Splinter Cell Conviction
di
Davide Ottagono
La porta principale, ad una rapida occhiata, pare essere l'unico modo per entrare. Infilare il pezzo di vetro sotto la fessura per curiosare all'interno basterà per farsi un quadro preciso della situazione. Due soldati armati fino ai denti non aspettano altro che l'intruso si faccia vivo. Possiamo salutare il fattore sorpresa. O forse no? La fioca lampadina che illumina il cortile potrebbe fare al caso nostro. É il momento di presentare quello che, con tutta probabilità, é lo stacco più netto di Conviction rispetto al passato: il Mark and Execute System (Marchia ed Esegui, nella nostra lingua).
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Nome azzeccato, vista la sua funzionalità. Acquattandoci nell'ombra e prendendoci i secondi necessari per studiare la zona, verremo aiutati dalla rinnovata interfaccia, che contrassegnerà con un bollino sia gli avversari che gli elementi interagibili dello scenario. Cerchio grigio: bersaglio fuori portata. Cerchio rosso: é il momento di fare una strage. Il Mark and Execute sacrificherà l'abilità con i pollici (essendo il tutto in automatico) in favore di un pizzico di tattica. Combinando assieme più obbiettivi, ci sbizzarriremo nel creare le opere più disparate, con la fantasia come nostro unico limite. Potremo marchiare contemporaneamente una lampadina e un nemico, così da vedere Sam sbarazzarsi prima della fastidiosa fonte di luce e poi dell'addetto alla ronda, ormai inerme ed in preda al panico. Per giunta, un occhio di riguardo va dato anche all'arma attualmente impugnata. Come immaginabile, una semplice pistola limiterà il massacro a pochi ostili per volta (due, per la precisione); discorso diverso per un mitra o un fucile a pompa.
Nonostante la maggior tendenza all'azione, pensare che Sam Fisher si sia tramutato in un Rambo dei nostri tempi é sbagliato. Fino a prova contraria, Splinter Cell é il padre degli stealth moderni. E che proprio lui abbandoni la retta via per abbracciare una fetta di pubblico più ampia, sembra fantascienza. Fortunatamente, il protagonista non ha perso neanche un po' la sua voglia di giocare a nascondino. In favore di un'incrementata immedesimazione, ogni barra segnaletica é stata inoltre abolita. Scordatevi HUD di ogni tipo, ora dovrete basarvi completamente sui vostri sensi se vorrete sopravvivere. Tocco di stile: appena raggiunta una zona d'ombra, lo schermo perderà di colore, così da farci intendere di essere “al sicuro”.
Se in precedenza Sam poteva essere paragonato ad un serpente (ogni rimando é puramente casuale), silenzioso, invisibile e letale, ora ci ricorda una pantera. Agile, scattante e senza paura sfidare il pericolo. Fluido, diremo, come il motore grafico alla base del gioco. Il cambio di politica non é bastato per allontanare Conviction dagli standard del passato, con concept realistici, modelli credibili e colorazioni cupe al punto giusto. Un filo di aliasing di fondo (comunque limabile con il tempo ancora a disposizione) non rovina di certo un mondo asettico, soffocante e verosimile. Un mondo che, a notar bene, rispecchia perfettamente l'animo di Sam in persona. Per l'occasione, é stata migliorata soprattutto l'intelligenza artificiale dei nemici, ora veri cervelli pensanti e non macchine infallibili. É il caso di citare la Last Known Position. Come suggerisce la parola, i nostri avversari non tireranno più ad indovinare quando si tratterà di rilevare la posizione di Sam, una volta scoperto. Tramite un segnalino a schermo, verremo informati su quale sia l'ultimo contatto visivo certo che hanno avuto i nemici di noi. Risultato? Potremo far finta di essere dietro ad un riparo, per poi rigirare il tutto a nostro vantaggio, magari approfittandone per fuggire o sorprenderli ai fianchi. Niente di mai visto prima, dato che altri titoli fanno uso delle medesime tecniche, ma pur sempre un'introduzione gustosa capace di elevare Conviction un gradino ancora più in alto.
