Medal of Honor: Warfighter

di Roberto Vicario
L'ultimo capitolo di Medal Of Honor pubblicato su console e PC nel corso del 2010, aveva sancito l'uscita del franchise dall'ormai estremamente spremuto mondo della Seconda Guerra Mondiale, pendendo verso una location decisamente più attuale e di forte impatto emotivo come l'Afghanistan. Nonostante una buona serie di idee il titolo non aveva convinto pienamente la critica, che abbastanza timidamente l'aveva promosso con riserva. A distanza di un paio d'anni i ragazzi di Danger Close sono pronti a riproporre quello che può essere tranquillamente catalogato come il seguito ideale di quanto giocato nel capitolo di reboot della serie. Noi l'abbiamo visto in anteprima allo showcase di Electronic Arts, e siamo pronti a raccontavi tutto in ogni minimo dettaglio.



Guerra Globale
Se il primo capitolo proponeva una location unica, con la possibilità di avere diverse prospettive degli eventi grazie ad un differente numero di unità da poter utilizzare, in questo seguito il concetto di conflitto diventerà decisamente più globale. Come già spiegato dal comunicato ufficiale diramato per l'annuncio del titolo, quello che gli sviluppatori hanno cercato di realizzare con questo progetto é stato quello di allargare il concetto di Tier 1 verso un qualcosa che comprendesse anche unità speciali provenienti da diversi paesi.

In Medal Of Honor: Warfighter, oltre ai corpi speciali degli Stati Uniti d'America avremo, quindi, la possibilità di prendere i comandi dei super specializzati soldati della SAS (Special Air Service) britannica, oppure, forze speciali decisamente più di nicchia come quella polacca. Il tutto per un totale di quasi dieci forze speciali presenti nella build finale del titolo. Questa importante scelta, non solo si ripercuote sulla campagna singolo giocatore, ma offrirà fortissime influenze anche nelle modalità online multigiocatore. Come ci é stato spiegato dallo sviluppatore, per molti la possibilità di far scontrare forze speciali di diversi paesi sarà come combattere tra “ buoni contro buoni” facendo magari emerge quel senso di orgoglio nazionale che solitamente si percepisce quando si prende il controllo della propria nazionale in FIFA12.

Ad esasperare ancor di più questo concetto di globalità, ci penseranno poi una serie di missioni ambientate ai quattro angoli della terra, missioni che il più delle volte, ci porteranno all'interno di situazioni davvero al limite ma estremamente spettacolari e cinematografiche, dimostrando come a differenza di Battlefield 3, il titolo dei ragazzi di Danger Close sia decisamente più story driven e frenetico, ma non per questo inferiore al titolo DICE.



Un tornado di proiettili
L'evento organizzato dai ragazzi di EA é stata l'occasione per vedere una primissima tech demo di un'intera missione di gioco, abbastanza esplicativa riguardo al tipo di prodotto davanti a cui ci troveremo questo autunno.

Come dicevamo, la missione vedeva impegnata la Tier 1 nel recupero di alcuni ostaggi catturati da una sorta di cellula terroristica chiamata Abu Sayyaf . Come se non bastasse, a Isabela City - città in cui é ambientata la missione e situata nelle Filippine - si era abbattuto un fortissimo tornado che aveva completamente allagato ogni singolo via della città, riuscendo a far scattare un piano di evacuazione ordinato dal sindaco.
Il livello si é sviluppato principalmente all'interno di un edificio su più livelli ormai praticamente allagato e prevedeva i classici scontri frenetici in cui correre, ripararsi, sparare e lanciare granate diventano movimenti quasi naturali, se non fondamentali per sopravvivere alle frenetiche e coinvolgenti sparatorie. Nonostante l'estrema classicità del titolo, gli sviluppatori si sono presi il lusso di inserire qualche meccanica particolare per distinguere il proprio titolo dalla moltitudine di sparatutto tattici presenti sul mercato. Tra le tante opzioni, possiamo sicuramente citare la presenza di armi con doppio mirino oppure la possibilità di scegliere davanti ad una porta che tipo di irruzione intraprendere. Durante la demo abbiamo avuto modo di vedere il classico calcio alla porta veloce ed efficace, oppure il lancio di una granata accecante che dava la possibilità al nostro personaggio ed al suo team di sparare a più nemici contemporaneamente grazie ad una scena totalmente in slow motion.



