Prince Of Persia: i due troni
di
Antonio Norfo
Nel passare dalle due alle tre dimensioni, non tutte le saghe videoludiche hanno sopportato il fardello del cambiamento. Certamente alcune si sono adattate ai tempi nella maniera migliore ed altre si sono loro malgrado spente nel tentativo di farlo; talune hanno invece fallito agli occhi di critica ed utenza, tal'altre, infine, neppure vi hanno tentato (e non è detto che per esse sia stato per forza un male).
Una cosa è certa: prima dell'inverno 2003, e dopo un "Prince of Persia 3d" apparso sui PC nel 1999, erano in molti a temere che una simile icona storica fosse oramai destinata ad un immeritato oblio.
Poi fortunatamente venne Ubisoft, e per il concept (i cui natali si devono a Jordan Mechner) fu come nascere una seconda volta.
Con la terza iterazione del nuovo corso intrapreso dalla serie, sembrerebbe che gli addetti ai lavori stiano sviluppando il proprio software con il fine di accontentare la maggior parte dei fan del brand (e di estirpare al contempo, laddove possibile, i vari deficit ludici evidenziati a loro tempo).
Insomma, piuttosto che scegliere quale parte dell'utenza scontentare per favorire l'altra (se gli estimatori del primo o del secondo episodio) gli studi di Ubisoft Monreal hanno diplomaticamente scelto di mediare le due correnti di pensiero che di fatto si sono manifestate in questo triennio.
Un approccio, quello appena descritto, che pare evidente almeno da quanto si è provato (testando il materiale preliminare consegnatoci dalla casa di Rayman era comunque impossibile non notare su schermo l'avviso "work in progress").
Così, quanti reputano stancante dover far cozzare spesso le proprie lame contro quelle demoniache, potranno ora cogliere il nemico di sorpresa e stenderlo senza troppo premere sui tasti. Mentre coloro che, al contrario, amano il cosiddetto sistema di combattimento "free-form", potranno affrontare i vari oppositori a viso aperto ed avvantaggiarsi di lame, capriole, prese, uso degli ambienti e quant'altro.
Ovviamente il giocatore non potrà sconfiggere i nemici unilateralmente in un modo o nell'altro: molto semplicemente (a seconda dei gusti, delle esigenze e qualora il codice consenta di scegliere) si deciderà se essere maggiormente scaltri oppure eroici.
E che dire di quanti magari odino il principe modello decadente (quello per intenderci de lo "Spirito Guerriero") e preferiscano vestire i panni di quello che non sfigurerebbe nelle Mille e una Notte (il principe apparso ne "Le Sabbie del Tempo")?
Costoro sappiano semplicemente che ne "I Due Troni" indosseranno due maschere per certi versi diverse: quella cioè del principe tormentato ma asservito per così dire alla luce e quella di una sua controparte decisamente più tenebrosa ed equipaggiata all'uopo di una catena irta di punte affilate (controparte che ha un nome "illuminante": Dark Prince).
Non che tutto, fra aggiunte e novità, possa dirsi perfetto. Delle due componenti sopraccennate la seconda (ossia l'intervallarsi di due protagonisti che poi sarebbero uno solo) pare abbastanza collaudata, giacché varia quanto basta il ritmo di gioco (senza però concedere al fruitore la totale libertà di scelta sul quando effettuare la metamorfosi, una scelta che spetta alle esigenze della trama).
La prima componente, invece, che strizza l'occhio a meccaniche stealth, se da un lato dà spazio ad alcuni dubbi circa quanto possa intrattenere sul lungo periodo, dall'altra propone una cura efficace contro l'apatia spesso sopravvenuta in passato per via dell'eccessivo rivolgersi alle combo.
