The Alters – Sopravvivere a Sé Stessi – Anteprima PC

Un'analisi della demo di The Alters: un intrigante mix di sopravvivenza, gestione e clonazione.

di Simone Rampazzi

La clonazione, intesa come la creazione di copie identiche di esseri viventi, ha affascinato scrittori e lettori per secoli, ben prima dell’avvento della fantascienza moderna.

In passato, diversi autori hanno esplorato vari metodi fantasiosi, per duplicare l’essere umano, sfruttare come idee per i propri romanzi: da automi meccanici e omuncoli alchemici a Doppelgänger spirituali, molti hanno preso e sfruttato l’argomento nei modi più disparati, esplorando spesso anche implicazioni etiche e morali, interrogandosi soprattutto su quali potrebbero essere le conseguenze del suo utilizzo.

La clonazione, dunque, non è solo un tema di speculazione scientifica, ma un potente strumento narrativo per riflettere sulle possibilità e i pericoli della manipolazione genetica nel futuro della nostra società. Questo preambolo serve a stuzzicare la vostra fantasia mentre vi parliamo di The Alters, videogioco sviluppato da 11 Bit Studios (gli stessi di Frostpunk e This War of Mine) che vuole regalarci una parentesi sul tema, insieme a una buona dose di elementi gestionali.


The Alters – Sopravvivere alle Difficoltà

Esiste un metodo efficacie per mettere in piedi una storia avvincente? Forse si, forse no. Resta il fatto che The Alters inizia secondo noi nel modo giusto, mettendoci nei panni di un sopravvissuto alla distruzione di un’astronave atterrata su un pianeta sconosciuto.

Non ci è dato sapere molto. Le informazioni vengono centellinate come le classiche molliche di pane inseguite da Pollicino, tant’è che il nostro alter ego, tale Jan Dolski, riesce soltanto a trovare le navette di salvataggio del suo equipaggio compromesse e non recuperabili. Qualcosa è andato storto e non ci è dato sapere cosa.

Le uniche risposte sembra possibile trovarle all’interno della base sita sul pianeta, una sorta di enorme ruota che accoglie all’interno strutture simili a container, che uniti a dovere formano il classico scenario da “shelter” come visto in titoli quali Fallout o XCOM (il secondo nella gestione del QG).

Il centro comandi ci permette di entrare in contatto con qualcuno sulla Terra. Anche qui, i dubbi sono molteplici, soprattutto perché lo schermo presenta il classico rumore da tubo catodico. Perché siamo stati mandati qui? Soprattutto, come faremo a tornare a casa?

La demo risponde a parte delle nostre domande. In primo luogo, sembra che la Terra sia alla ricerca di un particolare minerale chiamato Rapidium, minerale che il gioco ci fa subito utilizzare lasciandoci intendere che una delle sue proprietà è quella di accelerare la crescita organica. La seconda domanda trova risposta, invece, nell’utilizzo che faremo del suddetto minerale: utilizzandolo nel “womb”, quindi nel grembo - e parola non fu più azzeccata -, è possibile accedere a un processo di clonazione utile a creare gli Alters, a tutti gli effetti delle alterazioni del personaggio principale.

Approfitto per sottolineare alterazioni, dato che il processo sembra riuscire a replicare non solo l’impronta genetica, ma anche tutto il bagaglio di esperienze dello stesso Jan Dolski. Alterando le sue esperienze in un determinato punto della vita, stando sempre al gioco, sarebbe possibile creare un clone che potenzialmente ha vissuto una vita diversa, scegliendo magari altri studi o passioni.

Ecco che così emerge una caratteristica di gameplay, una possibilità data in mano al giocatore che potrà così creare degli Alters esperti in meccanica, botanica, cucina e quant’altro.


The Alters – Un Buon Survival Game?

Sulla carta l’idea è assolutamente stuzzicante, inutile negarlo. Dopo aver effettuato per la prima volta il processo di creazione, The Alters ci mette di fronte a tutta una serie di condizioni che fanno presagire a una – difficilegestione dei sentimenti nei rapporti con i nostri cloni.

La software house 11 Bit Studios è molto brava a gestire e implementare questi fattori, ricordiamoci sempre di This War of Mine, motivo che speriamo di aver modo di vedere presto, soprattutto durante la gestione di più cloni e magari nelle fasi avanzate del gioco, giacché il plot narrativo principale della questione resta sempre quello di sopravvivere e riuscire a tornare a casa.

Qui abbiamo di fronte varie metodologie per portare a casa il risultato, insieme alla giusta scelta e modalità con cui bisognerà reperire i vari strumenti per sopravvivere. La demo ci ha offerto una parte esplorativa in terza persona, niente di che al momento ma meglio di niente, in cui è stato possibile costruire uno strumento di estrazione materiale organico, accompagnato dal reperimento e dalla lavorazione di alcuni metalli presenti in loco.

La base offre le strutture classiche già visti in competitor di settore: troviamo cucina, officina, centro di comando, accompagnati dal womb e dalla sala del computer quantico. Per il resto, non abbiamo capito come verrà implementata tutta la struttura, ma è facilmente intuibile che ci sarà da muoversi per il pianeta, soprattutto per evitare le ondate di radiazioni sulla superficie, che sono evitabili mettendo in piedi un ciclo giorno/notte di entrata e uscita dalla base.

Al momento è possibile fare davvero poco, la demo si conclude dopo la creazione del primo clone, e anche la gestione dell’inventario, o il reperimento di altri materiali, è ancora ignota, motivo per cui è difficile immaginare cosa verrà dopo.