Prisoner of war


Se pressiamo il tasto relativo ai dialoghi ci apparirà un sistema di domande/risposte multiple, come nelle migliori avventure della Lucas.
Raggiunto un obiettivo, che può essere quello di cercare una persona, un oggetto o la risoluzione di un puzzle, si passa al successivo senza soluzione di continuità e questo dimostra la linearità nello svolgersi degli eventi.
Appare evidente che per realizzare un contesto funzionale i Wide Games devono porre molta attenzione sull'IA dei soldati tedeschi, che devono rispondere in maniera realistica ed intelligente alle situazioni che si verranno a creare durante la nostra fuga e che in fondo rappresentano l'unica vera sfida contro cui ci dobbiamo confrontare, quindi ci auguriamo che quest'aspetto venga sviluppato nel migliore dei modi.

Il comparto grafico e sonoro (le immagini aiutano in tal senso), mostrano il buon lavoro svolto dal team di sviluppo con modelli poligonali sufficientemente complessi, texture molto definite ed una cura particolare nel realizzare gli splendidi ambienti. Le musiche sembrano uscite da un film di guerra degli anni 60 e servono a ricreare perfettamente l'atmosfera in cui si dipana l'azione di gioco, inoltre gli ambienti sono la fedele riproduzione del Castello di Coldits e del campo di prigionia dello Stalag Luft e contribuiscono a dare uno spessore storico notevole al tutto.

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In definitiva PoW si preannuncia come un interessante mix di generi che denota la volontà di Wide Games di realizzare un gioco finalmente originale.
Quello che ci ha lasciato perplessi è piuttosto la longevità, che può essere minata se le situazioni che dovremo affrontare non risultino varie e stimolanti. In fondo il fatto di non poter utilizzare delle azioni offensive, come sparare o colpire, riduce le possibili scelte che possiamo intraprendere e quindi costituire un limite alla nostra libertà.

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