di generali ed eroi per costringerci a cambiare il nostro stile di combattimento, e talvolta non sarà neppure obbligatorio. Fortunatamente le cose tendono a cambiare un po' andando avanti nelle missioni o alzando il livello di difficoltà, tanto che é sconsigliabile avventurarsi oltre il “facile” con personaggi del primo livello.
Che del nutrito rooster di eroi di DW ne mancassero alcuni si era saputo già da un po', ma che circa la metà di quelli rimasti si rendano disponibili senza la modalità Musou ma solo per quella libera (o per il secondo giocatore) é piuttosto sgradevole, così come é sgradevole il fatto che si sia sensibilmente ridotto il numero degli scenari (belli si, ma meno del solito). Insomma, volendo tirare i remi in barca, potremo dire che questo Dynasty Warriors 6 ha mantenuto fede alle promesse che recitavano un impatto grafico ad alta risoluzione, un nuovo sistema di combattimento e una più profonda libertà di movimento, ma dall'altra sacrifica parte della difficoltà e della varietà eliminando le combo, personaggi e scenari – e mancando tutta la tribù dei barbari del sud sono spariti anche gli elefanti.
Non che il prodotto finale sia brutto: le battaglie sono decisamente belle e godibili, specie se siete degli appassionati della saga, ma niente ci toglie dalla testa che molti di questi sacrifici si sarebbero potuti evitare, ed il gioco e avrebbe tratto grande giovamento...