Pur non essendo novità che vanno a saziare la probabile voglia di innovazione dei giocatori, questi espedienti servono per offrire una variabile in più che può fare la differenza all'interno di un genere ormai avaro di una vera e propria innovazione. Una volta salvati gli ostaggi, l'estrazione prevedeva una fuga in gommone passando tra le macerie dei palazzi ormai completamente sommersi dall'acqua, con il nostro personaggi intento a sparare da una postazione fissa sulla prua del gommone, fino ad arrivare ad una serie di elicotteri che agganciato il mezzo hanno posto fine alla demo di presentazione.

Altro elemento estremamente interessate da sviscerare in questa primissima anteprima riguarda il fattore umano che gli sviluppatori hanno cercato di portare all'interno di questo prodotto. Prima della missione vera e propria abbiamo assisisto ad una telefonata tra il nostro protagonista e sua moglie, estremamente preoccupata per quanto sarebbe dovuto succedere. Espediente questo appena visto anche sugli schermi cinematografici con Act of Valor, ma che può serivre per rendere più umani questi personaggi all'apparenza così freddi, cinici e calcolatori.

Ad ogni modo la strada intrapresa dagli sviluppatori sembra chiara: offrire un prodotto meno simulativo sotto l'aspetto del gameplay, ma che riesca ad offrire una paritaria sensazione di coinvolgimento non solo ludico ma anche emotivo, un po come successo con il capitolo precedente ambientato in Afghanistan. Il cambio di location repentino e sopratutto l'utilizzo e l'arrangiamento scelto per riproporre missioni realmente portate a termine, posso e devono essere elementi da tenere sotto stretta osservazione nel corso di questi mesi che ci separano dall'arrivo del titolo nei negozi.



Appuntamento con il Frostbite
Giocata su PC, la demo ci ha dato modo di apprezzare l'ottimo comparto grafico di cui il titolo fa giustamente sfoggio. Utilizzando lo stesso engine sviluppato da DICE, gli sviluppatori hanno realizzato una serie di ambientazioni estremamente realistiche e dettagliate che non hanno nulla di che invidiare allo stesso Battlefield 3. La gestione della fisica dell'acqua oltre ad un sistema di illuminazione dinamico che funziona perfettamente, sono due degli elementi che più ci hanno colpito durante la presentazione e che contribuisco ad immedesimare ancora di più il giocatore all'interno dell'esperienza proposta. Quello che più ci ha consolato, é stato vedere come il frame rate in questo nuovo capitolo sia estremamente fluido e solido, anche nelle situazioni più frenetiche come quella della fuga sul canotto. Sinonimo questo di un saggio utilizzo del motore grafico.

Abbiamo inoltre apprezzato in maniera particolare il motion capture fatto sui movimenti dei vari soldati, decisamente convincente e molto fedele a quelli che vengono compiuti nella realtà. A confermare questa nostra sensazione ci ha pensato Tyler Gray, ex membro delle forze speciali, con all'attivo un sacco di missioni speciali compiute in giro per il mondo. Il suo intervento é stato estremamente prezioso ed apprezzato per capire quanto l'apporto di veri e propri militari come lui, sia stato fondamentale per proporre ai giocatori qualcosa di veramente vicino alla realtà, sia per quanto riguarda la trama che la fedeltà delle mosse riprodotte.

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La demo di pochi secondi e qualche chiacchera con Rich Farrelly, Senior Creative Director di Danger Close sono state abbastanza per capire che il prossimo ottobre ci troveremo davanti ad uno sparatutto che nella stagionale lotta per il predomino natalizio potrebbe avere le carte in regola per sfondare e guadagnare un grandissimo interesse da parte del grande pubblico. Rimanete sintonizzati con noi per scoprire quali novità riserverà il futuro di Medal of Honor: Warfighter.