Haze
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Finalmente mettiamo le mani sulla tanto agognata demo di Haze, ultima creazione dei ragazzi di Free Radical nonché esclusiva di belle speranze per PlayStation 3. Aspettative che, diciamolo subito, vengono solo in parte soddisfatte da questa versione di prova. Ma veniamo a quello che é il fulcro narrativo.
In Haze vestiamo i panni di Shane, mercenario al soldo della “Mantel” , una corporazione militare che, in un futuro non precisato, si contraddistingue per l'ampia dotazione con cui equipaggia le proprie truppe oltre che per l'astio dimostrato nei confronti del movimento ribelle “the Red Hand” (frangia che ci sarà possibile impersonare solo nella versione finale del gioco). Pomo della discordia tra le due fazioni é il controllo mentale che la Mantel corporation esercita sulla propria armata attraverso la somministrazione di un' inquietante sostanza denominata “ Nectar”.
Fulcro del plot é proprio il “Nettare” (traduzione che mette in risalto come la completa localizzazione dei titoli sia un'arma a doppio taglio); una droga che consente alla Mantel di poter schierare una fedele armata di super uomini, apparentemente scevri di ogni coscienza critica e mossi soltanto dalla dipendenza da tale intruglio. E come biasimarli!? Il “Nettare” (che tra l'altro é componente essenziale nell'economia del gioco, nonché l'unica vera innovazione sul piano del gameplay) ci consente di correre più veloce, colpire più duro, mirare con maggiore accuratezza, rigenerarci in un batter d'occhio ed infine individuare i target umani tramite una visuale simil-termica.
Ma , come ogni droga, c'é l'altra faccia della medaglia. Abusandone ci si ritrova privi di controllo ed intenti a sparacchiare ad ombre sfocate che, solo poco prima, non erano altro che i nostri fedeli compagni di battaglia. L'astinenza é la cura direte voi. Niente da fare. Rimanere a secco per troppo tempo significa condannare a morte certa il nostro alter ego virtuale, rendendoci così veri e propri burattini nelle mani della corporazione- pusher. A dover tenere sotto controllo il nostro “vizietto” siamo noi stessi tramite la pressione del grilletto analogico sinistro, con il quale mandiamo in circolo tanto nettare quanto ce ne serve al fine di far fuori i malcapitati di turno. Per controllare il livello di saturazione della droga nel nostro organismo basta tenere sott'occhio la barra situata sul lato sinistro dello schermo. Indicatore che si tinge di un allarmante colore rosso quando ci facciamo prendere una po' troppo la mano, o meglio l'indice, dal delirio di onnipotenza provocato dal nettare.
E' dunque apprezzabile la cura con la quale Free Radical ha messo in piedi il background narrativo su cui poggia la propria opera, aspetto snobbato da troppi fps. In Haze vengono toccate questioni delicate (chiaramente entro gli intrinseci limiti del mezzo video ludico) quali la sperimentazione farmacologica, con le relative implicazioni bioetiche sollevate dalla palese deumanizzazione dei soldati Mantel, (resi ormai insensibili alla violenza ed alla morte dall'uso incessante del “Nectar”) ed il sempreverde tema della rivoluzione civile messo in moto dallo strapotere dilagante della grande industria. Il tutto riassumibile nell'accattivante e sovversivo slogan “fight the lies, expose the truth”.
flashhaze1600338
“Hand's on”, ci troviamo di fronte ad uno sparatutto sci-fi con un'anima decisamente arcade che propone qualche interessante spunto (il casco che fa da cornice al nostro hud , con le principali barre di stato proiettate sulla giallognola visiera frapposta tra noi ed il mondo circostante) ma non rivoluziona di certo il genere, riproponendo gli elementi classici dei first person shooter. Sono presenti le principali classi di armi (si passa dalle pistole ai fucili d'assalto passando per le granate dotate di un comodissimo comando a distanza) ed i comandi azione usuali come il chinarsi, il saltare ed un mirino telescopico attivabile premendo l'analogico destro.
