Ravenswatch e le fiabe del rituale di mezzanotte – Anteprima PC
Dai creatori di Curse of the Dead Gods una nuova avventura roguelike oscura e cattiva
Ravenswatch è il nuovo roguelike di Passtech Games, che i più ricorderanno per Curse of the Dead Gods, uscito un paio di anni fa su PC e console. Niente dungeon e corridoi bui però stavolta, qui si va a zonzo per aree estese e all’aperto (occasionali grotte permettendo), in un hack and slash in stile Diablo che non lesina sulla difficoltà e contrappone un’ambientazione da incubo, fuoriuscita da qualche storia di Lovecraft, a un cast di personaggi provenienti da fiabe, miti e leggende, solo dal tono leggermente più “dark”. Il titolo è atteso su PC, Nintendo Switch, PlayStation 4 e 5, Xbox One e Series X|S, ma lo trovate in early access su Steam. Lo abbiamo provato, ed ecco le nostre impressioni.
L’obiettivo di Ravenswatch è piuttosto semplice: si sceglie uno dei 4 personaggi selezionabili (6 in totale, altri a seguire nei futuri aggiornamenti), e iniziando ogni partita dal livello 1 si parte alla volta dell’unico scenario disponibile, generato proceduralmente, per accumulare abilità e oggetti in vista dello scontro con il tentacoloso “Maestro Incubo” allo scadere del timer. Che si riesca o meno nell’impresa, l’esperienza acquisita consentirà all’eroe in campo di sbloccare nuovi poteri e sfide ancora più ardue per le prossime sessioni. Ripetere a piacere.
Lungi dal debutto ufficiale, il titolo Passtech Games prevede al momento un singolo capitolo e i progressi del giocatore si interrompono al livello 5, ma possiamo già affermare che l’infrastruttura di Ravenswatch è completa e solida quanto basta; mancano giusto i contenuti, che arriveranno, a partire dalla fine del mese con nientemeno che Geppetto, assieme ad altre novità.
Ogni personaggio ha un attacco primario e uno secondario, un’abilità di classe, una di supporto, una difensiva, e una speciale, che combinandosi creano archetipi interessanti e ben differenziati, regalando un’esperienza singolare con ciascuno degli eroi. Salendo di livello, aprendo forzieri o completando sfide si sbloccano dei “perk” che aggiungono proprietà aggiuntive alle skill, con un sistema di rarità a determinarne l’efficacia; ciò aggiunge ulteriore varietà all’arsenale e incentiva la rigiocabilità per sperimentare con nuove build, a cui aggiungere una serie di oggetti per migliorare i parametri, ridurre i tempi di ricarica ed altro ancora.
Essendo limitati alle prime battute di quella che presumiamo sarà una campagna più corposa, è difficile stabilire il potenziale di ogni stile di gioco presentato o se ci siano problemi di bilanciamento radicati, ma ci è sembrato che i personaggi specializzati in attacchi a lungo raggio avessero vita relativamente facile contro le orde di nemici. Ravenswatch è impegnativo, e il sottoscritto non nega di essere più portato per gli sparatutto, ma si è spesso confinati in arene circoscritte e assaliti da ogni lato, e in circostanze simili avere opzioni a distanza fa molto comodo, complice una schivata che non fornisce alcun frame di invincibilità e con un cooldown piuttosto lungo, rendendo gli ingaggi in mischia difficoltosi quando i mostri a schermo superano una certa cifra (specie se ci sono quei caspita di maiali giganti con il rampino).
Detto questo, l’esplorazione dell’area è piacevole, con eventi, collezionabili e punti di teletrasporto sparsi ovunque. L’aggressività dei nemici cresce all’allontanarsi dal punto di partenza, che ospita inoltre un negozio dove spendere l’oro accumulato; per procedere quindi in modo efficiente ed efficace conviene rovistare per bene le regioni limitrofe prima di recarsi in quelle più remote, anche perché abbiamo i secondi contati, il tempo riservato per le missioni secondarie è ancora più stringente, e il numero di vite a disposizione è risicato; scontri e traversate sono da valutare attentamente, o si rischia di non arrivare preparati al boss finale, o peggio di lasciarci prima le penne.
Il combat system sulle lunghe resta coinvolgente, e alternando di volta in volta i personaggi si scoprono in modo consistente nuove soluzioni per sfruttare al meglio il campionario di ciascuno (pur restando dell’idea che alcuni siano più divertenti da utilizzare di altri); tuttavia, potendo girare per un’unica ambientazione, questa sorta di lugubre borgo abbandonato tra le paludi, la sensazione di già visto si fa presto sentire. Da soli perdere interesse è questione di poche ore, e qui entra in gioco la modalità cooperativa, che consente di invitare fino a 3 amici per collaborare nella sconfitta del Maestro Incubo.
Ciò permette di coprire una superficie di gran lunga superiore e fare uso di sinergie interessanti tra i vari eroi, alcuni dei quali posseggono abilità chiaramente studiate per il multiplayer; e poi in compagnia qualunque esperienza funziona meglio. Di nuovo però, con sessioni che durano al massimo una mezz’oretta, e contenuti che si ripetono a oltranza, anche così giusto il tempo di provare tutto il roster e tanti saluti.
Nulla da eccepire per quanto riguardo il comparto tecnico: la veste grafica in cel-shading è stilosa e ricca di dettagli; mostri, effetti ed elementi dell’interfaccia riempiono costantemente lo schermo, ma l’azione è sempre chiara e leggibile, con prestazioni solide e comandi reattivi; buona la varietà di creature, e ottima la colonna sonora, che ben richiama le atmosfere dark fantasy proposte dal titolo.