Siren Blood Curse

di Luca Luperini
Terrore in pillole
Immaginatevi la scena: state scendendo le scale di una fatiscente cantina, torcia in una mano e piede di porco nell'altra, quando sentite nitidamente un rumore di passi alle vostre spalle, vi girate e...vi ritrovate catapultati al menù di gioco. Provate ad aprire il vano della vostra PS3 per verificare l'integrità del disco ma non esce niente dalla bocca argentata della vostra console. Non allarmatevi, non state facendo un brutto sogno, vi siete soltanto imbattuti nella nuova frontiera della distribuzione videoludica: la release "a puntate".

Siren: Blood Curse (d'ora in avanti abbreviato SBC) infatti, verrà rilasciato in dodici episodi scaricabili dal PSStore ad intervalli temporali non ancora definiti, accostandosi così all'esperienza offerta dai serial televisivi d'ultimo grido. Inutile sottolineare come questa scelta faccia storcere il naso ai puristi, per i quali, il supporto fisico è un entità inscindibile dal videogame. Resta il fatto che questo escamotage, oltre a far guadagnare visibilità a SBC, serve a tastare il polso dei nuovi gamers e, magari, a farci scoprire un modo nuovo di gustare i nostri titoli preferiti assaporandoli a poco a poco ( con l'indubbio vantaggio di poter pagare solo il primo assaggio se la pietanza non risulta di nostro gradimento).


Ma quant'è bello andare in giro per i colli giapponesi
Messa da parte la doverosa parentesi riguardante l'inedita scelta di marketing di cui SBC è protagonista, veniamo a quanto la demo, disponibile dal 28 aprile solo sullo store giapponese, ci ha mostrato sul terzo episodio della serie Forbidden Siren in programmazione per questo luglio (il 24 in terra nipponica ed in data ancora da destinarsi in Europa).

In realtà Blood Curse (titolo scelto appositamente per il mercato occidentale a differenza del più criptico "New Traslation" con il quale il gioco esordisce in Giappone) viene presentato come il remake statunitense del primo episodio, Forbidden Siren appunto, uscito nel 2004 su PS2. Per capire che non è stata passata solo una mano di alta definizione sul titolo di Keiichiro Toyama bastano pochi fotogrammi. Se escludiamo la presenza degli inquietanti Shibito (una sorta di variante "arzilla" dei canonici zombie ) ed il teatro delle efferatezze (il villaggio fantasma di Hanuda) intravediamo davvero poco di quello che era il Forbidden Siren originale. Non che ci sia da lamentarci intendiamoci. Infatti, nonostante la saga abbia una sua cerchia affezionata di fan, è anche vero che la particolare meccanica con cui si dipanava la trama (attraverso piccole sessioni apparentemente slegate tra di loro) e la matrice più stealth che action propria del gameplay, l'hanno tenuta ben lontana dalla fama e dai dati vendita raggiunti da mostri sacri del genere come Resident Evil e Silent Hill.

Le versione dimostrativa di SBC sfoggia un impatto visivo notevole grazie ai discreti modelli poligonali che vanno a comporre i personaggi ed alle relative animazioni ( l'incessante avvicinarsi degli Shibito è particolarmente angosciante ). Non altrettanto gratificante è invece la resa degli ambienti esterni che, quando non sono salvati dalla penombra, ci appaiono ricoperti da textures che di next-gen hanno ben poco. Il tutto poggia sulle spalle del punto forte della serie: l'atmosfera.


Hanuda è un luogo immerso nel buio ( forse fin troppo) dove i protagonisti, una troupe di giornalisti yankees attirati dalla sinistra fama del paesino giapponese, sono lontani dall'essere super uomini, sprezzanti del pericolo e con un addestramento da fare invidia ad un agente SWAT. I reporter di cui vestiremo i panni hanno come principale priorità la semplice sopravvivenza e se vi sembra poco significa che non avete idea dell'orrore che sarete tenuti ad affrontare in SBC.

Una sirena un pò meno proibita!?
A complicarci il compito di mettere in salvo noi stessi e la nostra troupe, ci pensa un gameplay non ancora del tutto appagante. Alcune azioni, come il saltare gli ostacoli, risultano macchinose e capita troppo spesso che la telecamera non faccia a pieno il proprio dovere lasciando fuori dalla visuale l'assatanato di turno, rendendoci così quasi impossibile centrarlo in mezzo agli occhi con uno dei pochi proiettili a disposizione. Inoltre, non c'è ancora dato sapere come verrà integrata la funzione sightjack, la quale viene chiamata in causa solamente al momento della nostra morte, quando lo schermo si divide in due per affiancare alla classica visuale del corpo in terza persona quella in soggettiva dei nostri carnefici.

Tra le note positive, invece, l'efficiente integrazione con il rilevatore di movimento del sixaxis (che, se scosso al momento debito, ci consente di ricaricare l'arma o di rialzarci dopo aver avuto la peggio in una colluttazione) ed un tasso di difficoltà (altro tasto dolente del primo FS) ben bilanciato al quale viene in aiuto un sistema di salvataggi a check-point strutturato per rendere continua e mai frustrante l'esperienza di gioco.

E' proprio nell'impegno con il quale Team 17 ha cercato di sdoganare una saga tanto ispirata quanto elitaria come FS, rendendola appetibile alla grande utenza, che va ricercata la ragion d'essere di questo nuovo episodio della serie prodotta da Sony Computer. Per verificare se siano o meno riusciti nell'intento di sfruttare al meglio il potenziale emotivo di uno dei titoli più suggestivi di sempre basterà aspettare l'arrivo dell'estate, quando su PSStore farà la sua comparsa la prima delle dodici parti che andranno a comporre SBC.