Far Cry Primal
di
Roberto Vicario
Sin dal suo annuncio, Far Cry Primal é stato un titolo in grado di suscitare l'interesse della community. Un evento in quel di Milano ci ha permesso di toccare con mano le prime ore della campagna e in questo articolo proviamo a raccontarvi le nostre sensazioni e le notizie che siamo stati in grado di carpire. Abbandonate quindi pistole e fucili e preparatevi a maneggiare clave, archi e lance.
In Far Cry Primal verremo catapultati indietro nel tempo, sino all'affascinate età della pietra. Entrando più nello specifico ci troveremo nel 12.000 A.C. nel pieno del periodo mesozoico. Noi ci troveremo ad impersonare Takkar, un cacciatore che dopo una battuta di caccia finita molto male, perderà il contatto con il suo gruppo e si troverà a vagare solitario all'interno della pericolosa terra di Oros (luogo inventato ma simile a quella che era conformazione territoriale dell'epoca).
La nostra prova contemplava proprio le primissime ore di gioco. Grazie ad un inizio estremamente guidato ed introduttivo, abbiamo potuto apprendere le meccaniche che stanno alla base di questo titolo. Proporre un'ambientazione come il mesozoico, non vuol dire semplicemente portare agli occhi del giocatore una flora e una fauna differente da quella che siamo abituati a vedere, ma significa stravolgere buona parte del gameplay di una saga che ha sempre fatto larghissimo uso di armi da fuoco.
Come ci verrà sapientemente insegnato, l'età della pietra é un periodo della storia umana in cui più che vivere, si sopravviveva. I pericoli erano all'ordine del giorno, sia umani per colpa delle altre tribù quanto animali a causa della megafauna che, come vedrete, si rivelerà più di una semplice minaccia. Proprio per questo motivo, gli sviluppatori hanno inserito all'interno del titolo diversi elementi quasi “survival”. Abbiamo imparato a reperire la materia prima presente intorno a noi come legna, selce, piante medicinali e molto altro ancora, oppure ad accendere un fuoco. Tutta questa “materia prima” ci tornerà untile per realizzare degli oggetti che a loro volta ci serviranno per cacciare animali, recuperare cibo, e difenderci dagli uomini delle altre tribù.
All'inizio della nostra avventura, conosceremo anche una ragazza di nome Sayla una delle poche superstiti della tribù dei Wenja. Il personaggio non sarà solamente una delle tante figure che cui interagiremo nel corso della storia, ma si rivelerà lo “strumento” principale per introdurre una delle novità più grosse all'interno della saga: la gestione della propria tribù e del proprio villaggio.
Il nostro compito sarà quello di diventare leader della tribù, e attraverso una serie di missioni andare a migliorare la qualità della vita del villaggio facendo così accorre sempre più persone nella nostra terra. Per raggiungere questo scopo avremo diverse strade da seguire. Ci saranno missioni secondarie di salvataggio, in cui salvando delle persone potremo farle aggregare alla nostra tribù. Ci sarà, ovviamente, la possibilità di migliorare molte delle capanne costruire attorno alla grotta iniziale e così molto altro.
La cosa più intrigante é però legata agli specialisti. Esattamente come Sayla nel corso dell'avventura ci saranno delle missioni secondarie un po più particolari delle altre. Completare queste missioni vorrà dire salvare determinati personaggi che ci daranno una mano in svariate mansioni quotidiane del villaggio, e soprattutto ci sbloccheranno ulteriori missioni che, una volta portate a termine, andranno ad incrementare il benessere del nostro insediamento. Inoltre questi specialisti attraverso l'apposito menù di miglioramento, potranno essere potenziati con dei punti esperienza (anche il nostro personaggio potrà migliorare, in pieno stile Far Cry) che andranno e rendere più efficaci le loro mansioni, o porteranno dei benefici alle nostro Takkar. Tra questi, il personaggio più importante é sicuramente lo Sciamano. Una figura piuttosto estrosa che ci infonderà il potere di controllare la mente degli animali, trasformandoli in uno strumento al nostro servizio.
Accennare a questa caratteristica, ci permette di introdurre l'argomento gameplay. Lo diciamo con molta tranquillità, Far Cry Primal ci ha intrigato tantissimo. La presenza di strumenti come lance, clave e frecce, impongo al giocatore un approccio totalmente differente rispetto al passato, incentrato principalmente su un scontro di contatto o comunque di piccolo raggio. Nonostante si parli di uomini primitivi, il giocatore dovrà studiare sempre molto attentamente cosa fare prima di buttarsi nell'azione. Pochi elementi potrebbero essere un ostacolo abbastanza facile da superare, ma già un nutrito manipolo di nemici potrebbe rivelarsi più complicato da superare.
