Mafia: City of Lost Heaven

La cosiddetta "distanza storica" a volte agisce curiosamente, permettendo che periodi squallidi e violenti si trasformino per i posteri in epoche ricche di fascino. La guerra tra gang degli anni '30 é uno di questi casi: su di essa sono stati scritti romanzi, saggi, film, tanto che banalissime lotte mafiose hanno acquistato un'aura leggendaria. Al Capone é un personaggio, ormai, quasi mitico per l'immaginario collettivo, che sembra dimenticare quanto anche la nostra epoca non manchi di spietati boss malavitosi. Tuttavia, chi aspira a ripercorrere con l'immaginario quel periodo particolare della storia politica americana, sicuramente sarà interessato all'arrivo di "Mafia, the city of lost Heaven". L'ambientazione é proprio centrata sugli anni del "proibizionismo", in cui alcune città erano praticamente controllate da bande mafiose di origine siciliana (vecchie famiglie emigrate), che organizzavano un intenso "giro" di traffico d'armi, alcool, case da gioco e prostituzione. In altre parole, le gang in guerra erano come un'altra faccia, celata sotto quella, ipocrita e rassicurante, dell'America puritana di allora, che aspirava a leggi a difesa dell'integrità dei costumi, mentre la società stessa era spietamente basata sul profitto e l'arrivismo. Forse il motivo del fascino emanato da tale periodo, che un gioco come Mafia si propone di riprodurre, si trova proprio nel fatto che le lotte tra bande mettono in luce una realtà sotterranea, più oscura ed innegabile, al fondo dell'America dei "buoni costumi" anni '30, proibizionista e rigidamente moralista

UN GIOCO PER NOSTALGICI DEI MASSACRI VECCHIO STILE
Naturalmente in Mafia avremo un ruolo in prima persona nei conflitti tra gang: si tratta infatti di un "shoot 'em up 3D in terza persona" (con lo stesso motore di Insanity 2 e degli stessi sviluppatori del recente Hidden and Dangerous), in cui dovremo guidare la nostra ascesa nella famiglia Salieri. Nonostante faccia riferimento a un periodo storico particolare, il videogioco vuole evitare nomi reali (non c'é Al Capone e anche la città, in cui si svolge tutto, sembra di fantasia), probabilmente perché sarebbe stato di cattivo gusto porre il giocatore come protagonista di azioni criminali realmente avvenute; inoltre, con nomi e luoghi inventati, sebbene in una cornice storica, é possibile dare più spazio a eventi originali, creati dagli sceneggiatori