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Nome azzeccato, vista la sua funzionalità. Acquattandoci nell'ombra e prendendoci i secondi necessari per studiare la zona, verremo aiutati dalla rinnovata interfaccia, che contrassegnerà con un bollino sia gli avversari che gli elementi interagibili dello scenario. Cerchio grigio: bersaglio fuori portata. Cerchio rosso: é il momento di fare una strage. Il Mark and Execute sacrificherà l'abilità con i pollici (essendo il tutto in automatico) in favore di un pizzico di tattica. Combinando assieme più obbiettivi, ci sbizzarriremo nel creare le opere più disparate, con la fantasia come nostro unico limite. Potremo marchiare contemporaneamente una lampadina e un nemico, così da vedere Sam sbarazzarsi prima della fastidiosa fonte di luce e poi dell'addetto alla ronda, ormai inerme ed in preda al panico. Per giunta, un occhio di riguardo va dato anche all'arma attualmente impugnata. Come immaginabile, una semplice pistola limiterà il massacro a pochi ostili per volta (due, per la precisione); discorso diverso per un mitra o un fucile a pompa.
Nonostante la maggior tendenza all'azione, pensare che Sam Fisher si sia tramutato in un Rambo dei nostri tempi é sbagliato. Fino a prova contraria, Splinter Cell é il padre degli stealth moderni. E che proprio lui abbandoni la retta via per abbracciare una fetta di pubblico più ampia, sembra fantascienza. Fortunatamente, il protagonista non ha perso neanche un po' la sua voglia di giocare a nascondino. In favore di un'incrementata immedesimazione, ogni barra segnaletica é stata inoltre abolita. Scordatevi HUD di ogni tipo, ora dovrete basarvi completamente sui vostri sensi se vorrete sopravvivere. Tocco di stile: appena raggiunta una zona d'ombra, lo schermo perderà di colore, così da farci intendere di essere “al sicuro”.
Se in precedenza Sam poteva essere paragonato ad un serpente (ogni rimando é puramente casuale), silenzioso, invisibile e letale, ora ci ricorda una pantera. Agile, scattante e senza paura sfidare il pericolo. Fluido, diremo, come il motore grafico alla base del gioco. Il cambio di politica non é bastato per allontanare Conviction dagli standard del passato, con concept realistici, modelli credibili e colorazioni cupe al punto giusto. Un filo di aliasing di fondo (comunque limabile con il tempo ancora a disposizione) non rovina di certo un mondo asettico, soffocante e verosimile. Un mondo che, a notar bene, rispecchia perfettamente l'animo di Sam in persona. Per l'occasione, é stata migliorata soprattutto l'intelligenza artificiale dei nemici, ora veri cervelli pensanti e non macchine infallibili. É il caso di citare la Last Known Position. Come suggerisce la parola, i nostri avversari non tireranno più ad indovinare quando si tratterà di rilevare la posizione di Sam, una volta scoperto. Tramite un segnalino a schermo, verremo informati su quale sia l'ultimo contatto visivo certo che hanno avuto i nemici di noi. Risultato? Potremo far finta di essere dietro ad un riparo, per poi rigirare il tutto a nostro vantaggio, magari approfittandone per fuggire o sorprenderli ai fianchi. Niente di mai visto prima, dato che altri titoli fanno uso delle medesime tecniche, ma pur sempre un'introduzione gustosa capace di elevare Conviction un gradino ancora più in alto.
Splinter Cell Conviction
Splinter Cell Conviction
Il primo impatto con Conviction é stato tanto soddisfacente quanto spiazzante. Da un lato abbiamo un titolo cinematografico, carico d'atmosfera e ammaliante nelle sue novità; dall'altro, invece, la sensazione che il nome “Splinter Cell” sia messo lì più per fare scena che per altro, é grande. Conviction é un rifacimento completo della saga, e da qui non si scappa. Speriamo solo che Ubisoft, oltre che alla qualità del gioco completo, abbia pensato anche ai fans, sicuramente disorientati di fronte a tante e tali innovazioni. Introduzioni come il Mark and Execute o il rinnovato corpo a corpo potranno sia elevare questo quinto capitolo a capolavoro indiscusso, sia affossarlo completamente . Aspettiamo quindi ulteriori prove con mano prima di sbilanciarci nel dare giudizi prematuri.