The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay
di
La rivincita dei tie-in.
Starbreeze Studios tenta di sfatare l'assunto che vuole i tie-in come dei prodotti qualitativamente discutibili con questo The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay, che trae ispirazione dalla pellicola cinematografica con protagonista Vin Diesel in dirittura d'arrivo nelle nostre sale (20 Agosto 2004). Il film, seguito naturale di Pitch Black, vede il protagonista bighellonare tra vari mondi fino al raggiungimento del pianeta Helion. Proprio qua, incontrando la bella Kyra, risfoglierà le pagine di un capitolo importante della sua vita. E l'azione avrà inizio.
Evitiamo eventuali congetture circa la trama e cerchiamo di capire all'ingrosso quelle che potranno essere le qualità del gameplay, anche se, è doveroso dirlo, l'aspetto tecnico di questo prodotto meriterebbe preminenza rispetto ad ogni altro discorso. Ma andiamo con calma, come dice il saggio. TCoR non si accontenta di essere un semplice fps, ma macchia il suo vestito naturale di tinte da stealt game, combattimenti a mani nude ed elementi adventure. Un mix certamente non nuovo nel panorama videoludico - i pionieri in tal senso non mancano (Breakdown, Capcom 2004) dove, purtroppo, i vari generi spesso e volentieri venivano svuotati dei propri valori tradizionali e implementati con sufficienza. La Starbreeze Studios riesce invece a donare a ognuno la propria dimensione, dando un calcio nella schiena alla teoria dell'individualismo che in questa generazione videoludica viene sempre più disprezzata, e trovando un giusto bilanciamento tra le parti.
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Riddick non è solo armato di tutto punto. La preclusione di potersi arrampicare o l'impossibilità di combattimenti corpo a corpo, relegano numerosi altri protagonisti di fps diversi gradini sotto il Vin Diesel degli Starbreeze. Forte non solo di una muscolatura sapientemente riprodotta, ma di nuove possibilità offerte dall'impianto ludico, l'eroe ha modo di mostrarci una varietà di situazioni disarmante e un'altrettanto disarmante numero di variabili per superare ogni passaggio. L'abbiamo detto, TCof non è un semplice fps, è molto di più. Difficile, per quanto l'assenza di indicatori possa essere ingannevole, non notare la filosofia stealth adottabile in numerose situazioni, dove la penombra in cui sono immerse le varie locazioni è più che un invito galante ad agire di soppiatto. Inoltre, le contaminazioni action fanno fare gli straordinari al caro Vin, non solo impegnato a sparare e a colpire, ma anche a saltare ed arrampicarsi. L'interazione col fondale gioca un ruolo fondamentale, non solo per il passaggio repentino da una piattaforma all'altra, ma anche grazie alla possibilità di rovinare e in parecchi casi rompere il fondale, spaccando muri che celano strade secondarie e passaggi segreti.
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Proprio le ambientazioni, immerse nell'oscurità e macchiate oltremodo di sangue, donano un senso di claustrofobia che riporta alla mente il pupillo della Id Software, o della Vicarious Vision se si vuol peccare di precisione. Le atmosfere di gioco si dimostrano parecchio similari, così come la magnificenza dei corrispettivi impatti visivi. Nella release in nostro possesso si rimane subito rapiti dalle spettacolari fattezze grafiche, e non è improprio giudicare Riddick come uno dei titoli tecnicamente più promettenti per XBOX. Anzi, lo ribadiamo: TCoR è graficamente superbo. Le ambientazioni fanno sfoggio di uno sfrenato bump mapping, vero e proprio ristoratore per gli occhi, capace di garantire una cura per i particolari senza precedenti, ma reo di appesantire oltremodo il motore grafico causando, raramente, qualche minimo rallentamento (insignificante). Il frame rate è ancorato ai 60 fps, gli effetti speciali si sprecano e le texture in alta risoluzione valgono da sole il prezzo del biglietto. Lo spettacolo però non finisce qua, sarebbe infatti ingeneroso non menzionare il sistema di luci ed ombre dinamiche rigoramente in real time - data anche l'espressione di vera e propria adorazione che si stampa sui volti di coloro che si trovano dinnanzi a cotanto spettacolo e il paragone col pluriosannato Splinter Cell di Ubisoft, di cui Riddick ha veramente poco da invidiare.
Per ora è meglio chiudere qua, con un solo appunto: fin da ora The Chronicles of Riddick appare in stridente contrasto coi tratti distintivi dei tie-in (titoli qualitativamente altalenanti che si aggrappano alla licenza). Può essere la rivincita dei tie-in? Qualche mese e lo scoprirete. Noi siamo ottimisti.
