Ritorno al passato: anteprima di Dragon Quest III HD-2D Remake!

Abbiamo provato le prima ore del ritorno del celebre JRPG che dal 1988 si è rifatto il trucco

di Fabio Fundoni

Quando il mito della nostra gioventù si rifà il trucco

In attesa della sua uscita ufficiale che avverrà il prossimo 14 di Novembre, ho avuto occasione di mettere le mani in anticipo sulla versione definitiva di Dragon Quest III HD-2D Remake e grazie a circa nove ore di gioco, eccomi qui a parlarvene in questa anteprima. Dragon Quest III HD-2D Remake fa parte di un progetto che a Febbraio del 2025 porterà sulle nostre macchine da gioco anche i remake dei primi due Dragon Quest i quali, a ben vedere, sono inseriti temporalmente dopo il titolo che stiamo analizzando oggi. Square Enix ha quindi scelto una pubblicazione che seguisse non le uscite originali, ma la loro posizione nella cronologia dell’universo di Dragon Quest, riportando così in vita la cosiddetta Trilogia di Erdrick. Il progetto segue il trend che da anni ha donato nuova vita ai titoli in due dimensioni, permettendo nuove produzioni di qualità a costi sostenibili, vedi Octopath Traveler, ma anche la possibilità di riprendere senza snaturarli, vecchi titoli che hanno fatto la storia dei videogame. Sì, siamo davanti a un remake di un qualcosa di già visto, ma a parte pochi fortunati, il pubblico di chi ha avuto modo di giocare l’originale Dragon Quest III non è particolarmente ampio. Stiamo parlando di un gioco uscito nel 1988 in giappone e arrivato negli Stati Uniti dopo tre anni, senza mai giungere ufficialmente in Europa, tagliando fuori molti dei giocatori nostrani. A ben vedere stiamo parlando di uno dei pezzi più pregiati del catalogo nato dal connubio tra Square e Enix, oggi unica azienda, ma all’epoca rivali sul mercato dei JRPG; non per nulla i brand di Dragon Quest e Final Fantasy sono stati i due principali marchi a contendersi i favori degli appassionati dei giochi di ruolo di stampo nipponico.

Per chi non lo conoscesse, Dragon Quest III è proprio il tipo di JRPG che ci si potrebbe aspettare di trovare andando a scavare alla fine degli anni ’80: un gameplay a turni, un mondo da esplorare, combattimenti casuali e una trama abbastanza semplice. Il grande successo dell'epoca è dovuto a un mix di fattori che partono dall’inconfondibile design firmato da Akira Toryama, il compianto papà di Dragon Ball, a una enorme attenzione per i particolari e per tutto quello che accade durante la nostra avventura. Come in origine tutto comincia dalla creazione di un protagonista, il figlio del leggendario eroe Ortega. La minaccia rappresentata dall’Ultrademone Padramos non si può ignorare e nei panni del figlio di Ortega dovremo iniziare un viaggio nel tentativo di salvare il mondo. Semplice, classico e lineare, ma prima di uscire dalla nostra città natale sarà il caso di andare a scegliere dei compagni di viaggio, perché anche il più promettente degli aspiranti eroi non può sperare di vincere ogni battaglia da solo. In queste prime fasi ho testato la possibilità di vedermi assegnato un party standard fatto di un guerriero, un mago e in incantatore. In pochi minuti, scambiando qualche chiacchiera con le persone presenti ho capito due grandi verità: tutti gli NPC potrebbero aver da dire qualcosa di utile per la mia avventura e che in base alle mie scelte posso sempre variare il mio party assoldando compagni di classi differenti. 

Potrei puntare solo sulla forza bruta, ma questo significherebbe mostrare il fianco a nemici dotati di poteri magici, senza contare che è sempre utile avere in squadra qualcuno con capacità curative, ma esiste un luogo della città dove potremo creare i compagni che riterremo più adatti a noi, scegliendo tra alcune classi come il Domamostri e il Giullare, la prima decisamente interessante, la seconda apparentemente inutile di cui mi piacerebbe scoprire qualche informazione in più, giocando nel lungo periodo. Così inizia una storia dai canoni classici, fatta di esplorazioni di città, dungeon e mappa del mondo, Di questa storia, però, posso parlarvi in modo molto limitato, perché come già detto, la mia prova mi ha portato a visitare solo una manciata di città e di dungeon: una quantità di contenuti estremamente limitata rispetto a quella che il prodotto completo potrà offrire. Andiamo quindi a esaminare quello di cui possiamo parlare con cognizione di causa.

Partiamo dall’aspetto grafico, dove tutto è stato ricreato a partire dagli ambienti che rimangono in due dimensioni, ma si beano di un disegno in alta definizione estremamente ben fatto. I personaggi sono stati anch’essi ridisegnati, ma restando in pixel art, ora più particolareggiati e meglio animati. Se il remake del secondo capitolo di Star Ocean usava ambienti in tre dimensioni, qui tutto è bidimensionale e funziona decisamente alla grande. A sorprendere sono soprattutto i giochi di luce e i riflessi (forse un po’ troppo accentuati negli specchi d’acqua), con un risultato globale estremamente gradevole. Dragon Quest III HD-2D Remake offre anche delle scelte visive come la modalità grafica e quella prestazionale, ma onestamente non ho notato una differenza reale tra le due e mi sarei, onestamente, meravigliato di trovarla, vista la natura “old school” del gioco che ho testato su PlayStation 5, ma arriverà anche su Xbox, Nintendo Switch e PC.