La maggior parte delle armi si deteriora, e quelle da lancio - se non se ne vuole “craftare” delle nuove - devo essere recuperate da terra una volta lanciate. Alla fine, stando alla nostra esperienza, la tattica migliore si é rivelata quella “mordi e fuggi”, ovvero colpire per poi nascondersi e attaccare da un punto diverso dal precedente. Una tattica molto primitiva…ma estremamente efficace.
A nemici delle due tribù rivali che incontreremo nel gioco (Udam e Izila, ognuna con i suoi capi e le sue caratteristiche) si aggiunge poi la variabile natura. Abbiamo scoperto sulla nostra pelle che diversi esemplari di megafauna saranno veramente difficili da abbattere senza la giusta attrezzatura, e tante volte, la fuga si é rivelata la miglior arma a nostra disposizione per la sopravvivenza.
Ci ha intrigato moltissimo, anche se non abbiamo avuto molto tempo per approfondirlo, il ciclo giorno/notte. Una volta calato il sole, dovremo cercare di trovare un fuoco e metterci al riparo da una fauna differente da quella diurna e decisamente più aggressiva. Fortunatamente scoprirete anche voi che molti di questi animali hanno paura del fuoco, e se ci dovessimo trovare accerchiati, un buon diversivo é sicuramente quello di agitare la clava incendiata per crearci un passaggio o provare a far scappare gli animali.
Animali che potremo inoltre sfruttare anche a nostro favore. Una volta che saremo riusciti a controllarli (distraendoli con delle esche e arrivano di soppiatto alle loro spalle) diventeranno dei veri e propri “personaggi” sotto il nostro controllo. Nella nostra prova abbiamo potuto testare il gufo e il lupo. Il primo, una volta richiamato, ci permetterà di esplorare l'area circostante per marcare i nemici e avere così un quadro della situazione più completo, il lupo invece é un animale piuttosto bilanciato tra attacco e velocità, trasformandosi in un'arma in più da poter sfoderare durante un assalto o una battuta di caccia. Nel menù di selezione abbiamo potuto notare la presenza di molte altre specie, ognuno con le sue caratteristiche bilanciate tra forza e velocità. Un elemento che non vediamo davvero l'ora di approfondire una volta che avremo tra le mani la versione definitiva del gioco.
A rendere ancora più intrigante questo Far Cry Primal é ovviamente l'ambientazione e la mappa che gli sviluppatori hanno realizzato. Il mondo inospitale di Oros é un vasto open world popolato, come detto, da altre tribù e da una fauna piuttosto attiva. All'interno di esso trovano spazio diverse missioni secondarie che ricalcano per buona parte quelle già viste nei vecchi Far Cry. Le pire, ad esempio, una volta accesse sbloccheranno una nuova porzione di mappa (esattamente come le torri) visibile. Ci saranno delle missioni in cui dovremo distruggere degli stendardi delle tribù rivali per prendere possesso di quel luogo (molto simile agli avamposti) e come già detto, altre ancora in cui dovremo salvare degli innocenti dalla ferocia delle tribù rivali. Inoltre non mancheranno territori di caccia e luoghi segreti da scoprire.
Sotto l'aspetto puramente tecnico, pur trattandosi di una build non completa, il titolo ci é sembrato piuttosto solido. La qualità grafica é alta (la versione da noi testata era quella PS4) con dei modelli poligonali piuttosto definiti e una vegetazione rigogliosa e d'impatto. Lo stesso si può dire degli animali, estremamente dettagliati e credibili grazie alle animazioni realizzate dal team di sviluppo. Nelle circa tre ore di prova non siano incappati ne in rallentami dati dal frame rate e tantomeno in bug vistosi, altro punto a favore del titolo.
In uscita il 23 febbraio 2016 Far Cry Primal non sarà sicuramente ricordato come un capitolo in grado di stravolgere delle meccaniche ormai assimilate già nei capitoli precedenti. Tuttavia, gode di una personalità intrigante e di una serie di elementi estremamente validi e divertenti. Il setting, inoltre, spinge il giocatore a vivere un'esperienza lontana da qualsiasi altro gioco arrivato di recente sul mercato, aggiungendo ulteriore valore e curiosità ad un'esperienza di gioco che non vediamo l'ora di vivere nella sua forma più completa. Appuntamento a fine febbraio per la recensione.
