Splinter Cell: Chaos Theory
di
Giuseppe Schirru
Terzo episodio per l'agente segreto parente di George Clooney (per fattezze fisiche). Il testimone ripassa a Ubisoft Montreal (già artefice del primo capitolo) e la regia si avvale ancora una volta della grafia di Tom Clancy. Stavolta il bersaglio è raggiungere la piena maturità, gli sviluppatori ci tentano colmando alcune lacune strutturali ormai storiche e mettendo in scena uno spettacolo visivo fuori parametro. Le novità da enucleare sono molteplici: obiettivi dinamici durante le missioni, nuove acrobazie fattibili, l'aggiunta del coltello nell'armamentario e la modalità cooperativa (due giocatori tramite split screen). Il demo mostrato nello scorso mese e ambientato nella costa peruviana non è altro che il primo livello dell'avventura, seguito a ruota da un incursione in una nave pullulante di terroristi, quindi lungo una serie di locazioni variegate che seguono il filo conduttore della narrazione. Il sistema di controllo è rimasto pressoché invariato, stessa mappatura del pad e analogo carnet di mosse effettuabili. Per l'occasione Sam si avvantaggia di un terzo visore (elettromagnetico) che affianca gli ormai noti termico e notturno, utile per l'individuazione di telecamere nascoste; inoltre accanto alla barra che indica il grado di visibilità, fa la sua comparsa l'indicatore del rumore. La presenza del coltello, new entry che nel tempo ha suscitato notevoli curiosità, risulta utile per uccidere un nemico dopo averlo immobilizzato o per aprire uno squarcio in determinati tipi di materiali (una tenda o un telo di nylon), ma non assicura quei risvolti ludici che era lecito aspettarsi.
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Non conforme è il discorso proferibile sugli obiettivi dinamici (quali il ritrovamento di casse ove piazzare delle ricetrasmittenti o scoprire l'identità segreta di un personaggio), garanti di una maggiore longevità e scusante per mettere in scena stage più estesi e meno filoguidati. La maggiore libertà apostrofata da obiettivi multipli e variabili si riflette tangibilmente nell'esperienza di gioco, e l'esempio lampante è il secondo stage, una nave di dimensioni ragguardevoli totalmente esplorabile. Al giocatore, nei limiti del codice, è lasciata totale libertà nel modo di agire. In tal senso gioca un ruolo fondamentale la tipologia d'armamentario prima dell'infiltrazione, con possibilità di scelta tra tre diversi set (furtività, assalto e redding, un mix tra i primi due). Difatti, entro un certo margine, le missioni possono essere superate secondo il volere del giocatore, che potenzialmente potrà terminarle senza venire a contatto diretto con i nemici, oppure facendo una strage e prediligendo una condotta militaresca. Il level design, come d'abitudine, si attesta su livelli altissimi e ancora una volta stupisce la varietà delle ambientazioni con alcune degne di reminiscenza. Salire sull'attico di un edificio completamente sorvegliato per poi calarsi nel palazzo dirimpetto, dove infiltrarsi in appartamenti pullulanti di terroristi (tra telecamere, allarmi e computer da sabotare) non ha prezzo.
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Last but not least la modalità cooperativa in split screen, che regala nuove missioni (differenti dalla campagna in singolo) e inediti risvolti ludici scaturenti dall'azione coadiuvata tra le due spie: fare da scaletta per raggiungere punti altrimenti inaccessibili, lanciare il compagno contro un nemico o mettere fuori uso temporaneamente una telecamera col jammer. Non una semplice appendice, quanto una nuova avventura degna di attenzione. Dal punto di vista tecnico Chaos Theory è un gioiello. Il sistema di illuminazione dinamica, come da tradizione, è eccellente, ma stavolta il motore grafico abusa di bump e normal mapping che danno vita a texture sublimi, pur senza muovere un numero eccessivamente maggiore di poligoni rispetto a Pandora Tomorrow. Il risultato finale, giusto per farvi capire la caratura del lavoro svolto da Ubisoft, ha poco da invidiare ai livelli qualitativi di Halo 2 o The Chronicles of Riddick. Perfetta anche la sfera sonora, con l'ormai celebre voce di Luca Ward nei panni di Sam e un doppiaggio in italiano sopraffino, più rumori ambientali ed effetti sonori di qualsivoglia natura sempre ottimi.
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Non conforme è il discorso proferibile sugli obiettivi dinamici (quali il ritrovamento di casse ove piazzare delle ricetrasmittenti o scoprire l'identità segreta di un personaggio), garanti di una maggiore longevità e scusante per mettere in scena stage più estesi e meno filoguidati. La maggiore libertà apostrofata da obiettivi multipli e variabili si riflette tangibilmente nell'esperienza di gioco, e l'esempio lampante è il secondo stage, una nave di dimensioni ragguardevoli totalmente esplorabile. Al giocatore, nei limiti del codice, è lasciata totale libertà nel modo di agire. In tal senso gioca un ruolo fondamentale la tipologia d'armamentario prima dell'infiltrazione, con possibilità di scelta tra tre diversi set (furtività, assalto e redding, un mix tra i primi due). Difatti, entro un certo margine, le missioni possono essere superate secondo il volere del giocatore, che potenzialmente potrà terminarle senza venire a contatto diretto con i nemici, oppure facendo una strage e prediligendo una condotta militaresca. Il level design, come d'abitudine, si attesta su livelli altissimi e ancora una volta stupisce la varietà delle ambientazioni con alcune degne di reminiscenza. Salire sull'attico di un edificio completamente sorvegliato per poi calarsi nel palazzo dirimpetto, dove infiltrarsi in appartamenti pullulanti di terroristi (tra telecamere, allarmi e computer da sabotare) non ha prezzo.
Last but not least la modalità cooperativa in split screen, che regala nuove missioni (differenti dalla campagna in singolo) e inediti risvolti ludici scaturenti dall'azione coadiuvata tra le due spie: fare da scaletta per raggiungere punti altrimenti inaccessibili, lanciare il compagno contro un nemico o mettere fuori uso temporaneamente una telecamera col jammer. Non una semplice appendice, quanto una nuova avventura degna di attenzione. Dal punto di vista tecnico Chaos Theory è un gioiello. Il sistema di illuminazione dinamica, come da tradizione, è eccellente, ma stavolta il motore grafico abusa di bump e normal mapping che danno vita a texture sublimi, pur senza muovere un numero eccessivamente maggiore di poligoni rispetto a Pandora Tomorrow. Il risultato finale, giusto per farvi capire la caratura del lavoro svolto da Ubisoft, ha poco da invidiare ai livelli qualitativi di Halo 2 o The Chronicles of Riddick. Perfetta anche la sfera sonora, con l'ormai celebre voce di Luca Ward nei panni di Sam e un doppiaggio in italiano sopraffino, più rumori ambientali ed effetti sonori di qualsivoglia natura sempre ottimi.
Splinter Cell: Chaos Theory
Splinter Cell: Chaos Theory
Lo stealth game made in Ubisoft appare mutato pur senza cambiare la propria filosofia. Nuovi gadget tecnologici, inedita modalità cooperativa, level design che concede maggiore libertà al giocatore durante le varie missioni ed obiettivi multipli, il tutto contornato da un motore grafico all'avanguardia che per fasti qualitativi poco ha da invidiare a due mostri sacri quali Halo 2 e Riddick. Fine marzo si avvicina e l'interrogativo è uno: col terzo capitolo la saga giunge alla piena maturità o dovremo ancora aspettare?