Splinter Cell: Double Agent

di Bizio Cirillo
Con mamma Sony impegnata a risolvere l'intricata questione dello slittamento europeo di Playstation 3, giunge con il tempismo tipico degli eroi di una volta Splinter Cell: Double Agent, quinto capitolo dello stealth game di casa Ubisoft a cui sarà affidato l'ingrato compito di avviare il graduale passaggio degli scontenti utenti occidentali dalla vecchia alla nuova, e ritardataria, generazione di console.


Il gioco che ti aspetti
La sensazione dopo i primi istanti di gioco è di deja vu ed appagamento. Esattamente come già sperimentato con il livello del Faro di Chaos Theory, la suggestiva cornice artica del capitolo introduttivo rappresenta il terreno ideale per prendere subito confidenza con i movimenti base di Sam Fisher, presentatosi per l'occasione con un look decisamente più aggressivo. La mappatura dei tasti, le azioni principali e le possibilità di interazione con l'ambiente sembrano rimaste apparentemente le stesse, esattamente come l'equipaggiamento di base di Sam Fisher che si dimostra come da tradizione tanto vasto, dal rilevatore termico al visore notturno passando per l'immancabile HUD, quanto vario. Un background narrativo fortemente influenzato dalle scelte dell'utente, ed una maggiore libertà di azione, movimento ed interazione con l'ambiente circostante fanno comunque di Double Agent molto più di un semplice data-disk.
In questa sua nuova avventura Sam fisher potrà infatti non solo sfruttare in maniera molto più eterogenea la conformazione delle vaste arene di gioco, ma anche scegliere o modificare liberamente il percorso da seguire per raggiungere l'obbiettivo di missione.
Allo stesso modo, nella maggior parte delle occasioni sarà lasciata piena libertà al giocatore sulla strategia da seguire in azione, potendo così decidere se adottare una filosofia di attacco poco stealth ma molto efficace, oppure quella "del silenzio e dell'invisibilità", entrambe valide se affrontante tenendo conto della rinnovata IA dei personaggi controllati dalla CPU, in grado di organizzare azioni di accerchiamento ed attacco particolarmente efficienti.
A prescindere dalla filosofia adottata, sarà comunque determinante al fine del risultato finale l'aiuto di alcuni personaggi secondari (nel primo livello verrete affiancati da un secondo agente speciale) che tramite la semplice pressione di un tasto potranno darvi una mano a salire su strutture altrimenti impossibili da raggiungere, affiancarvi durante l'esecuzione di un attacco o più semplicemente restare in posizione di copertura in attesa di un vostro cenno.


Il vero punto di forza di Double Agent è comunque rappresentato dall'introduzione di un interessante sistema di reputazione, in grado di "tenere a memoria" le scelte effettuate dall'utente durante il normale svolgimento del gioco, affidando così proprio al duplice ruolo di Sam Fisher il compito di selezionare il percorso e le missioni da seguire.
In questo quarto capitolo, Sam non si limiterà infatti a svolgere esclusivamente il lavoro di agente speciale della NSA incaricato di sgominare l'organizzazione criminale nota come JBA (John Brown's Army), ma dovrà anche vestire i panni del fuorilegge in modo da conquistare le simpatie del galeotto nonché membro della JBA James Washington ed aprire così una finestra di opportunità altrimenti impossibile da ottenere.
La necessità di agire come un vero e proprio criminale, al punto dall'essere costretti ad organizzare anche una fuga di massa da una prigione ed ad agire contro le stesse forze di polizia e prevenzione del crimine, offre in sintesi al giocatore un ventaglio di opzioni in game decisamente più ampio che in passato, questo anche per l'esigenza di effettuare necessariamente determinate operazioni a "perdita umana zero", evitando al contempo di rivelare la propria identità di infiltrato.

Per quanto riguarda l'aspetto tecnico è doveroso precisare che la versione Playstation 2 di Double Agent non può essere messa in diretta competizione con quella prevista sempre per lo stesso periodo su Xbox 360. Troppo evidenti infatti la differenze sui due fronti, acuita da un hardware Sony giunto ormai alla fine del suo ciclo produttivo. Nonostante questo bisogna riconoscere che il team di sviluppo ha fatto il massimo con l'hardware a disposizione, riuscendo a presentare un titolo sicuramente migliore del suo predecessore, sia per quanto concerne l'aspetto generale che per le novità sotto il profilo più strettamente tecnico. Sam Fisher potrà infatti contare su un set di animazioni completamente nuovo, su fondali sempre più votati all'interazione e su una velocità generale mai al di sotto dei canonici 30 FPS. Fin qui quelle che si preannunciano come le novità in senso positivo del gioco, anche se non mancheranno alcuni cronici difetti tipici della versione Playstation 2 quali la presenza di eccessivi tempi di caricamento fra una missione e l'altra e ceckpoint fin troppo ravvcinati. In ultima analisi desta inoltre un po' di perplessità circa la rinuncia alla voce storica Luca Ward per la versione italiana del gioco, rimpiazzato per l'occasione dallo stesso stesso doppiatore di Sam fisher di Splinter Cell Essential.