Lost Planet 3
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Manca ormai meno di un mese all'uscita nei negozi di Lost Planet III, terzo capitolo dell'altalenante saga creata da Capcom. Sin dal suo annuncio, arrivato durante il Captivate dello scorso anno, abbiamo avuto modo di raccontarvi più di una volta le sensazioni che abbiamo avuto durante le nostre prove. L'arrivo di un codice ormai quasi completo ci ha permesso però di giocare a fondo il titolo, dandoci cosi la possibilità di raccontarvi più ne dettaglio le sensazioni che il pianeta ghiacciato E.D.N. III é riuscito a regalarci.
Un pianeta intrigante, ma troppo “timido”
Della storia ve ne abbiamo parlato in lungo ed in largo nel corso dei nostri precedenti hands on/anteprime. Per i più distratti facciamo un breve riepilogo. La trama ci porta ad una fase embrionale della colonizzazione del pianeta E.D.N. III. Ambientato molti anni prima rispetto al primo ed al secondo capitolo, vivremo le vicende narrate attraverso gli occhi di Jim Peyton, un onesto lavoratore che ha deciso di imbarcarsi in questa esotica quanto pericolosa avventura, unicamente per guadagnare più denaro, matenere la famiglia e godersi la vita.
Arrivato su pianeta, scoprirà però che la situazione é molto più complessa di quella che poteva immaginarsi. Gli Akrid, popolazione autoctona del posto, non sembra essere molto felice dell'arrivo dell'uomo e quella che doveva essere una semplice missione di estrazione di risorse, si rivela una sorta di lotta di sopravvivenza tra le due razze. Inoltre, a condire con toni ancora più epici ed estremi la vicenda, ci pensano una serie di condizioni atmosferiche decisamente al limite, con tempeste di ghiaccio e temperature che precipitano vertiginosamente sotto lo zero, rendendo di fatto la sopravvivenza sul pianeta una vera e propria impresa.
Esplorando in maniera più concreta la trama abbiamo scoperto che, senza ombra di dubbio, questo é l'elemento più riuscito dell'intero prodotto. La storia sarà racconta attraverso un grosso flashback in cui Peyton anziano, narrerà alla nipote quello che ha fatto durante la sua permanenza sul pianeta. Questo elemento, si trasforma in un percorso di redenzione e introspezione che, da quello che abbiamo potuto saggiare, sembra essere stato perfettamente imbastito dai ragazzi si Spark Unlimited.
Dialoghi, personaggi e ambientazioni sono elementi validi all'interno del codice e il ritorno ad un gameplay fortemente story driven, almeno per quel che riguarda questo elemento, é sicuramente una nota estremamente positiva. Tuttavia, basta addentrarsi nei meandri del codice per scoprire che l'elemento narrativo é semplicemente la punta di un iceberg che sembra sciogliersi lentamente nelle mani del videogiocatore.
Come vi avevamo accennato nel corso delle nostre prove antecedenti a questo articolo, la filosofia scelta dagli sviluppatori é fortemente legata ad un concetto abbastanza scolastico di sparatutto in terza persona. Una serie di nemici, dalle dinamiche di attacco differenti, un'arma e la necessità di uccidere tutto quello che si muove prima di passare alla sezione successiva.
Un classico insomma, che come abbiamo visto in altri titoli del recente passato può tranquillamente funzionare nonostante non mostri elementi particolarmente innovativi all'interno del codice. Purtroppo però quello che ci ha stupito di Lost Planet III é la sin troppo tangibile linearità con il quale viene portata avanti la vicenda, linearità che viene ulteriormente accentuata dall'impossibilità che il giocatore ha di esplorare in maniera libera e indipendente E.D.N. III. La presenza del rampino - elemento sempre presente nella trilogia - o ancor di più del RIG - il mech da lavoro che ci servirà per spostarci da una zona all'altra del pianeta - non bastano a dare dinamicità ad una struttura che sembra fin troppo legata al uno schema che prevede missioni primarie e secondarie estremamente simili tra di loro.
A confermare questa nostra sensazione vi é anche una mappa che divisa in blocchi, richiede una serie di caricamenti discretamente corposi per passare da una zona all'altra; scelta degli sviluppatori che non fa altro che frammentare ulteriormente la giocabilità, sopratutto nelle diverse fasi di back tracking che abbiamo dovuto affrontare. La maggior parte delle missioni, sia principali che secondarie, verranno infatti raccolte all'interno della base, che funge da HUB di gioco. Una volta presi gli incarichi ci si sposterà all'esterno sia utilizzando il RIG che muovendosi a piedi.
Ai dubbi evidenziati, si affiancano però anche diverse conferme, come l'ottima qualità degli scontri sui RIG con i mostri giganti, discretamente coreografici e immersivi. Non solo, ma le poche boss fight che abbiamo potuto affrontare ci sono sembrate coinvolgenti al punto giusto, risultando sicuramente come uno degli elementi di spicchio per quel che riguarda la giocabilità.
