Flatout 2
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L'idea mi era balzata in mente circa otto anni fa quando, osservando il filmato introduttivo di Toca 2 (quello su PsOne, da non confondere con il più recente Toca Race Driver 2) ho ammirato una Renault Laguna sbandare all'uscita della curva 2 di Brands Hatch e schiantarsi contro le protezioni di pneumatici, riversandoli così in tutta la zona delle vie di fuga. Il primo commento fu un laconico "pensa che bello, poter devastare l'area di gara", ma purtroppo l'illusione cadde miseramente al primo giro della prima gara libera, quando mi resi conto che fiondarsi a 200 km/h contro le pile di gomme non avrebbe sortito l'effetto desiderato: i copertoni, al pari di tutti i titoli dell'epoca, erano infatti letteralmente incementati assieme al muro di protezione. Pur non essendo in grado di togliere granché al valore di quello che a mio modesto parere, dal punto di vista del gameplay è tuttora il miglior Toca di sempre (grazie alla difficoltà con cui si domavano le vetture da Superturismo e alla profondità che sa regalare un intero campionato in luogo dello spezzatino di tanti tornei a cui ci hanno abituati i sequel), in ogni caso esso fu testimone del fatto che i tempi non erano ancora maturi per gestire una tale interagibilità. E ci sono voluti ben sette anni, fino all'uscita (12 mesi fa) di Flatout, per realizzare questo mio piccolo sogno "di giovinezza": fu proprio grazie ad esso che abbiamo potuto cominciare a lasciare lo zampino sulle aree di gioco travolgendo tutto ciò che staziona a lato delle piste, comprese le famose pile di gomme che separano la pista dal guard rail.
Parola d'ordine: raddoppiare
L'idea di base è oggi replicata da questo Flatout 2, che raccoglie in toto l'eredità lasciata dal predecessore, tentando di ampliare (anzi raddoppiare) quanto mostrato dal pioniere di famiglia. Innanzi tutto spicca il raddoppio dei tracciati disponibili, che diventano 60 articolati in differenti ambientazioni: Big City, LA Storm Dains, Rocky Mountain Forest, Corn Fields e Desert, tutte con un denominatore comune: la paternità statunitense.
Duplicate risultano essere anche le arene disponibili, in cui potrete dare libero sfogo al vostro istinto demolitore: i 6 stadi sono quanto di meglio si può desiderare per testare la resistenza dei veicoli.
L'operazione "raddoppio" ha coinvolto anche le auto presenti nel gioco, che ora raggiungono quota 34 tra muscle cars, berlinette sportive, pickup e fuoristrada, camion e utilitarie. Ciascun veicolo, a causa degli inevitabili urti, sarà deformabile in ben 40 parti, trasformando letteralmente il vostro bolide in un rottame devastato.
Infine nel vortice dell'offerta 2x1 è stato risucchiato il numero di folli minigiochi disponibili, ora 12, tra cui vanno menzionati il gioco del baseball, il calcio di punizione eccetera.
Manca di poco l'allineamento alla promozione commerciale, invece, il numero di oggetti dotati di vita propria che fanno parte delle ambientazioni: dai 3000 del prequel, si passa a "soli" 5000 elementi che potranno essere investiti, devastati e trascinati per tutto il percorso di gara.
Vietato non devastare
Ed esattamente come nel prequel di 12 mesi fa, giusto per ricordarvi che quei 5000 strumenti di devastazione non sono messi lì a caso e che, al contrario, siete tenuti a sentirvi in dovere di travolgerli, sarà presente un sistema di attribuzione dell'immancabile protossido di azoto, assegnato proprio sulla base dei danni procurati. In tal modo gli sviluppatori sono riusciti a trovare un ottimo modo per invogliare i giocatori a far fruttare tutto il lavoro speso per dare una vita propria a ogni singola trave di legno, ogni pneumatico e ogni masso facente parte dei fondali. E il frutto di tanto impegno è visibile nella credibilità con cui ogni oggetto si muove, rispondendo in maniera coerente alla legge di Newton, anche se va recriminata una certa leggerezza di alcuni di essi (specie i massi, che sembrano fatti di cartapesta).
Rispetto al gioco dell'anno scorso c'è un'altra novità, riguardante gli avversari: a ciascuno dei 7 piloti contro cui dovrete misurarvi è stato affibbiato un volto, una personalità e uno stile di guida (alcuni guidano pulito, altri commettono facilmente errori, altri ancora sono aggressivi), in modo tale da renderli familiari a ogni tamponamento.
A tutto ciò bisogna infine aggiungere la possibilità di possedere più veicoli alla volta (l'anno scorso, per acquistare un'auto dovevate prima vendere quella con cui stavate gareggiando), nonché l'"aerobatics control", ovvero la capacità del tutto soprannaturale di correggere la traiettoria del vostro malcapitato pilota durante i minigames, giusto per non relegare completamente all'istante di decollo il merito di un lancio sbagliato e offrendo così un margine per correggere il tiro.
Tutto uguale all'anno scorso
Il merito di quanto esposto è da attribuirsi al miglioramento delle prestazioni del motore grafico che, a detta degli sviluppatori, è quantificabile in un buon 66% ma che, quel che conta maggiormente, risulta visibile ad occhio nudo senza troppi calcoli, grazie a una migliore realizzazione delle vetture, nonché effetti luminosi e particellari più curati e verosimili. Il tutto è purtroppo leggermente guastato da un leggero pop-up, che però confidiamo possa essere limitato entro la distribuzione del gioco.