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Starbreeze Studios tenta di sfatare l'assunto che vuole i tie-in come dei prodotti qualitativamente discutibili con questo The Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay, che trae ispirazione dalla pellicola cinematografica con protagonista Vin Diesel in dirittura d'arrivo nelle nostre sale (20 Agosto 2004). Il film, seguito naturale di Pitch Black, vede il protagonista bighellonare tra vari mondi fino al raggiungimento del pianeta Helion. Proprio qua, incontrando la bella Kyra, risfoglierà le pagine di un capitolo importante della sua vita. E l'azione avrà inizio.
Evitiamo eventuali congetture circa la trama e cerchiamo di capire all'ingrosso quelle che potranno essere le qualità del gameplay, anche se, è doveroso dirlo, l'aspetto tecnico di questo prodotto meriterebbe preminenza rispetto ad ogni altro discorso. Ma andiamo con calma, come dice il saggio. TCoR non si accontenta di essere un semplice fps, ma macchia il suo vestito naturale di tinte da stealt game, combattimenti a mani nude ed elementi adventure. Un mix certamente non nuovo nel panorama videoludico - i pionieri in tal senso non mancano (Breakdown, Capcom 2004) dove, purtroppo, i vari generi spesso e volentieri venivano svuotati dei propri valori tradizionali e implementati con sufficienza. La Starbreeze Studios riesce invece a donare a ognuno la propria dimensione, dando un calcio nella schiena alla teoria dell'individualismo che in questa generazione videoludica viene sempre più disprezzata, e trovando un giusto bilanciamento tra le parti.
Riddick non è solo armato di tutto punto. La preclusione di potersi arrampicare o l'impossibilità di combattimenti corpo a corpo, relegano numerosi altri protagonisti di fps diversi gradini sotto il Vin Diesel degli Starbreeze. Forte non solo di una muscolatura sapientemente riprodotta, ma di nuove possibilità offerte dall'impianto ludico, l'eroe ha modo di mostrarci una varietà di situazioni disarmante e un'altrettanto disarmante numero di variabili per superare ogni passaggio. L'abbiamo detto, TCof non è un semplice fps, è molto di più. Difficile, per quanto l'assenza di indicatori possa essere ingannevole, non notare la filosofia stealth adottabile in numerose situazioni, dove la penombra in cui sono immerse le varie locazioni è più che un invito galante ad agire di soppiatto. Inoltre, le contaminazioni action fanno fare gli straordinari al caro Vin, non solo impegnato a sparare e a colpire, ma anche a saltare ed arrampicarsi. L'interazione col fondale gioca un ruolo fondamentale, non solo per il passaggio repentino da una piattaforma all'altra, ma anche grazie alla possibilità di rovinare e in parecchi casi rompere il fondale, spaccando muri che celano strade secondarie e passaggi segreti.
Proprio le ambientazioni, immerse nell'oscurità e macchiate oltremodo di sangue, donano un senso di claustrofobia che riporta alla mente il pupillo della Id Software, o della Vicarious Vision se si vuol peccare di precisione. Le atmosfere di gioco si dimostrano parecchio similari, così come la magnificenza dei corrispettivi impatti visivi. Nella release in nostro possesso si rimane subito rapiti dalle spettacolari fattezze grafiche, e non è improprio giudicare Riddick come uno dei titoli tecnicamente più promettenti per XBOX. Anzi, lo ribadiamo: TCoR è graficamente superbo. Le ambientazioni fanno sfoggio di uno sfrenato bump mapping, vero e proprio ristoratore per gli occhi, capace di garantire una cura per i particolari senza precedenti, ma reo di appesantire oltremodo il motore grafico causando, raramente, qualche minimo rallentamento (insignificante). Il frame rate è ancorato ai 60 fps, gli effetti speciali si sprecano e le texture in alta risoluzione valgono da sole il prezzo del biglietto. Lo spettacolo però non finisce qua, sarebbe infatti ingeneroso non menzionare il sistema di luci ed ombre dinamiche rigoramente in real time - data anche l'espressione di vera e propria adorazione che si stampa sui volti di coloro che si trovano dinnanzi a cotanto spettacolo e il paragone col pluriosannato Splinter Cell di Ubisoft, di cui Riddick ha veramente poco da invidiare.
Per ora è meglio chiudere qua, con un solo appunto: fin da ora The Chronicles of Riddick appare in stridente contrasto coi tratti distintivi dei tie-in (titoli qualitativamente altalenanti che si aggrappano alla licenza). Può essere la rivincita dei tie-in? Qualche mese e lo scoprirete. Noi siamo ottimisti.