Motocross Madness 2

Quando i così detti "nostalgici" criticano con catonica veemenza le tecnologie attuali, ree di aver deviato lo spirito-guida del videogioco, bisogna riconoscere che, in fondo, non hanno tutti i torti. L'esasperata ricerca della simulazione, in molti casi ha fatto dimenticare il fine ultimo, nudo e puro dell'esperienza videoludica: il divertimento. Ed é proprio per questo che a volte si guardano con sospetto e preoccupazione le occasioni nelle quali il termine arcade viene additato come una eventualità poco auspicabile e da tenere rigorosamente alla larga. Il punto, però, é che ogni gioco é storia a sé, e ogni circostanza reclama la veste più consona che a volte può non essere quella della simulazione. Queste ed altre considerazioni devono quindi aver spinto la divisione videogiochi di Microsoft a programmare un nuovo episodio dell'hit Motocross Madness, un titolo votato al divertimento e all'arcade e che ha confermato, col suo largo successo di pubblico e lusinghieri consensi, la validità della formula adottata. E, d'altra parte, non poteva essere diversamente: un'impostazione puramente simulativa avrebbe causato non pochi problemi alla giocabilità stessa perché forse, quello del motocross, non é un campo del tutto congeniale alla simulazione

Come ogni seguito che si rispetti, Motocross Madness 2 promette clamorose novità tali da annichilire il predecessore che, diciamolo pure, allo stato attuale é ancora il miglior titolo ispirato a questa disciplina. Benché il codice base del motore che spinge le dueruote Microsoft sia, sorprendentemente, rimasto il medesimo, cura e perizia sono state riposte tanto nel gameplay quanto nella veste visiva
La prima, piacevole novità consiste nell'acquisizione delle licenze dei vari marchi protagonisti nel mondo del motocross: Yamaha, Honda e KTM spadroneggiano nel parco delle moto disponibili, e si fanno 125 o 650 cc a seconda dei gusti dell'utente, il tutto supportato dai vari accessori Fox e Answer. Questo, d'altronde, può considerarsi il primo passo verso un realismo dovuto e richiesto, lungi però dallo stravolgere una struttura di gioco collaudata