Quando il tempo passa i casi sono due: o si invecchia o si sale di livello!

Anche l’audio è stato rimasterizzato e adesso si possono ascoltare le musiche dell’epoca in una nuova veste con l’aggiunta del doppiaggio che si può sentire in alcune situazioni sia in inglese che in giapponese, in aggiunta a tutti i testi in lingua italiana, opzione graditissima per un titolo come questo, con una grande mole di testi. Dobbiamo poi parlare del gameplay, sostanzialmente identico a quello originale, ma riveduto e corretto per migliorarsi e rendersi più accessibile al pubblico di oggi. L’esplorazione non mostra il minimo segno di indecisione e il movimento dei personaggi su mappe e ambienti fila liscio come l’olio, mostrando attenzione nell’ottimizzazione dei controlli. Il combattimento è basilarmente quello classico, dove incontreremo avversari casuali senza vederli sulla mappa e a ogni turno potremo scegliere le mosse del nostro party tra attacchi, difese, magie, abilità e via dicendo. La novità è rappresentata dal fatto che potremo anche sfruttare l’intelligenza artificiale del gioco per muovere i personaggi in battaglia, dando delle semplici indicazioni sul come comportarsi. Per quanto con avversari ampiamente inferiori al party si possa anche lasciar fare alla IA, ho sempre preferito scegliere io il da farsi, ma forse qualcuno potrà sfruttare la possibilità, magari in abbinato al livello di difficoltà più basso. A riguardo segnalo che sono presenti tre livelli, ma non vedo il senso di giocare a “facile” in un titolo dove la trama non è nulla di indimenticabile e a rappresentare la vera esperienza è il gameplay stesso. 

Molto, ma molto, apprezzata la possibilità di variare la velocità dei combattimenti, così da snellirli e renderli più rapidi. Li ho messi a velocità massima e non ho trovato alcun problema di gestione, motivo per cui consiglio a tutti di prendere in considerazione la possibilità di sfruttare questa piacevole opportunità. Se avete un minimo di esperienza nei JRPG non farete alcuna fatica a ritrovarvi nel combat system di Dragon Quest III HD-2D Remake tra bonus, malus, modificatori, debolezze e via dicendo, tenendo da conto che ogni protagonista ha una borsa personale dove tenere equipaggiamento e oggetti. Se vorremo utilizzare in combattimento una pozione o cambiare un'arma, dovremo per forza averla inserita nel bagaglio del personaggio a cui vorremmo farla usare, mentre tutto quello che sarà nella borsa di squadra potrà essere usato solo al di fuori delle battaglie. Il sistema funziona, ma avrei gradito uno snellimento nelle transazioni nei negozi, dove per dar via quello che non ci è più utile dovremo selezionare e vendere un oggetto alla volta, una vera noia. Una delle novità più corpose è rappresentata dalla presenza di una arena dove fare combattere alcuni mostri che incontreremo in specifiche situazioni, in combat system che ricalca quello dei normali combattenti, ma vede il nostro team di mostri decidere in autonomia come gestirsi: un simpatico passatempo per staccare tra una missione e l'altra con una spuzzata di stile Pokémon o, se volete, Dragon Quest Monsters.

Quello che, però, ancora non ho potuto studiare a fondo è il sistema di Jobs che si intreccia con le personalità dei personaggi. Ogni protagonista ha una classe (mago, guerriero e via dicendo) a cui si unisce una personalità che a quanto visto sembra essere variabile in base ad alcuni oggetti equipaggiati o leggendo dei libri che troveremo sbirciando in vari scaffali presenti nel gioco (mi raccomando, cercate ovunque). Sarà interessante capire meglio bonus e malus di ogni scelta, ma per riuscirci servirà più tempo in compagnia di Dragon Quest III HD-2D Remake. In quasi nove ore di gioco, oltre alle missioni principali. mi sono dilettato a esplorare il più possibile scoprendo luoghi segreti, città e oggetti nascosti, trovando missioni secondarie anche grazie a indizi e indicazioni dati dal parlare con i vari NPC.

Insomma, un mondo che non sarà “vivo” nel senso dei titoli odierni, ma con tantissimi elementi da scoprire e con situazioni che potrebbero variare con il passare tra il giorno e la notte. Senza alcun dubbio per giudicare un’opera ampia e importante come Dragon Quest III HD-2D Remake serviranno molte più ore di gioco per scoprirne le varie sfaccettature, ma quello che ho potuto vedere e giocare sino a ora promette davvero bene e offre già diversi punti fermi che mostrano una produzione di prim’ordine che, senza alcun dubbio, merita di entrare nei radar di tutti gli amanti dei JRPG.