A suscitare le maggiori perplessità é l'impatto grafico che, per quanto Free Radical sostenga non essere ancora quello definitivo, apparedecisamente sotto tono per essere definito next-gen, soprattutto per quanto riguarda la resa degli ambienti circostanti. Ci troviamo immersi, infatti, in una giungla dove prolifera una flora troppo povera di poligoni per risultare credibile, soprattutto dopo che i ragazzi di Crytek, con Crysis, hanno dato vita ad un paradigma scomodo per chiunque voglia cimentarsi in location pullulanti di vegetazione. Ad un primo acchito stona il dislivello tra le discrete textures che coprono i personaggi e le loro armi rispetto a quelle situate al di sopra del masso o dell'albero usato come riparo fortuito.
Altalenante anche l'AI dei nostri compagni, i quali alternano momenti di completo spaesamento a spassose ( sempre che vi troviate a debita distanza) crisi isteriche dovute all'overdose da nettare. La CPU non si comporta meglio quando si tratta di gestire i fin troppo arrembanti assalti dei gruppi ribelli, il che rende gli scontri tra le due fazioni, alla lunga, ripetitivi. Certamente spicca tra i pregi la possibilità di percorrere la storyline attraverso una modalità cooperativa che ha l'indiscusso merito di valorizzare al massimo ciascun titolo. E va anche sottolineato come, nonostante Free Radical precisi che il supporto on line sia sempre on working, siamo stati favorevolmente colpiti dalla fluidità di tale esperienza anche in presenza di ben quattro giocatori (il numero massimo di partecipanti consentito dalla modalità cooperativa) nella stessa sessione di gioco.
Ci resta il cruccio di non aver potuto scrollare alla voce multiplayer del menu. Una sezione che ci fa ben sperare viste le sfiziosa possibilità di spremere al massimo il nostro acume tattico scegliendo di utilizzare i massicci soldati Mantel oppure gli ingegnosi membri del fronte di resistenza. Ad alimentare le nostre speranze riguardo al comparto multi giocatore sono i confortanti precedenti di Free Radical in tale campo ( TimeSplitters vi dice niente!?), e sapendo quanto questo aspetto possa fare la fortuna o meno di un titolo ci rimane ancora la seppur fievole speranza che Haze possa dare battaglia al diretto rivale Halo 3, sulla sponda opposta della console war, con il quale sembra condividere l'ottima resa del doppiaggio localizzato.
In Haze vestiamo i panni di Shane, mercenario al soldo della “Mantel” , una corporazione militare che, in un futuro non precisato, si contraddistingue per l'ampia dotazione con cui equipaggia le proprie truppe oltre che per l'astio dimostrato nei confronti del movimento ribelle “the Red Hand” (frangia che ci sarà possibile impersonare solo nella versione finale del gioco). Pomo della discordia tra le due fazioni é il controllo mentale che la Mantel corporation esercita sulla propria armata attraverso la somministrazione di un' inquietante sostanza denominata “ Nectar”.
Fulcro del plot é proprio il “Nettare” (traduzione che mette in risalto come la completa localizzazione dei titoli sia un'arma a doppio taglio); una droga che consente alla Mantel di poter schierare una fedele armata di super uomini, apparentemente scevri di ogni coscienza critica e mossi soltanto dalla dipendenza da tale intruglio. E come biasimarli!? Il “Nettare” (che tra l'altro é componente essenziale nell'economia del gioco, nonché l'unica vera innovazione sul piano del gameplay) ci consente di correre più veloce, colpire più duro, mirare con maggiore accuratezza, rigenerarci in un batter d'occhio ed infine individuare i target umani tramite una visuale simil-termica.
Ma , come ogni droga, c'é l'altra faccia della medaglia. Abusandone ci si ritrova privi di controllo ed intenti a sparacchiare ad ombre sfocate che, solo poco prima, non erano altro che i nostri fedeli compagni di battaglia. L'astinenza é la cura direte voi. Niente da fare. Rimanere a secco per troppo tempo significa condannare a morte certa il nostro alter ego virtuale, rendendoci così veri e propri burattini nelle mani della corporazione- pusher. A dover tenere sotto controllo il nostro “vizietto” siamo noi stessi tramite la pressione del grilletto analogico sinistro, con il quale mandiamo in circolo tanto nettare quanto ce ne serve al fine di far fuori i malcapitati di turno. Per controllare il livello di saturazione della droga nel nostro organismo basta tenere sott'occhio la barra situata sul lato sinistro dello schermo. Indicatore che si tinge di un allarmante colore rosso quando ci facciamo prendere una po' troppo la mano, o meglio l'indice, dal delirio di onnipotenza provocato dal nettare.
