Silent Hunter 4

di Marco Modugno
In marina, da sempre, i sommergibilisti si considerano a buon titolo un reparto d'elite, pronti a sfidare la claustrofobia di uno scafo d'acciaio, immergendosi in profondità per portare il loro micidiale attacco alle unità di superficie. Lo stesso discorso, fino ad oggi, era applicabile alla comunità sempre più vasta dei videogiocatori. Un po' come i simulatori di volo realistici, razza oggi in via d'estinzione sempre più soppiantata dai loro lontani cugini arcade, i titoli dedicati alla guerra sottomarina hanno sempre vantato una schiera ristretta quanto assidua di appassionati, disposti a sorbirsi manuali modello Treccani e curve di apprendimento ripide come la parete nord dell'Eiger, pur di riuscire a padroneggiare i comandi di un battello da guerra fedelmente riprodotto.


La serie Silent Hunter, promossa da Ubisoft, non fa eccezione a questa tradizione, avendoci regalato finora tra i più completi, e per questo complessi, simulatori di sommergibile che abbiano mai girato su uno dei nostri PC.
Fino all'ultimo capitolo, ormai penultimo, quel Silent Hunter III che riproduceva con dovizia di particolari la vita e le modalità operative a bordo di un U-Boot tedesco, durante la campagna dei convogli in Atlantico, combattuta contro la marina alleata nella Seconda Guerra Mondiale. Quel titolo, ancora molto giocato in rete, rappresentò agli occhi degli appassionati un vero e proprio punto d'eccellenza, fino ad allora ineguagliato.
Ma si sa, porsi la questione se la Ubisoft i suoi team di sviluppo siano in grado di fare meglio è un po' come chiedere a Valentino Rossi se ha voglia di vincere un altro motomondiale. E allora eccoci ancora una volta ad assaggiare entusiasti, in attesa dell'uscita nei negozi prevista per la fine di questo mese, l'ennesima novità della pluriacclamata software house, pronta a stabilire un nuovo standard di qualità anche sotto il livello del mare.
L'attenzione, con questo quarto capitolo, si sposta nel Pacifico, consentendo al giocatore di prendere il comando di un sommergibile americano impegnato contro la marina imperiale giapponese. Il vostro compito, una volta districativi, magari con l'aiuto di un manuale e, si spera, di qualche scheda riassuntiva dei comandi principali che ci auguriamo vengano incluse nella versione definitiva messa in commercio, sarà concettualmente semplice. Uscite dal porto con il vostro battello e andate a caccia di navi nemiche per spedirle in fondo al mare.

Un vecchio adagio dei sommergibilisti recita più o meno così: "in mare navigano due tipi di cose: i sommergibili e i loro bersagli". Il concetto della vostra missione dunque è chiaro. Sia che scegliate di restare in agguato in immersione fuori da un porto frequentato da navi nemiche, sia che preferiate appostarvi su una rotta seguita da convogli per fare scorpacciate di mercantili, dovrete darvi da fare per riempire il vostro carniere della maggior quantità di tonnellaggio nemico possibile.


Il vostro compito, diciamolo sin da ora, non sarà facile. Governare un sommergibile degli anni quaranta, persi tra idrofoni, barometri, profondimetri, motori diesel ed elettrici, periscopi e siluri non è una passeggiata di salute, specie per chi si avvicinasse per la prima volta alla specialità. Per la gioia degli appassionati, il gioco consente di comandare diverse classi di sub, dalla vecchia classe Tambor alla Gato e alla Balao, protagoniste della campagna contro i giapponesi e di tanti lungometraggi hollywoodiani (raccomandiamo a chi non li avesse visti Destinazione Tokyo con Cary Grant e Lo squalo tonante con John "the Duke" Wayne), dettagliando con eccellente qualità grafica i pannelli strumenti di ogni compartimento e i membri dell'equipaggio intenti nei loro compiti.

Tastiere a scomparsa, unica concessione modernista all'aspetto vintage del gioco, consentono di impostare al volo, in caso di necessità, i comandi essenziali.
La scalabilità della difficoltà appare eccellente consentendo, ad esempio, di lanciare i siluri con un semplice punta e clicca piuttosto che cimentarsi in una procedura d'attacco realistica che preveda l'avvistamento, il riconoscimento della sagoma dell'obiettivo con il libro illustrato delle navi presente in plancia, la taratura dei siluri per adattarli alla profondità dello scafo del bersaglio e il lancio manuale dei siluri, calcolando l'angolo di deriva e lo spostamento del bersaglio stesso.
Ce n'è per tutti, quindi. Lo zoccolo duro dei simulazionisti troverà pane per i suoi denti se lo desidera e chi ama l'azione potrà deliziarsi semplicemente con questa, gratificato dall'implementazione, cosa saggia, di una telecamera cinematica che entra in azione in automatico ogni volta che succede qualcosa di rilevante (un nostro siluro viene lanciato, colpiamo un obiettivo, un caccia sgancia su di noi bombe di profondità, ecc.).
Oltretutto il motore grafico, tutt'altro che spartano, regala emozioni da cinegiornale d'epoca, come potete vedere negli screenshots del gioco qui attorno. Perfettamente integrato da un sonoro impeccabile in grado di riprodurre alla perfezione i rumori, gli scricchiolii e i suoni di cavitazione ben noti a chi ha avuto occasione di navigare una volta nella vita su un battello in immersione.

Se il buon giorno si vede dal mattino, la versione definitiva di SH4 potrebbe davvero rappresentare il passaporto verso un allargamento dell'utenza dei simulatori di sommergibili anche ad un pubblico più smanettone, che non senta il bisogno di laurearsi ad Annapolis prima di mettersi al timone di un battello oceanico. Restano, come spesso accade, i soliti bug di gioventù da risolvere e qualche problemino di configurazione hardware. Attendendo con ansia di apprezzare il prodotto finito, assaporando il gusto di una caccia sottomarina in cooperativo, possibile su Internet fino a 4 giocatori e, via LAN, fino a 8. Molla e scosta, nostromo. Avanti un terzo e alla via così!