Portare a termine un contratto, vuol dire inoltre guadagnare crediti che potranno essere spesi dal mastro armaiolo per comprare nuove armi da aggiungere al nostro arsenale oppure modificare quelle che già possediamo. Proprio questo, é un altro elemento che ci ha decisamente convinto, dato che regala al giocare la possibilità di modificare il proprio sistema di attacco in base all'arsenale posseduto.
Un ghiaccio dalla qualità altalenante
Sotto l'aspetto estetico, il preview code ci ha messo di fronte ad alti e bassi. Da una parte troviamo l'‘ottima realizzazione tecnica e visiva di Peyton e degli altri protagonisti del gioco. In particolare, le animazioni facciali di Gale, Laroche e soci ci sono sembrate tra le migliori viste ultimamente. A controbilanciare questa splendida sensazione ci sono però i modelli poligonali dei comprimari, che meritavano sicuramente più cura.
Ottima la realizzazione del pianeta, con gli sviluppatori americani che sono riusciti a catturare perfettamente l'atmosfera “survival” sia per quanto riguarda gli spazi più ampi, che i vari cunicoli o grotte che andremo ad esplorare tra una missione o l'altra. Nonostante questo, come già accennato, il level design non é dei più ispirati e questo fa si che a livello di pathos, nonostante l'ottimo impatto visivo, qualcosa si perde. Peccatoancheper un frame rate che sembra abbastanza ballerino, sperando che quest'ultimo elemento possa essere sistemato prima dell'uscita del gioco.
Assolutamente non accettabili invece i tempi di caricamento tra una sezione e l'altra, sia quando si passa da una macro area all'altra, sia per quando bisogna entrare nelle grotte. Questo é sicuramente il problema che attualmente merita maggiore attenzione da parte degli sviluppatori.
Sotto l'aspetto audio ci troviamo davanti ad un'ottima componente, sia per le musiche che accompagneranno le nostre esplorazione negli angoli più remoti del pianeta, quanto per quella che sarà presente nell'abitacolo. Una sorta di tracklist creata dalla moglie di Jim che ci allieterà gli spostamenti con il RIG.
Avanzare giudizi su Lost Planet III ad un mese dall'uscita potrebbe essere una mossa piuttosto azzardata. Le sensazioni che abbiamo avuto si limitano infatti alle prime ore di gioco e prima di dare un giudizio completo ed esaustivo vogliamo provare il titolo finito, multiplayer compreso.
Quello che ci lascia Lost Planet III é una sensazione di divertimento con un retro gusto amarognolo dato da alcuni elementi che vi abbiamo citato all'interno di questo pezzo. La speranza é che gli sviluppatori possano limare alcune piccole imperfezioni così da rendere il tutto più fluido e divertente. Appuntamento quindi a fine agosto per la recensione, ovviamente qui su Gamesurf.
Un pianeta intrigante, ma troppo “timido”
Della storia ve ne abbiamo parlato in lungo ed in largo nel corso dei nostri precedenti hands on/anteprime. Per i più distratti facciamo un breve riepilogo. La trama ci porta ad una fase embrionale della colonizzazione del pianeta E.D.N. III. Ambientato molti anni prima rispetto al primo ed al secondo capitolo, vivremo le vicende narrate attraverso gli occhi di Jim Peyton, un onesto lavoratore che ha deciso di imbarcarsi in questa esotica quanto pericolosa avventura, unicamente per guadagnare più denaro, matenere la famiglia e godersi la vita.
Arrivato su pianeta, scoprirà però che la situazione é molto più complessa di quella che poteva immaginarsi. Gli Akrid, popolazione autoctona del posto, non sembra essere molto felice dell'arrivo dell'uomo e quella che doveva essere una semplice missione di estrazione di risorse, si rivela una sorta di lotta di sopravvivenza tra le due razze. Inoltre, a condire con toni ancora più epici ed estremi la vicenda, ci pensano una serie di condizioni atmosferiche decisamente al limite, con tempeste di ghiaccio e temperature che precipitano vertiginosamente sotto lo zero, rendendo di fatto la sopravvivenza sul pianeta una vera e propria impresa.
Esplorando in maniera più concreta la trama abbiamo scoperto che, senza ombra di dubbio, questo é l'elemento più riuscito dell'intero prodotto. La storia sarà racconta attraverso un grosso flashback in cui Peyton anziano, narrerà alla nipote quello che ha fatto durante la sua permanenza sul pianeta. Questo elemento, si trasforma in un percorso di redenzione e introspezione che, da quello che abbiamo potuto saggiare, sembra essere stato perfettamente imbastito dai ragazzi si Spark Unlimited.
Dialoghi, personaggi e ambientazioni sono elementi validi all'interno del codice e il ritorno ad un gameplay fortemente story driven, almeno per quel che riguarda questo elemento, é sicuramente una nota estremamente positiva. Tuttavia, basta addentrarsi nei meandri del codice per scoprire che l'elemento narrativo é semplicemente la punta di un iceberg che sembra sciogliersi lentamente nelle mani del videogiocatore.