E' dunque apprezzabile la cura con la quale Free Radical ha messo in piedi il background narrativo su cui poggia la propria opera, aspetto snobbato da troppi fps. In Haze vengono toccate questioni delicate (chiaramente entro gli intrinseci limiti del mezzo video ludico) quali la sperimentazione farmacologica, con le relative implicazioni bioetiche sollevate dalla palese deumanizzazione dei soldati Mantel, (resi ormai insensibili alla violenza ed alla morte dall'uso incessante del “Nectar”) ed il sempreverde tema della rivoluzione civile messo in moto dallo strapotere dilagante della grande industria. Il tutto riassumibile nell'accattivante e sovversivo slogan “fight the lies, expose the truth”.
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“Hand's on”, ci troviamo di fronte ad uno sparatutto sci-fi con un'anima decisamente arcade che propone qualche interessante spunto (il casco che fa da cornice al nostro hud , con le principali barre di stato proiettate sulla giallognola visiera frapposta tra noi ed il mondo circostante) ma non rivoluziona di certo il genere, riproponendo gli elementi classici dei first person shooter. Sono presenti le principali classi di armi (si passa dalle pistole ai fucili d'assalto passando per le granate dotate di un comodissimo comando a distanza) ed i comandi azione usuali come il chinarsi, il saltare ed un mirino telescopico attivabile premendo l'analogico destro.
A suscitare le maggiori perplessità é l'impatto grafico che, per quanto Free Radical sostenga non essere ancora quello definitivo, apparedecisamente sotto tono per essere definito next-gen, soprattutto per quanto riguarda la resa degli ambienti circostanti. Ci troviamo immersi, infatti, in una giungla dove prolifera una flora troppo povera di poligoni per risultare credibile, soprattutto dopo che i ragazzi di Crytek, con Crysis, hanno dato vita ad un paradigma scomodo per chiunque voglia cimentarsi in location pullulanti di vegetazione. Ad un primo acchito stona il dislivello tra le discrete textures che coprono i personaggi e le loro armi rispetto a quelle situate al di sopra del masso o dell'albero usato come riparo fortuito.
Altalenante anche l'AI dei nostri compagni, i quali alternano momenti di completo spaesamento a spassose ( sempre che vi troviate a debita distanza) crisi isteriche dovute all'overdose da nettare. La CPU non si comporta meglio quando si tratta di gestire i fin troppo arrembanti assalti dei gruppi ribelli, il che rende gli scontri tra le due fazioni, alla lunga, ripetitivi. Certamente spicca tra i pregi la possibilità di percorrere la storyline attraverso una modalità cooperativa che ha l'indiscusso merito di valorizzare al massimo ciascun titolo. E va anche sottolineato come, nonostante Free Radical precisi che il supporto on line sia sempre on working, siamo stati favorevolmente colpiti dalla fluidità di tale esperienza anche in presenza di ben quattro giocatori (il numero massimo di partecipanti consentito dalla modalità cooperativa) nella stessa sessione di gioco.
Ci resta il cruccio di non aver potuto scrollare alla voce multiplayer del menu. Una sezione che ci fa ben sperare viste le sfiziosa possibilità di spremere al massimo il nostro acume tattico scegliendo di utilizzare i massicci soldati Mantel oppure gli ingegnosi membri del fronte di resistenza. Ad alimentare le nostre speranze riguardo al comparto multi giocatore sono i confortanti precedenti di Free Radical in tale campo ( TimeSplitters vi dice niente!?), e sapendo quanto questo aspetto possa fare la fortuna o meno di un titolo ci rimane ancora la seppur fievole speranza che Haze possa dare battaglia al diretto rivale Halo 3, sulla sponda opposta della console war, con il quale sembra condividere l'ottima resa del doppiaggio localizzato.