Una storia antica ed affascinante
In Far Cry Primal verremo catapultati indietro nel tempo, sino all'affascinate età della pietra. Entrando più nello specifico ci troveremo nel 12.000 A.C. nel pieno del periodo mesozoico. Noi ci troveremo ad impersonare Takkar, un cacciatore che dopo una battuta di caccia finita molto male, perderà il contatto con il suo gruppo e si troverà a vagare solitario all'interno della pericolosa terra di Oros (luogo inventato ma simile a quella che era conformazione territoriale dell'epoca).
La nostra prova contemplava proprio le primissime ore di gioco. Grazie ad un inizio estremamente guidato ed introduttivo, abbiamo potuto apprendere le meccaniche che stanno alla base di questo titolo. Proporre un'ambientazione come il mesozoico, non vuol dire semplicemente portare agli occhi del giocatore una flora e una fauna differente da quella che siamo abituati a vedere, ma significa stravolgere buona parte del gameplay di una saga che ha sempre fatto larghissimo uso di armi da fuoco.
Come ci verrà sapientemente insegnato, l'età della pietra é un periodo della storia umana in cui più che vivere, si sopravviveva. I pericoli erano all'ordine del giorno, sia umani per colpa delle altre tribù quanto animali a causa della megafauna che, come vedrete, si rivelerà più di una semplice minaccia. Proprio per questo motivo, gli sviluppatori hanno inserito all'interno del titolo diversi elementi quasi “survival”. Abbiamo imparato a reperire la materia prima presente intorno a noi come legna, selce, piante medicinali e molto altro ancora, oppure ad accendere un fuoco. Tutta questa “materia prima” ci tornerà untile per realizzare degli oggetti che a loro volta ci serviranno per cacciare animali, recuperare cibo, e difenderci dagli uomini delle altre tribù.
All'inizio della nostra avventura, conosceremo anche una ragazza di nome Sayla una delle poche superstiti della tribù dei Wenja. Il personaggio non sarà solamente una delle tante figure che cui interagiremo nel corso della storia, ma si rivelerà lo “strumento” principale per introdurre una delle novità più grosse all'interno della saga: la gestione della propria tribù e del proprio villaggio.
Il nostro compito sarà quello di diventare leader della tribù, e attraverso una serie di missioni andare a migliorare la qualità della vita del villaggio facendo così accorre sempre più persone nella nostra terra. Per raggiungere questo scopo avremo diverse strade da seguire. Ci saranno missioni secondarie di salvataggio, in cui salvando delle persone potremo farle aggregare alla nostra tribù. Ci sarà, ovviamente, la possibilità di migliorare molte delle capanne costruire attorno alla grotta iniziale e così molto altro.
La presenza di strumenti come lance, clave e frecce, impongo al giocatore un approccio totalmente differente rispetto al passato.
La cosa più intrigante é però legata agli specialisti. Esattamente come Sayla nel corso dell'avventura ci saranno delle missioni secondarie un po più particolari delle altre. Completare queste missioni vorrà dire salvare determinati personaggi che ci daranno una mano in svariate mansioni quotidiane del villaggio, e soprattutto ci sbloccheranno ulteriori missioni che, una volta portate a termine, andranno ad incrementare il benessere del nostro insediamento. Inoltre questi specialisti attraverso l'apposito menù di miglioramento, potranno essere potenziati con dei punti esperienza (anche il nostro personaggio potrà migliorare, in pieno stile Far Cry) che andranno e rendere più efficaci le loro mansioni, o porteranno dei benefici alle nostro Takkar. Tra questi, il personaggio più importante é sicuramente lo Sciamano. Una figura piuttosto estrosa che ci infonderà il potere di controllare la mente degli animali, trasformandoli in uno strumento al nostro servizio.
Accennare a questa caratteristica, ci permette di introdurre l'argomento gameplay. Lo diciamo con molta tranquillità, Far Cry Primal ci ha intrigato tantissimo. La presenza di strumenti come lance, clave e frecce, impongo al giocatore un approccio totalmente differente rispetto al passato, incentrato principalmente su un scontro di contatto o comunque di piccolo raggio. Nonostante si parli di uomini primitivi, il giocatore dovrà studiare sempre molto attentamente cosa fare prima di buttarsi nell'azione. Pochi elementi potrebbero essere un ostacolo abbastanza facile da superare, ma già un nutrito manipolo di nemici potrebbe rivelarsi più complicato da superare.
La maggior parte delle armi si deteriora, e quelle da lancio - se non se ne vuole “craftare” delle nuove - devo essere recuperate da terra una volta lanciate. Alla fine, stando alla nostra esperienza, la tattica migliore si é rivelata quella “mordi e fuggi”, ovvero colpire per poi nascondersi e attaccare da un punto diverso dal precedente. Una tattica molto primitiva…ma estremamente efficace.
