The Elder Scrolls: Morrowind

Morrowind. Amanti dei Giochi di Ruolo su computer, ficcatevi bene in testa questo strano nome: Morrowind. Si, perché potrebbe essere proprio in un luogo chiamato così che trascorrerete tante, tante ore del vostro futuro divertimento videoludico. Potrebbe essere proprio grazie ad un gioco che porta tale nome che potrete finalmente appagare la vostra sete di un po' di sana azione "ruolistica" riportata quanto più fedelmente possibile sul monitor del vostro computer

Ma prima di pensare al futuro, diamo una nostalgica occhiata al passato.Torniamo nella primavera del 1993, quando, agli albori della potenza di calcolo tridimensionale dei PC (e parliamo di possenti Intel 486 coi loro fiammanti 30 e passa MHz, mica cavoli), una semisconosciuta software house chiamata Bethesda Softworks presentò una loro interpretazione dei Giochi di Ruolo computerizzati: Arena, il primo capitolo della saga degli "Elder Scrolls". Un gioco quasi fuori luogo ai tempi, con la sua installazione che occupava oltre 40 mb sui minuscoli hard disk di allora, e con richieste hardware ai limiti dell'accettabile in un periodo in cui la selvaggia corsa agli upgrade cui siamo oggi tanto (ahimé) abituati era appena agli inizi e procedeva con passo ancora ancora ragionevole. Ma, pagando tale scotto in termini di hardware, di poteva finalmente entrare in un mondo tridimensionale tra i più realistici che mai prima ci fosse capitato di esplorare. Città vere e proprie, labirinti, qualche simpatica zona "all'aperto"... un piccolo mondo fantasy che rese felici parecchi giocatori e che ficcò prepotentemente in testa dei fan neo-acquisti della serie una domanda ben precisa: "cosa verrà, dopo"?
La risposta arrivò tre anni dopo, e portava il nome di Daggerfall. The Elder Scrolls: Daggerfall, il secondo capitolo della serie. Accompagnato alla sua uscita sul mercato da uno sciame di promesse infinite, il gioco si prometteva di ampliare ancora di più il mondo di Arena, e lo fece in maniera esponenziale. Un intero continente a disposizione dei giocatori, centinaia di locazioni tra città, piccoli villaggi, avamposti e templi, una marea di sotto-quest che venivano generate al momento dal computer stesso e centinaia di dungeon (anch'essi generati casualmente da algoritmi creativi ma un po' pasticcioni...) da esplorare. Al contempo, ahimé, il gioco portò con se una marea di bug e imperfezioni, tanto da farlo entrare di diritto nella classifica dei giochi più "imperfetti" mai creati, e ciò ridusse un poco la magnificenza del titolo, che comunque rimane ai giorni d'oggi uno dei giochi nel suo genere più belli e apprezzati su PC. In particolare, il senso di libertà offerto dal titolo é stato raramente percepito in giochi simili usciti in seguito, tanto da portare l'esercito dei videogiocatori a credere che un'altra esperienza del genere si sarebbe ottenuta solo con un terzo episodio della serie. Che però tardava a venire