Altrettanto rilevante per l'economia del gioco è poi l'anima da platform/avventura alla Ico, e ben venga il poter bilanciare il più possibile questo aspetto con l'altro che l'accompagna (l'abbattimento degli avversari, appunto). Adrenalinici scontri contro boss, interessanti e frenetiche corse a bordo di bighe, filmati in computer grafica di contorno (e sullo sfondo il pensiero della bella Kailina) renderanno il soggiorno in quel di Babilonia ulteriormente avventuroso, così come c'è da ben sperare per quanto riguarda la realizzazione scenica degli interni e degli esterni (ci auguriamo d'altro canto un parlato italiano più vivace, diciamo così, di quello dello scorso anno ed una colonna sonora che non sia cacofonica ma più affine alle dominazioni orientali dell'atmosfera).
In verità, il grande dubbio che ci assale (e che evidentemente può trovare risposta solo a gioco finito), è se sia già giunto il momento di una seconda palingenesi per la serie chiamata in causa (da rimandarsi s'intende alla prossima generazione di console) o se la finora efficiente formula di gioco possa valere ancora per il futuro (immediato e non).
Alla domanda, in sede d'anteprima, se "I Due Troni" possa eguagliare i due capitoli antecedenti non è proprio possibile rispondere. Per certe cose è necessario arrivare ai titoli di coda (e dunque i curiosi dovranno attendere la recensione) ma, molto probabilmente, tutto dipenderà da quanto ed in che modo i nuovi elementi si amalgameranno durante l'intera avventura e, parimenti, da come verrà gestita la vitale parte esplorativa (l'auspicio è che le locazioni, oltre che sontuose, mascherino abilmente il senso di linearità).
Fortuna che, almeno nei nostri confronti, il tempo non gioca brutti scherzi: dicembre, infatti, non è poi così lontano e con esso tutti gli interrogativi troveranno finalmente risposta.
Una cosa è certa: prima dell'inverno 2003, e dopo un "Prince of Persia 3d" apparso sui PC nel 1999, erano in molti a temere che una simile icona storica fosse oramai destinata ad un immeritato oblio.
Poi fortunatamente venne Ubisoft, e per il concept (i cui natali si devono a Jordan Mechner) fu come nascere una seconda volta.
Con la terza iterazione del nuovo corso intrapreso dalla serie, sembrerebbe che gli addetti ai lavori stiano sviluppando il proprio software con il fine di accontentare la maggior parte dei fan del brand (e di estirpare al contempo, laddove possibile, i vari deficit ludici evidenziati a loro tempo).
Insomma, piuttosto che scegliere quale parte dell'utenza scontentare per favorire l'altra (se gli estimatori del primo o del secondo episodio) gli studi di Ubisoft Monreal hanno diplomaticamente scelto di mediare le due correnti di pensiero che di fatto si sono manifestate in questo triennio.
Un approccio, quello appena descritto, che pare evidente almeno da quanto si è provato (testando il materiale preliminare consegnatoci dalla casa di Rayman era comunque impossibile non notare su schermo l'avviso "work in progress").
Così, quanti reputano stancante dover far cozzare spesso le proprie lame contro quelle demoniache, potranno ora cogliere il nemico di sorpresa e stenderlo senza troppo premere sui tasti. Mentre coloro che, al contrario, amano il cosiddetto sistema di combattimento "free-form", potranno affrontare i vari oppositori a viso aperto ed avvantaggiarsi di lame, capriole, prese, uso degli ambienti e quant'altro.
Ovviamente il giocatore non potrà sconfiggere i nemici unilateralmente in un modo o nell'altro: molto semplicemente (a seconda dei gusti, delle esigenze e qualora il codice consenta di scegliere) si deciderà se essere maggiormente scaltri oppure eroici.
E che dire di quanti magari odino il principe modello decadente (quello per intenderci de lo "Spirito Guerriero") e preferiscano vestire i panni di quello che non sfigurerebbe nelle Mille e una Notte (il principe apparso ne "Le Sabbie del Tempo")?