A nemici delle due tribù rivali che incontreremo nel gioco (Udam e Izila, ognuna con i suoi capi e le sue caratteristiche) si aggiunge poi la variabile natura. Abbiamo scoperto sulla nostra pelle che diversi esemplari di megafauna saranno veramente difficili da abbattere senza la giusta attrezzatura, e tante volte, la fuga si é rivelata la miglior arma a nostra disposizione per la sopravvivenza.
Ci ha intrigato moltissimo, anche se non abbiamo avuto molto tempo per approfondirlo, il ciclo giorno/notte. Una volta calato il sole, dovremo cercare di trovare un fuoco e metterci al riparo da una fauna differente da quella diurna e decisamente più aggressiva. Fortunatamente scoprirete anche voi che molti di questi animali hanno paura del fuoco, e se ci dovessimo trovare accerchiati, un buon diversivo é sicuramente quello di agitare la clava incendiata per crearci un passaggio o provare a far scappare gli animali.
Animali che potremo inoltre sfruttare anche a nostro favore. Una volta che saremo riusciti a controllarli (distraendoli con delle esche e arrivano di soppiatto alle loro spalle) diventeranno dei veri e propri “personaggi” sotto il nostro controllo. Nella nostra prova abbiamo potuto testare il gufo e il lupo. Il primo, una volta richiamato, ci permetterà di esplorare l'area circostante per marcare i nemici e avere così un quadro della situazione più completo, il lupo invece é un animale piuttosto bilanciato tra attacco e velocità, trasformandosi in un'arma in più da poter sfoderare durante un assalto o una battuta di caccia. Nel menù di selezione abbiamo potuto notare la presenza di molte altre specie, ognuno con le sue caratteristiche bilanciate tra forza e velocità. Un elemento che non vediamo davvero l'ora di approfondire una volta che avremo tra le mani la versione definitiva del gioco.
Il fascino del mesozoico
A rendere ancora più intrigante questo Far Cry Primal é ovviamente l'ambientazione e la mappa che gli sviluppatori hanno realizzato. Il mondo inospitale di Oros é un vasto open world popolato, come detto, da altre tribù e da una fauna piuttosto attiva. All'interno di esso trovano spazio diverse missioni secondarie che ricalcano per buona parte quelle già viste nei vecchi Far Cry. Le pire, ad esempio, una volta accesse sbloccheranno una nuova porzione di mappa (esattamente come le torri) visibile. Ci saranno delle missioni in cui dovremo distruggere degli stendardi delle tribù rivali per prendere possesso di quel luogo (molto simile agli avamposti) e come già detto, altre ancora in cui dovremo salvare degli innocenti dalla ferocia delle tribù rivali. Inoltre non mancheranno territori di caccia e luoghi segreti da scoprire.
Sotto l'aspetto puramente tecnico, pur trattandosi di una build non completa, il titolo ci é sembrato piuttosto solido. La qualità grafica é alta (la versione da noi testata era quella PS4) con dei modelli poligonali piuttosto definiti e una vegetazione rigogliosa e d'impatto. Lo stesso si può dire degli animali, estremamente dettagliati e credibili grazie alle animazioni realizzate dal team di sviluppo. Nelle circa tre ore di prova non siano incappati ne in rallentami dati dal frame rate e tantomeno in bug vistosi, altro punto a favore del titolo.
In uscita il 23 febbraio 2016 Far Cry Primal non sarà sicuramente ricordato come un capitolo in grado di stravolgere delle meccaniche ormai assimilate già nei capitoli precedenti. Tuttavia, gode di una personalità intrigante e di una serie di elementi estremamente validi e divertenti. Il setting, inoltre, spinge il giocatore a vivere un'esperienza lontana da qualsiasi altro gioco arrivato di recente sul mercato, aggiungendo ulteriore valore e curiosità ad un'esperienza di gioco che non vediamo l'ora di vivere nella sua forma più completa. Appuntamento a fine febbraio per la recensione.
Far Cry Primal
Far Cry Primal
Far Cry Primal porta la serie di Ubisoft all'interno di un contesto inedito ed estremamente affascinante. Da quello che abbiamo potuto provare, gli sviluppatori si sono impegnati moltissimo per offrire al giocatore un contesto e un gameplay credibile e che fosse in grado di farci assaporare come si vivesse nel mesozoico. Tre ore di gioco che ci hanno divertito ed incuriosito e, proprio per questo motivo, non vediamo l'ora di mettere le mani sulla versione completa del titolo.