Anche il comparto audio ha fatto un passo in avanti: al fianco dei brani tipicamente rockeggianti di Nickelback, Supergrass, Audioslave, Rob Zombie, The Chelsea Smile eccetera, figurano infatti effetti sonori campionati ad hoc, tali da rendere l'esperienza di gioco sempre più verosimile.
Le opzioni live (fino a 8 giocatori su xbox) chiudono infine il quadro della situazione, da cui emerge come l'impegno degli sviluppatori sia stato indirizzato a migliorare gli aspetti di contorno del gioco, lasciando però invariato il gameplay, che risulta essere un tantino ripetitivo per i possessori del primo Flatout. Appuntamento in sede di recensione per il verdetto definitivo.
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Parola d'ordine: raddoppiare
L'idea di base è oggi replicata da questo Flatout 2, che raccoglie in toto l'eredità lasciata dal predecessore, tentando di ampliare (anzi raddoppiare) quanto mostrato dal pioniere di famiglia. Innanzi tutto spicca il raddoppio dei tracciati disponibili, che diventano 60 articolati in differenti ambientazioni: Big City, LA Storm Dains, Rocky Mountain Forest, Corn Fields e Desert, tutte con un denominatore comune: la paternità statunitense.
Duplicate risultano essere anche le arene disponibili, in cui potrete dare libero sfogo al vostro istinto demolitore: i 6 stadi sono quanto di meglio si può desiderare per testare la resistenza dei veicoli.
L'operazione "raddoppio" ha coinvolto anche le auto presenti nel gioco, che ora raggiungono quota 34 tra muscle cars, berlinette sportive, pickup e fuoristrada, camion e utilitarie. Ciascun veicolo, a causa degli inevitabili urti, sarà deformabile in ben 40 parti, trasformando letteralmente il vostro bolide in un rottame devastato.
Infine nel vortice dell'offerta 2x1 è stato risucchiato il numero di folli minigiochi disponibili, ora 12, tra cui vanno menzionati il gioco del baseball, il calcio di punizione eccetera.
Manca di poco l'allineamento alla promozione commerciale, invece, il numero di oggetti dotati di vita propria che fanno parte delle ambientazioni: dai 3000 del prequel, si passa a "soli" 5000 elementi che potranno essere investiti, devastati e trascinati per tutto il percorso di gara.
Vietato non devastare
Ed esattamente come nel prequel di 12 mesi fa, giusto per ricordarvi che quei 5000 strumenti di devastazione non sono messi lì a caso e che, al contrario, siete tenuti a sentirvi in dovere di travolgerli, sarà presente un sistema di attribuzione dell'immancabile protossido di azoto, assegnato proprio sulla base dei danni procurati. In tal modo gli sviluppatori sono riusciti a trovare un ottimo modo per invogliare i giocatori a far fruttare tutto il lavoro speso per dare una vita propria a ogni singola trave di legno, ogni pneumatico e ogni masso facente parte dei fondali. E il frutto di tanto impegno è visibile nella credibilità con cui ogni oggetto si muove, rispondendo in maniera coerente alla legge di Newton, anche se va recriminata una certa leggerezza di alcuni di essi (specie i massi, che sembrano fatti di cartapesta).
Rispetto al gioco dell'anno scorso c'è un'altra novità, riguardante gli avversari: a ciascuno dei 7 piloti contro cui dovrete misurarvi è stato affibbiato un volto, una personalità e uno stile di guida (alcuni guidano pulito, altri commettono facilmente errori, altri ancora sono aggressivi), in modo tale da renderli familiari a ogni tamponamento.
A tutto ciò bisogna infine aggiungere la possibilità di possedere più veicoli alla volta (l'anno scorso, per acquistare un'auto dovevate prima vendere quella con cui stavate gareggiando), nonché l'"aerobatics control", ovvero la capacità del tutto soprannaturale di correggere la traiettoria del vostro malcapitato pilota durante i minigames, giusto per non relegare completamente all'istante di decollo il merito di un lancio sbagliato e offrendo così un margine per correggere il tiro.
Tutto uguale all'anno scorso
Il merito di quanto esposto è da attribuirsi al miglioramento delle prestazioni del motore grafico che, a detta degli sviluppatori, è quantificabile in un buon 66% ma che, quel che conta maggiormente, risulta visibile ad occhio nudo senza troppi calcoli, grazie a una migliore realizzazione delle vetture, nonché effetti luminosi e particellari più curati e verosimili. Il tutto è purtroppo leggermente guastato da un leggero pop-up, che però confidiamo possa essere limitato entro la distribuzione del gioco.
Anche il comparto audio ha fatto un passo in avanti: al fianco dei brani tipicamente rockeggianti di Nickelback, Supergrass, Audioslave, Rob Zombie, The Chelsea Smile eccetera, figurano infatti effetti sonori campionati ad hoc, tali da rendere l'esperienza di gioco sempre più verosimile.
Le opzioni live (fino a 8 giocatori su xbox) chiudono infine il quadro della situazione, da cui emerge come l'impegno degli sviluppatori sia stato indirizzato a migliorare gli aspetti di contorno del gioco, lasciando però invariato il gameplay, che risulta essere un tantino ripetitivo per i possessori del primo Flatout. Appuntamento in sede di recensione per il verdetto definitivo.