PES 2019
PES ce lo immaginiamo come il classico centrocampista di contenimento, o mediano, per i nostalgici. Corsa, cuore, grinta e polmoni. D’altronde è innegabile come i ragazzi di Konami, da qualche anno a questa parte, stiano cercando di compiere una vera e propria rincorsa nei confronti di un rivale più che mai agguerrito.
La perdita della licenza UEFA per la Champions e l’Europa League poteva trasformarsi in un vero e proprio gol al ’90 in grado di “segare le gambe” della squadra, invece, con grande stupore e ammirazione, i ragazzi di Konami non ha scelto la strada dell’abdicazione.
Una vita da mediano
Invitati da Digital Bros. nei loro uffici milanesi, abbiamo avuto la possibilità di giocare qualche match sulla stessa build mostrata durante l’E3. Pur trovandoci a parlare di pure e semplici sensazioni, scaturite da un primo assaggio di quello che il gioco offrirà ai tanti fan sparsi per il mondo, PES 2019, all’atto pratico, si è rivelato un prodotto che prosegue la strada già battuta dal precedente episodio.
Una visione del gioco del calcio che punta a rafforzare un gameplay già apprezzato, andando a lavorare su migliorie mirate a rendere il ritmo di gioco e le animazioni che governano i giocatori ancora più fluide.
Tutto questo parte da un grande assunto: tagliare i ponti con il passato. Una scelta che si concretizza nell’annuncio di PS4, Xbox One e PC come uniche piattaforme di riferimento, cancellando definitivamente i ponti con PS3 e Xbox 360. HDR e 4K diventeranno standard assoluti.
Una scelta scaturita dalla volontà di esaltare ulteriormente il lavoro che si riesce a realizzare con il motore grafica di PES, che trova nuova linfa vitale nel software di illuminazione dinamica (chiamato Enlighten) in grado di regalare scorci che enfatizzano i templi sportivi all’interno dei quali, 22 valorosi uomini, tributano la giusta ovazione al Dio del calcio. Nella demo tre erano quelli utilizzabili: Camp Nou, Anfield Road e il glorioso Maracaná, ma nella versione finale gli stadi all'interno dei quali si potrà calpestare virtualmente il manto erboso saranno oltre 40.
Anche guardando i volti e le animazioni personalizzate delle compagini presenti nella demo, si è potuto chiaramente notare come lo scheletro portante sia rimasto sostanzialmente invariato, andando a lavorare su una maggiore efficacia del first touch impact; su una più precisa trasposizione digitale dei movimenti iconici dei campioni; sulla realizzazione - questa inedita - della fatica che pervade il corpo dopo ’90 minuti di lotta (a proposito: sono state inserite le sostituzioni veloci, esattamente come per il rivale). Una serie di accorgimenti che ben si sposano con un ritmo che - rispetto al 2018 - sembra più lento e ragionato, ed allo stesso tempo appagante. Una valutazione che però rimane puramente sommaria. D’altronde siamo perfettamente coscienti del fatto che, proprio il ritmo di gioco, è quello che più di tanti altri parametri viene costantemente ribilanciato durante lo sviluppo.
We want more!
Se quindi sotto l'aspetto del gameplay PES dimostra di non voler tirare indietro la gamba, ma al contrario, entrare in tackle deciso sul pallone in possesso dell’avversario, buona parte di questa partita tra grandi rivali è palese che verrà giocata anche (o soprattutto?) su tutto quello che fa da contorno al campo.
In questo senso la controffensiva di PES è palese: sette nuovi campionati tra cui Brasile, Belgio e la Russia, quest'ultima in totale esclusiva. L’introduzione di nuovi volti tra le leggende, tra cui l'uomo copertina (insieme a Couthino) David Beckham. Senza dimenticare tutta una serie di novità che scopriremo, verosimilmente, nelle prossime settimane.
Insomma: PES non sembra avere alcuna di mollare il colpo, anzi…