Gun

di
UNA NON BASTA
Neversoft Entertainment è il celebre marchio californiano che ha prodotto i titoli della saga di Tony Hawk's Underground. Circumnavigando il continente dei suoi primi dieci anni di vita, l'evoluzione della specie ha suggerito ai cervelli di Neversoft di procedere ad un delicato intervento di chirurgia per scindersi in due team: uno incaricato di far crescere ancora Tony Hawk (il gioco, s'intende), mentre il secondo si è messo al lavoro su un progetto completamente nuovo, un investimento basato sui pilastri della creatività e del coinvolgimento, architettato sul business plan dell'avventura ma integrato da variabili "hardcore" e "mature", e tutto ciò confezionato sulla cartellina della storia avvincente, della narrazione a ritmo sostenuto. Le casse di Neversoft si preparano ad ascoltare il dolce tintinnio del generoso profitto che sta arrivare nei loro forzieri?

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QUALCOSA SI MUOVE
In un'intervista rilasciata da Joel Jewett, presidente di Neversoft Entertainment, si sviluppa l'embrione del concept di questo misterioso progetto. Rivolto tanto agli hardcore gamers quanto al mercato di massa, il nascente prodotto è tutto enucleato nell'innovazione, nella cura del dettaglio "dall'inizio alla fine" e soprattutto in un'ambientazione che avviluppa il giocatore in modo così naturale e totale da non lasciargli nessun neurone libero per accorgersi che le lancette dell'orologio sono state spostate all'indietro.

SU IL SIPARIO!
Azione e violenza in un West più selvaggio che mai: questo è Gun, il titolo con cui è stato battezzato il progetto di Neversoft; e Colton White è il moderno Achille col cinturone che, avendo scoperto che suo padre non era quello naturale, si lancia nelle sconfinate praterie e negli scoscesi canyon del West alla ricerca delle sue radici. Nelle sue avventure, Colton incontrerà pionieri, mandriani e indiani, spostandosi tra saloon e fattorie. La storia di Colton all'interno della grande storia del West non è però una successione casuale di eventi e di scontri. Come il filo d'Arianna, la biografia del protagonista si dipanerà lentamente partendo dall'iniziale confusione fino a trovare, o ritrovare, la sua origine, seguendo un tracciato di esperienze che s'incasellano in un ordinato mosaico. La figura di Colton è contornata da personaggi che escono dall'anonimato dello sfondo per interagire con l'eroe e accompagnarlo nelle sue cavalcate. La forma è quella sofisticata del romanzo di formazione ma la grana narrativa è quella yankee? Sciogliamo il dilemma aprendo gli occhi e guardando Gun.

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IL MONDO NEL MIRINO
Imponenti spazi aperti e ricco apparato di elementi naturali si alternano a dettagliati ricostruzioni interne. Il delicato passaggio tra i due momenti sembra graduale, quindi in grado di conferire realismo e mantenere una continuità grafica. Animazioni abbastanza fluide da non far apparire i protagonisti dei manichini hollywoodiani, sfarzoso abbigliamento d'epoca. Un caricatore pieno di ottime cartucce quello del comparto grafico di Gun? Da quanto assaggiato finora, il pupille gustative stanno rispondendo con allegria e grande appetito per la cottura definitiva.
Gun è in fase di sviluppo per consolle e pc, ma accanto ai loghi attuali compare anche quello di X360. E' quindi prematuro esprimere giudizi, senza però esimersi dall'osservare con soddisfazione i progressi fin qui dimostrati.

SANGUE E WESTERN
Qual è allora il "concept" di Gun? La sua meccanica di gioco, che non è banale. Gun non mette il giocatore nei panni del solito pistolero sparatutto. Combattere corpo a corpo, cavalcare il proprio destriero, passare dalla visuale in soggettiva a quella in terza persona, vincere al tavolo da gioco, guadagnare verdoni per diventare cliente assiduo dell'armaiolo, sono situazioni naturali per Colton. Non solo piombo! Eppure Gun non ha scelto di trasformare questa corposa varietà di gioco in un universo videoludico da esplorare e da modellare col proprio personaggio. Sarebbe stato un RPG western. Invece Neversoft ha spinto il pedale dell'acceleratore sulla coppia "brutalità e disordine". Il risultato è quello di un titolo ad alto tasso sanguigno, straripante di globuli rossi che schizzano via a fiotti da chiunque intralci il passo di Colton. E' stato questo il West? Non importa scoprirlo qui; ma lo diventa quando un gioco rischia di appoggiarsi su un unico punto di equilibrio, facile da trovare quanto difficile da gestire, soprattutto quando si cerca l'innovazione. Auguriamoci che la via imboccata da Activision non porti ad uno scontro mortale con la noia del "già visto".

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Gun

Gun

In una semplice parola: "Gun", cioè arma, Activision racchiude il significato del Western, facendo delle armi il lessico della vita quotidiana di un giovane alla ricerca della sua storia. Scorribande a cavallo, inflazione "galoppante" di duelli e sparatorie, colpi di fucile consumati come pop-corn al cinema possono bastare per trovare anche un colpo di genio? Azione ma non solo, Gun vuole raccontare una storia nella storia, presentando un cast di personaggi ben caratterizzati, disegnati con passione, e disposti sui più suggestivi paesaggi del West. Cartolina ingiallita dal passato oppure innovativa proiezione di un genere facile da giocare quanto lo è premere un grilletto?

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