Come vi avevamo accennato nel corso delle nostre prove antecedenti a questo articolo, la filosofia scelta dagli sviluppatori é fortemente legata ad un concetto abbastanza scolastico di sparatutto in terza persona. Una serie di nemici, dalle dinamiche di attacco differenti, un'arma e la necessità di uccidere tutto quello che si muove prima di passare alla sezione successiva.
Un classico insomma, che come abbiamo visto in altri titoli del recente passato può tranquillamente funzionare nonostante non mostri elementi particolarmente innovativi all'interno del codice. Purtroppo però quello che ci ha stupito di Lost Planet III é la sin troppo tangibile linearità con il quale viene portata avanti la vicenda, linearità che viene ulteriormente accentuata dall'impossibilità che il giocatore ha di esplorare in maniera libera e indipendente E.D.N. III. La presenza del rampino - elemento sempre presente nella trilogia - o ancor di più del RIG - il mech da lavoro che ci servirà per spostarci da una zona all'altra del pianeta - non bastano a dare dinamicità ad una struttura che sembra fin troppo legata al uno schema che prevede missioni primarie e secondarie estremamente simili tra di loro.
A confermare questa nostra sensazione vi é anche una mappa che divisa in blocchi, richiede una serie di caricamenti discretamente corposi per passare da una zona all'altra; scelta degli sviluppatori che non fa altro che frammentare ulteriormente la giocabilità, sopratutto nelle diverse fasi di back tracking che abbiamo dovuto affrontare. La maggior parte delle missioni, sia principali che secondarie, verranno infatti raccolte all'interno della base, che funge da HUB di gioco. Una volta presi gli incarichi ci si sposterà all'esterno sia utilizzando il RIG che muovendosi a piedi.
Ai dubbi evidenziati, si affiancano però anche diverse conferme, come l'ottima qualità degli scontri sui RIG con i mostri giganti, discretamente coreografici e immersivi. Non solo, ma le poche boss fight che abbiamo potuto affrontare ci sono sembrate coinvolgenti al punto giusto, risultando sicuramente come uno degli elementi di spicchio per quel che riguarda la giocabilità.
Portare a termine un contratto, vuol dire inoltre guadagnare crediti che potranno essere spesi dal mastro armaiolo per comprare nuove armi da aggiungere al nostro arsenale oppure modificare quelle che già possediamo. Proprio questo, é un altro elemento che ci ha decisamente convinto, dato che regala al giocare la possibilità di modificare il proprio sistema di attacco in base all'arsenale posseduto.
Un ghiaccio dalla qualità altalenante
Sotto l'aspetto estetico, il preview code ci ha messo di fronte ad alti e bassi. Da una parte troviamo l'‘ottima realizzazione tecnica e visiva di Peyton e degli altri protagonisti del gioco. In particolare, le animazioni facciali di Gale, Laroche e soci ci sono sembrate tra le migliori viste ultimamente. A controbilanciare questa splendida sensazione ci sono però i modelli poligonali dei comprimari, che meritavano sicuramente più cura.
Ottima la realizzazione del pianeta, con gli sviluppatori americani che sono riusciti a catturare perfettamente l'atmosfera “survival” sia per quanto riguarda gli spazi più ampi, che i vari cunicoli o grotte che andremo ad esplorare tra una missione o l'altra. Nonostante questo, come già accennato, il level design non é dei più ispirati e questo fa si che a livello di pathos, nonostante l'ottimo impatto visivo, qualcosa si perde. Peccatoancheper un frame rate che sembra abbastanza ballerino, sperando che quest'ultimo elemento possa essere sistemato prima dell'uscita del gioco.
Assolutamente non accettabili invece i tempi di caricamento tra una sezione e l'altra, sia quando si passa da una macro area all'altra, sia per quando bisogna entrare nelle grotte. Questo é sicuramente il problema che attualmente merita maggiore attenzione da parte degli sviluppatori.
Sotto l'aspetto audio ci troviamo davanti ad un'ottima componente, sia per le musiche che accompagneranno le nostre esplorazione negli angoli più remoti del pianeta, quanto per quella che sarà presente nell'abitacolo. Una sorta di tracklist creata dalla moglie di Jim che ci allieterà gli spostamenti con il RIG.
Avanzare giudizi su Lost Planet III ad un mese dall'uscita potrebbe essere una mossa piuttosto azzardata. Le sensazioni che abbiamo avuto si limitano infatti alle prime ore di gioco e prima di dare un giudizio completo ed esaustivo vogliamo provare il titolo finito, multiplayer compreso.
Quello che ci lascia Lost Planet III é una sensazione di divertimento con un retro gusto amarognolo dato da alcuni elementi che vi abbiamo citato all'interno di questo pezzo. La speranza é che gli sviluppatori possano limare alcune piccole imperfezioni così da rendere il tutto più fluido e divertente. Appuntamento quindi a fine agosto per la recensione, ovviamente qui su Gamesurf.