Kingpin
di
Redazione
Mai periodo fu più prolifico per gli sparatutto 3D, sembrava che, come tutte le manie passasse abbastanza velocemente e il numero di titoli si stabilizzasse su di una quantità più consona, come ad esempio successe un paio di anni fa per gli strategici in tempo reale, della saga post-Red Alert. Il fenomeno shooter 3D invece non sembra subire rallentamenti di sorta, anzi, ogni settimana si sente parlare di nuovi giochi in fase di sviluppo mai sentiti prima. Fino ad alcuni mesi fa un certo KingPin non era conosciuto da nessuno, ma la sempre maggiore tendenza ad acquisire la licenza di motori grafici supercollaudati permette a programmatori di sviluppare giochi interessanti in tempi relativamente brevi e con risultati talvolta stupefacenti, come ad esempio Half-Life. Questo Kingpin apparso appena pochi mesi fa, é uno shooter 3D basato sul motore di Quake2, che anche questa volta si mostra quasi irriconoscibile e dalle risorse inaspettate. Il background della storia di Kingpin é affascinante, trattandosi di ambientazione contemporanea o quasi, più vicino agli anni '60, in un atmosfera tipica dei film di gangster, proibizionismo, e similia, in una non meglio specificata cittadina USA. L'ambiente é cupo, con fondali scuri, degrado, violenza e sporcizia ovunque, insomma proprio il massimo per calarci nell'atmosfera. Anche il nostro alter ego non é proprio il massimo della bellezza, anzi, una faccia da poco di buono con un fisicaccio non proprio da atleta. Alcune settimane fa era stato pubblicato un filmato, nel quale si assisteva ad una vera e propria strage, con alcune persone giustiziate senza pietà da un nugolo di gangster armati di mitra. I pochi secondi di film facevano capire comunque la grande qualità del gioco, con numerosissime animazioni e dall'ambientazione vicina al fotorealismo. Ma passiamo ad analizzare il demo: nessun filmato introduttivo nel vero senso della parola, ma una sola breve animazione girata con lo stesso motore di gioco che vede due loschi individui, osservare il nostro alter ego svenuto a terra, presumibilmente dopo averlo suonato per bene