Costoro sappiano semplicemente che ne "I Due Troni" indosseranno due maschere per certi versi diverse: quella cioè del principe tormentato ma asservito per così dire alla luce e quella di una sua controparte decisamente più tenebrosa ed equipaggiata all'uopo di una catena irta di punte affilate (controparte che ha un nome "illuminante": Dark Prince).
Non che tutto, fra aggiunte e novità, possa dirsi perfetto. Delle due componenti sopraccennate la seconda (ossia l'intervallarsi di due protagonisti che poi sarebbero uno solo) pare abbastanza collaudata, giacché varia quanto basta il ritmo di gioco (senza però concedere al fruitore la totale libertà di scelta sul quando effettuare la metamorfosi, una scelta che spetta alle esigenze della trama).
La prima componente, invece, che strizza l'occhio a meccaniche stealth, se da un lato dà spazio ad alcuni dubbi circa quanto possa intrattenere sul lungo periodo, dall'altra propone una cura efficace contro l'apatia spesso sopravvenuta in passato per via dell'eccessivo rivolgersi alle combo.
Altrettanto rilevante per l'economia del gioco è poi l'anima da platform/avventura alla Ico, e ben venga il poter bilanciare il più possibile questo aspetto con l'altro che l'accompagna (l'abbattimento degli avversari, appunto). Adrenalinici scontri contro boss, interessanti e frenetiche corse a bordo di bighe, filmati in computer grafica di contorno (e sullo sfondo il pensiero della bella Kailina) renderanno il soggiorno in quel di Babilonia ulteriormente avventuroso, così come c'è da ben sperare per quanto riguarda la realizzazione scenica degli interni e degli esterni (ci auguriamo d'altro canto un parlato italiano più vivace, diciamo così, di quello dello scorso anno ed una colonna sonora che non sia cacofonica ma più affine alle dominazioni orientali dell'atmosfera).
In verità, il grande dubbio che ci assale (e che evidentemente può trovare risposta solo a gioco finito), è se sia già giunto il momento di una seconda palingenesi per la serie chiamata in causa (da rimandarsi s'intende alla prossima generazione di console) o se la finora efficiente formula di gioco possa valere ancora per il futuro (immediato e non).
Alla domanda, in sede d'anteprima, se "I Due Troni" possa eguagliare i due capitoli antecedenti non è proprio possibile rispondere. Per certe cose è necessario arrivare ai titoli di coda (e dunque i curiosi dovranno attendere la recensione) ma, molto probabilmente, tutto dipenderà da quanto ed in che modo i nuovi elementi si amalgameranno durante l'intera avventura e, parimenti, da come verrà gestita la vitale parte esplorativa (l'auspicio è che le locazioni, oltre che sontuose, mascherino abilmente il senso di linearità).
Fortuna che, almeno nei nostri confronti, il tempo non gioca brutti scherzi: dicembre, infatti, non è poi così lontano e con esso tutti gli interrogativi troveranno finalmente risposta.
Prince Of Persia: i due troni
Prince Of Persia: i due troni
Il grande dubbio che ci assale (e che evidentemente può trovare risposta solo a gioco finito), è se sia già giunto il momento di una seconda palingenesi per la serie chiamata in causa (da rimandarsi s'intende alla prossima generazione di console) o se la finora efficiente formula di gioco possa valere ancora per il futuro (immediato e non). Alla domanda, in sede d'anteprima, se "I Due Troni" possa eguagliare i due capitoli antecedenti non è proprio possibile rispondere. Per certe cose è necessario arrivare ai titoli di coda (e dunque i curiosi dovranno attendere la recensione) ma, molto probabilmente, tutto dipenderà da quanto ed in che modo i nuovi elementi si amalgameranno durante l'intera avventura e, parimenti, da come verrà gestita la vitale parte esplorativa (l'auspicio è che le locazioni, oltre che sontuose, mascherino abilmente il senso di linearità). Fortuna che, almeno nei nostri confronti, il tempo non gioca brutti scherzi: dicembre, infatti, non è poi così lontano e con esso tutti gli interrogativi troveranno finalmente risposta.