Prey

La vita di quello che a tutti gli effetti doveva essere il seguito di Prey, è stata piuttosto travagliata. Annunciato inizialmente nel 2006 con il titolo di Prey 2, dopo diversi anni passati nell’anonimato più totale, del gioco non se ne è saputo praticamente più nulla, fino a quando, nel 2014, ne è stata annunciata la definitiva cancellazione. Nel 2016 però, la stessa Bethesda, ha annunciato un nuovo capitolo della saga, in maniera del tutto inaspettata.

Prey è diventato quindi un vero e proprio reboot che si discosta in maniera profonda non solo da quello che era stato inizialmente annunciato, ma anche e soprattutto da quel primo capitolo che tanto aveva diviso gli appassionati.

Una giornata passata negli uffici di Bethesda in quel di Londra, ci ha permesso di toccare con mano la prima ora di gioco. Un modo perfetto per iniziare a prendere confidenza con un titolo che si prospetta davvero molto, molto interessante.

Paura aliena

Sono davvero tante le sensazioni che ci hanno attraverso la mente ed il cuore giocando quest’ora a Prey. Da una introduzione che in alcuni frangenti ci ha ricordato in maniera fin troppo palese l’inizio di Half-Life, sino a passare ad una struttura di gioco che ci ha riportato a titoli gloriosi come System Shock o Bioshock; fino ad un stile visivo che non può non riportare alla mente il loro recentissimo Dishonored 2.

Un Mix di richiami che però non hanno nascosto un carattere e una personalità che sono venuti pienamente a galla durante il nostro test. Scordatevi completamente quello che fu Prey e abbracciate un nuovo stile di gioco che, sfruttando un miscuglio di elementi action e ruolistici ci porterà a scoprire diversi segreti riguardanti la ragazza aliena dei Typhon.

Il gioco ci mette infatti nei panni di Morgani Yu uno scienziato della TranStar di istanza sulla stazione spaziale di Talos I. La stazione fu costruita, insieme alla Russia, dal Presidente Kennedy (ci troviamo quindi in un futuro alternativo), come una sorta di prigione per questa razza aliena, e allo stesso tempo dando agli scienziati la possibilità di studiare questa nuova forma di vita.

Dopo un incidente però la stazione viene chiusa e il progetto abbandonato, questo fino a quando diversi anni dopo l’incidente la TranStar prende in mano nuovamente la stazione, per la realizzazione di una nuova serie di esperimenti che portano allo sviluppo di “neuromod” in grado di poter ricostruire cervelli umani e potenziarli.

Una storia sulla carta davvero particolare e che abbiamo notato avrà un ruolo estremamente importante all’interno del contesto ludico. Non è infatti un mistero il fatto che questo nuovo Prey sia un gioco fortemente guidato sotto l’aspetto narrativo. Dialoghi, missioni secondarie, oggetti da leggere e recuperare, e ovviamente scene di intermezzo saranno in grande quantità; tutti elementi che tradiscono le aspettative di chi si aspetta uno shooter duro e puro.

La parte di “spara spara” non sarà comunque marginale all’interno della storia. Nella prova che abbiamo effettuato siamo partiti con un’arma da mischia (che tanto ci ha ricordato il piede di porco di Half-Life) per poi recuperare un fucile a pompa e un cannone speciale chiamato Gloo cannon, che aveva il potere di pietrificare i nemici, per poi essere distrutti in mille pezzi con la chiave inglese in dotazione. Uno strumento estremamente strategico se utilizzato in maniera sapiente. Inoltre gli alieni sembrano particolarmente tosti da abbattere. Le forme che abbiamo potuto affrontare all’interno della missione erano due: dei ragni in grado di sparire e riapparire sulla mappa, e dei typhon bipedi piuttosto tosti da abbattere

Una cosa che abbiamo particolarmente apprezzato è invece la componente ruolistica che ci ha ricordato, sotto svariati aspetti, alcuni dei titoli che abbiamo citato in apertura del nostro articolo. Il nostro eroe avrà infatti diversi rami d’abilità da poter incrementare, così da poter ottenere nuove conoscenze da poter utilizzare all’interno di Talos I; queste spazieranno in tre rami principali: scientist, engineer e security. 


Ognuno di questi rami porterà svariati benefici che ci permetteranno non solo di ottenere modi alternativi per affrontare alcune situazioni, ma anche poteri che ci apriranno la strada a zone inizialmente inaccessibili. La sensazione è infatti quella di un titolo che potrebbe avere una discreta componente di backtraking.

Infine, la gestione dell’inventario sembra avere anch’essa una profondità non da poco. Gli oggetti che troveremo sparsi per il livello potranno infatti essere combinati tra loro, ma anche utilizzati all’interno di particolari macchine di riciclaggio che trasformeranno quello che non ci serve in cubi di materia che avranno svariate funzioni all’interno del gioco.

Il fascino di Talos

Sotto l’aspetto tecnico il gioco - provato su una postazione PC - ci ha permesso di assaporare ancora una volta lo stile di Arkane. Lo stile dei personaggi ricorda molto da vicino quello già visto e apprezzato in Dishonored. Molto particolare è invece quello utilizzato per gli alieni: completamenti neri e composti da questa materia instabile che fa continuamente sfarfallare i loro contorni. Davvero affascinanti.

L’ambiente di gioco, invece, risulta decisamente più particolareggiato, con una serie di elementi che rimandano allo stile all’Art Deco. Purtroppo avendo visto solo una piccolissima porzione di questa base spaziale non possiamo raccontarvi quanto l’ambiente vari da una location all’altra ma, visto l’ottimo lavoro che è sempre stato fatto in termini di level design, non abbiamo paura di pensare che Arkane saprà soddisfarci anche sotto questo aspetto.

Ottimo invece il comparto sonoro con un doppiaggio davvero incredibile e una colonna sonora che sembra perfettamente in linea con lo stile e l’atmosfera del gioco.