Headhunter

Cambiando discorso, una delle delusioni più cocenti dell'ultima console Sega é forse rappresentata dalla sua Memory Card, che nelle intenzioni dei piani alti del colosso giapponese avrebbe dovuto rappresentare una piccola piattaforma da gioco indispensabile per la completa fruizione di alcuni giochi ma che, a conti fatti, é stata bellamente ignorata dalla maggioranza degli sviluppatori di software. Headhunter promette di donare nuova linfa alla piccola VMU, che potrà essere utilizzata dal videogiocatore come un piccolo terminale per collezionare contatti ed informazioni con altri personaggi presenti nel gioco, oltre che per mantenere sotto stretto controllo il proprio status e la consistenza del proprio arsenale

COME IN UN FILM
La cosa che ha immediatamente attirato l'interesse del pubblico verso il titolo Sega é costituita, senza ombra di dubbio, dalla qualità delle prime immagini rilasciate sulla Rete: pur riferendosi alla versione per Dreamcast, console che comincia in qualche caso a sentire il peso degli anni se paragonata agli ultimi sistemi da gioco, gli screenshot visionabili lasciano trasparire una pulizia ed una ricchezza di dettaglio difficilmente riscontrabile anche in numerosi titoli dell'ultima generazione. Jack Wade é caratterizzato alla perfezione, e il suo vestire tetro contribuisce a donare un aspetto inquietante e ambiguo alla sua persona. Gli scenari presenti nel gioco, spazianti da claustrofobiche navi a iper tecnologici laboratori, sono in gran parte interattivi e contraddistinti da una ricchezza e varietà di texture che non possono non renderli molto convincenti
Dai filmati visionati appaiono piuttosto interessati anche le sezioni in moto, ottimamente fluide a scapito di una perdita di dettaglio piuttosto contenuta. Impressionante é anche il sistema di ombre dinamiche in tempo reale adottato per il protagonista principale, la cui sagoma proiettata sugli oggetti solidi viene continuamente modificata dal complesso sistema di luci e d'illuminazione amientale