Smuggler's Run 2: Hostile Territory
Importazione o esportazione di merci in violazione delle leggi fiscali: questo troverete, più o meno su ogni dizionario del globo, alla voce "contrabbando". Sino a poco tempo addietro era risaputo di come quest'attività fosse tanto illegale quanto particolarmente oscura e sotterranea... Effettivamente fu motivo di grossa sorpresa il constatare come Rockstar Games, per il lancio occidentale della nuova PlayStation 2, stesse alacremente lavorando alla realizzazione di un gioco di guida avente come fulcro d'interesse proprio questo tipo di tematiche. Mera trovata pubblicitaria per attirare l'attenzione e vendere qualche copia in più? A conti fatti, Smuggler's Run si rivelò, inaspettatamente, come uno dei titoli di lancio più validi ed apprezzati dell'intero lotto PAL, soprattutto grazie a una serie di caratteristiche tecniche che ne hanno fatto la fortuna, prima fra tutti la notevole vastità del mondo esplorabile: qualsiasi punto visibile nell'esteso orizzonte poteva, infatti, essere tranquillamente raggiunto, donando una sensazione di spazialità molto intensa. A tutto ciò andava poi aggiunto un gameplay semplice ed intuitivo che se da un lato ha facilitato l'apprezzamento del gioco presso una vasta fascia di pubblico, dall'altro ne ha però costituito uno dei più grossi limiti a causa anche di un'eccessiva ripetitività nell'azione. Smuggler's Run 2: Hostile Territory saprà cogliere l'eredità del predecessore con i dovuti correttivi?
UNA VITA NELL'OMBRA
L'idea alla base di Smuggler's Run era essenziale quanto frenetica: alla guida di agili veicoli, prima fra tutti una mitica buggy, il giocatore era chiamato a calarsi nei panni del contrabbandiere di turno, sempre disposto ad accollarsi la responsabilità di "trasporti" pericolosi e poco puliti con ampi margini di guadagno, ma perennemente in fuga dalle forze dell'ordine. Fra una destinazione e l'altra era infatti impresa ardua non incappare in una moltitudine di poliziotti pronti a gettarsi instancabilmente alle nostre calcagna, capaci di ogni azione nel tentativo di ribaltare o far uscire di strada il nostro mezzo. Se la cosa poteva rivelarsi particolarmente divertente agli inizi, ben presto sopraggiungeva una certa monotonia, dovuta essenzialmente a tre particolari: poca varietà nelle missioni, costituite principalmente dal portare il carico da un punto A ad un punto B; scarsa intelligenza artificiale degli inseguitori, coriacei ma assolutamente stupidi; monotonia di paesaggio, con qualche schermo innevato a spezzare colline e deserto, e di background, impoverito dall'assenza di una trama degna di questo nome
UNA VITA NELL'OMBRA
L'idea alla base di Smuggler's Run era essenziale quanto frenetica: alla guida di agili veicoli, prima fra tutti una mitica buggy, il giocatore era chiamato a calarsi nei panni del contrabbandiere di turno, sempre disposto ad accollarsi la responsabilità di "trasporti" pericolosi e poco puliti con ampi margini di guadagno, ma perennemente in fuga dalle forze dell'ordine. Fra una destinazione e l'altra era infatti impresa ardua non incappare in una moltitudine di poliziotti pronti a gettarsi instancabilmente alle nostre calcagna, capaci di ogni azione nel tentativo di ribaltare o far uscire di strada il nostro mezzo. Se la cosa poteva rivelarsi particolarmente divertente agli inizi, ben presto sopraggiungeva una certa monotonia, dovuta essenzialmente a tre particolari: poca varietà nelle missioni, costituite principalmente dal portare il carico da un punto A ad un punto B; scarsa intelligenza artificiale degli inseguitori, coriacei ma assolutamente stupidi; monotonia di paesaggio, con qualche schermo innevato a spezzare colline e deserto, e di background, impoverito dall'assenza di una trama degna di questo nome