King Kong

di Antonio Norfo
Volenterosa di smentire quel detto ormai comune che vede nella trasposizione da cinema a videogioco un fallimento potenziale, Ubisoft si impegna al fine di racchiudere in un codice ludico l'essenza della nuova pellicola di Peter Jackson, un'essenza che in fin dei conti potrebbe sposarsi con la frenesia e l'azione tanto cara a parte della platea videoludica.
Il regista in questione, celeberrimo ormai per aver dato vita alla sua interpretazione della Terra di Mezzo, dopo la trilogia de "Il Signore degli Anelli" e nel progetto confermato e desiderato de "Lo Hobbit" si dedica nel contempo a rielaborare per mezzo del suo talento e del suo studio (WETA, sussidiario alla Wingnut Films) un colosso del cinema d'intrattenimento: King Kong.
La cooperazione del suo team ha giovato invero nel corso dello sviluppo (tuttora ovviamente in corso), e la presenza di Michel Ancel (creatore di Rayman e del pregevole Beyond Good and Evil) potrebbe tradursi, in chiave critica, come un incentivo a stampa ed utenza per stare quantomeno attenti al titolo analizzato.
Questo si sviluppa ludicamente tramite un dualismo, ricalcante le alternanti vicissitudini del film, e si divide così fra shooter in prima persona ed avventura con prospettiva alle spalle del protagonista.
A contatto con la Skull Island, isoletta abbandonata da Dio dove il dio è King Kong e dove la fauna o si è soffermata alla Preistoria o è propensa a dimensioni da gigante (i millepiedi, ad esempio, sono ben lungi dal poter essere schiacciati con la suola d'una scarpa umana), i nostri alter-ego affronteranno ogni sorta d'ostilità.


Il tutto si trasforma in un'atmosfera a metà strada fra Turok e Jurassic Park, dove dei velociraptor brameranno la virtua-carne nostra e dei comprimari e dove ogni utensile (lance in particolare) tornerà utile ai fini del fantomatico istinto di sopravvivenza. Non che le armi da fuoco siano bandite, anzi, risulteranno salvifiche qualora ad affrontarci non sia un insetto cresciuto ed un dinosauro di media stazza, ma il più grande predatore che ogni bambino delle elementari possa citare: un tirannosaurus rex. Nell'attesa di testare con joypad ed Xbox 360 il lavoro finale, rimane da trattare in questa sede preliminare del reparto estetico, con delle animazioni invero apprezzabili e con un dettaglio che seppure quantitativamente buono per gli standard di oggi potrebbe tradursi, in un domani e nelle nuove frontiere audiovisive, in un motore grafico impassibile d'emozione.
Non che siano questi i fini del progetto, il quale dovrà fondarsi, semmai, sulle offerte prettamente ludiche.