Rainbow Six: Raven Shield


La serie Rainbow Six, partorita dalla mente geniale di Tom Clancy, ha avuto l'innnegabile merito di portare sui monitor di tutto il mondo il primo tactical shooter della storia videoludica. Finalmente il potenziale appena accennato da giochi simil-strategici come la serie SWAT (che dal terzo episodio in poi ha ricalcato le orme della saga Rainbow), prendeva una forma interamente tridimensionale, trasportando il giocatore direttamente all'interno dell'azione. Unitamente a questo, la trama e il corollario che solo Clancy poteva creare, diedero al primo titolo Rainbow Six gli onori del mercato con un boom di vendite forse inatteso e il favore del pubblico che ha costruito intorno al titolo una delle più salde e consolidate community web.

Il successo del titolo ha portato la Red Storm a cercare di sfruttare la meccanica di gioco utilizzata per Rainbow Six per esplorare altri territori ludici fino a quel momento ancora vergini. Nacquero così titoli del calibro di Rogue Spear e Ghost Recon, con soprattutto quest'ultimo sostanzialmente differente da R6, ma con l'innegabile marchio di qualità che l'ha reso comunque uno dei titoli di maggior successo della passata stagione. Ma cosa ha reso Rainbow Six e i suoi discendenti così particolare agli occhi del pubblico?



Per la prima volta sui nostri PC, un FPS riusciva ad unire in maniera pressoché perfetta una forte componente tattico-strategica alla classica azione tipica degli shooter in prima persona. Si partiva quindi dalla pianificazione di tutti gli elementi utili alla missione, dalla scelta dei componenti del gruppo a quella delle armi, per poi passare all'elaborazione di una vero e proprio piano strategico, suddividendo la propria squadra in piccoli gruppi, stabilendo addirittura il percorso che i nostri compagni avrebbero dovuto seguire, con la possibilità poi, di impartire loro ordini precisi sul da farsi.

Una volta lasciata la sezione tattica, si passava direttamente all'azione conducendo direttamente sul campo i nostri personaggi in un ambiente 3d di primissima fattura. E sempre in tema di personaggi, non possiamo non menzionare il fatto che il pubblico si è affezionato moltissimo ad alcuni "eroi" incontrati nella serie Rainbow, uno dei quali (Il mitico Chavez) è addirittura finito all'interno di uno dei film tratti dagli stessi romanzi di Clancy (Pericolo imminente, se vogliamo fare i precisini). Un cocktail esplosivo, quindi, che ha colto nel segno in maniera quasi chirurgica e che ha portato l'allora sconosciuta Red Storm ad essere una delle più famose software house nel panorama videoludico. E arriviamo finalmente a parlare del terzo episodio di questo capolavoro che per la prima volta abbandona il motore grafico sviluppato direttamente da Red Storm (che sebbene migliorato nel corsd degli anni stava cominciando a diventare obsoleto), per passare al più attuale e tecnicamente perfetto motore di Unreal tournament 2003.