Remothered: Tormented Fathers
Il 2017 è sicuramente un anno molto ricco per quanto riguarda il mercato del survival horror, grazie agli ottimi risultati di prodotti come Resident Evil 7 e Outlast, appena arrivato sul mercato. Due giochi con meccaniche profondamente differenti, che analizzano e portano sullo schermo diversi aspetti del fenomeno horror. Più in generale assistiamo ad un certo risveglio di questo particolare genere ludico, dopo anni piuttosto sonnolenti e piatti.
E a metterci ancora un po' più di pepe arriva anche un team italiano, a dare la sua personale visione del survival horror. Abbiamo già parlato qualche tempo fa all’interno delle nostre news di un interessante progetto sviluppato proprio su suolo italico da un nostro ex redattore, che ha poi cercato una sua personale strada all’interno dell’industry videoludica. Una strada che l’ha portato anche a collaborazioni importanti, ultima delle quali con il team responsabile di NightCry, che potete trovare recensito qui dal nostro ottimo Davide Tognon.
La voglia però di sviluppare un suo titolo, ha portato l’amico Chris Darril a fondare un suo team di sviluppo per dare vita ad un survival horror che non prende spunto, banalmente, da Resident Evil o Silent Hill, quanto piuttosto a giochi come Haunting Ground o Clock Tower, giochi che mettevano in primo piano quella componente survival che si è poi persa nel tempo, sacrificata sull’altare dell’azione e delle sparatorie più spettacolari. Chris ha invece analizzato a fondo i motivi del successo di questo particolare filone, inquadrando proprio in questo senso il suo Remothered: Torment Fathers. Gamesurf ha avuto la possibilità di giocare una versione Alpha del titolo, trovando parecchi spunti d’interesse e un approccio estetico e tecnico di primissimo rilievo.
Rosemary Reed è un’affascinante donna di 35 anni (che ha più di un rimando a Jodie Foster), si trova ad indagare all’interno della immensa magione del misterioso Dott. Felton per far luce sul mistero della scomparsa della figlia Celeste e su un altrettanto inquietante culto che si affaccerà spesso nel corso del gioco. All’interno dei tre livelli che abbiamo potuto testare, abbiamo percepito l’amore e il rispetto per questo particolare genere ludico, ritrovando tutti gli elementi classici che abbiamo imparato ad amare proprio in Clock Tower e Demento. Tutto il nostro percorso all’interno della magione è stato segnato da un clima di continua tensione, alla ricerca spasmodica di oggetti utili a distrarre il nemico di turno (vestito solo di un grembiule) e di punti ideali dove poterci nascondere nella speranza di non essere notati.
Anche se Remothered affonda le radici in un genere ben consolidato, cerca comunque di portare un certo tocco di modernità, sfoggiando un comparto tecnico di tutto rispetto, certamente da migliorare, ma che non capita spesso di vedere in un prodotto indie. Non a caso il team di sviluppo ha preferito partire subito in quarta, utilizzando l’Unreal Engine 4, che Chris e soci sembrano essere riusciti a “domare” piuttosto bene. Messe da parte le inquadrature fisse, tipiche di Clock Tower e Haunting Ground, Remothered sposta la telecamera proprio alle spalle della protagonista, così come siamo ormai abituati a vedere da Resident Evil 4. Una scelta opportuna, dal momento che la continua analisi degli ambienti circostanti è fondamentale per la buona riuscita del gioco e, soprattutto, per portare a casa la pelle.
Abbiamo anche apprezzato il taglio molto cinematografico di alcune sequenze, con inquadrature molto ricercate e drammatiche, giusto per rendere ancora più densa l’atmosfera della nostra avventura. Ovviamente non mancano poi tutti gli elementi classici del genere, come l’inventario da gestire al meglio anche nelle situazioni più complicate e la possibilità di distrarre gli avversari di turno lanciando alcuni degli oggetti raccolti e che saranno fondamentali per garantirci la sopravvivenza in casa Felton.
Ovviamente quello che abbiamo potuto toccare con mano era solo una piccola porzione del gioco finito, ma quanto visto ci ha colpito positivamente, perché mettendo da parte le immancabili situazioni da migliorare e confidando in un ancora migliore sviluppo estetico, Remothered è denso di quell’atmosfera così rarefatta e di costante tensione che non può che fare bene al genere horror. Piccola nota che va ad aumentare l’interesse e lo spessore del progetto è da ricercare nella componente sonora, dal momento che il main theme del gioco è stato realizzato da Nobuko Toda, già autrice di colonne sonore di giochi come Final Fantasy XIV: A Real Reborn, Metal Gear V, NightCry e tanti altri. Non male, davvero non male.