The Evil Within

di Roberto Vicario
Sin dall'annuncio, datato ormai 2010, The Evil Within - conosciuto precedentemente con il nome il codice Project Zwei - ha stuzzicato l'interesse di molti giocatori. Il motivo é molto semplice, e si può riassumere in un nome: Shinji Mikami. Per coloro che non sapessero di chi stiamo parlando, il noto director/producer giapponese é colui che ha dato i natali a svariate icone di questo mondo, titoli del calibro di: Resident Evil, Dino Crisis, P.N. 03, Viewtiful Joe e molti altri ancora.

Dopo diverso tempo speso su più disparati generi, l'abbandono di Platinum Games é coinciso con la fondazione della software house Tango Gameworks ed il ritorno al genere che l'ha consacrato nell'olimpo dei videogiochi: il survival horror.

Arriviamo cosi ai giorni nostri, ed un viaggio in quel di Londra ci ha permesso di testare con mano questo promettente The Evil Within. Ci avrà spaventato a sufficienza? scopritelo insieme a noi.

Un mondo disturbante



La demo ci ha permesso di toccare con mano due distinti livelli che andranno a comporre la trama di gioco. Il protagonista é il detective Sebastian Castellanos, che durante l'indagine di un caso abbastanza truce e violento, rimarrà coinvolto in una storia paranormale e dalle tinte decisamente dark che metteranno a dura prova la sua sanità mentale e fisica.

La prima delle due sezioni che abbiamo giocato era ambientata all'interno di un piccolo villaggio rurale, con case fatte ancora interamente in legno e una serie di falò che contrastavano qua e là la buia notte. Questa porzione di gioco ci ha permesso anche di conoscere un professore che, senza spoileravi nulla, scopriremo più avanti avere un ruolo fondamentale nella trama. Lo scopo della nostra missione era quello di esaminare il villaggio alla ricerca di una paziente del professore.
vimager1, 2, 3
L'impatto con l'ambiente ci ha fatto subito percepire la maestria che Mikami riesce ogni volta a trasmettere ai suoi giochi. Nonostante non si possa parlare di vera e propria paura - sensazione che comunque non abbiamo percepito in maniera tangibile durante il nostro hands on - The Evil Within riesce a trasmettere un senso di inquietudine che deriva da un ambiente angosciante, da una serie di contenuti sonori magistralmente orchestrati e quella costante sensazione che qualcosa possa succedere da un momento all'altro.

Meno d'impatto ci é sembrato il gameplay del titolo che, senza troppi giri di parole, attinge a piene mani da quello dei Resident Evil. Le movenze di Castellanos, e buona parte delle dinamiche di interazione con l'ambiente di gioco ricordano infatti quanto già visto negli ultimi capitoli della serie survival horror più conosciuta al mondo.

Pecca? Non proprio, o meglio, é ancora presto per dirlo. The Evil Within offre infatti un discreto grado di novità che, se sfruttate a dovere, potrebbero sicuramente trasformare il titolo in qualcosa di originale almeno per il panorama dei Survival Horror. Sono state ad esempio aggiunte delle basilari meccaniche stealth, che ci permetteranno di agguantare i mostri alle spalle e ucciderli salvaguardando le sempre carenti munizioni. Potremo anche creare dei veri e propri tranelli, attirando i mostri in zone tatticamente a nostro vantaggio, per poi farli fuori con comodo. Ma non é tutto! saltuariamente potrebbe fare capolino all'interno del livello un ragazzo, simile nella sua conformazione ad un fantasma, da cui potremo solamente scappare. Per farlo dovremo analizzare l'ambiente circostante e trovare un nascondiglio ora sotto un letto, ora in un armadio, e così via.

Insomma, alle classiche meccaniche “mikamiane” ne vengono aggiunte di nuove, che ricordano invece titoli più recenti e sperimentali come Outlast. Non é tutto però. Combattere non é sempre la soluzione migliore. A volte ci troveremo difronte a nemici che non saremo in grado di uccidere, come successo a noi sul finire della prima porzione della demo. In quel caso, il nostro compito sarà solamente quello di scappare a gambe levate, senza mai guardare all'indietro.



Quella villa mi sembra di conoscerla..



Di tenore ben diverso é stata invece la seconda parte della demo, ambientata all'interno di una magione dispersa all'interno di una foresta tanto lugubre, quanto simile alla “mansion” del primo Resident Evil.

La scalinata centrale, la suddivisione in stanze, i quadri inquietanti e tanto altro ancora. Potremmo stare qui ore a raccontarvi di tutti i particolari che abbiamo potuto cogliere nel corso del nostra prova, ma concentriamoci sul gioco.

Questa seconda porzione di gioco ci ha mostrato come la componente survival sia comunque presente in modalità massiccia, portando a galla anche qualche altra novità molto interessante.

Come detto, risparmiare proiettile sarà fondamentale tanto quanto avere con noi dei fiammiferi con cui bruciare i corpi dei nemici abbattuti. Perché? semplice! abbattere un mostro non significherà averlo ucciso del tutto, date che in qualsiasi momento potrebbe rialzarsi e tornare a tormentare il nostro personaggio. Proprio per questo motivo, dare fuoco al cadavere annullerà ogni forma di rigenerazione.

In pieno stile Mikami, anche in The Evil Within non mancheranno elementi puzzle da risolvere per aprire porte o per proseguire all'interno dell'avventura. Elementi che, anche in questo caso, rimandano ai suoi primi titoli survival, in cui raccogliere chiavi dalle forme più disparate o risolvere giochi di logica ed intuito, erano elementi integranti dell'esperienza di gioco.



Infine diamo anche un sguardo all'arsenale. Come armamentario base avremo un coltello per il corpo a corpo, una pistola e un fucile a pompa. A queste armi abbastanza classiche avremo anche una balestra sulla quale potremo montare dardi elettrici, incendiari e di ghiaccio. Oltre ad usarli direttamente sui mostri, potremo anche utilizzarli all'interno dell'ambiente (come ad esempio quello elettrico all'interno di una pozza d'acqua) per fare più danni con un singolo dardo. Ultima menzione spetta ad una serie di oggetti che ci faranno recuperare dei punti esperienza che potremo spendere per migliorare abilità e caratteristiche del nostro protagonista ed immaginiamo anche delle armi. Purtroppo però questa funzione era bloccata all'interno della build che abbiamo avuto modo di provare.

Sotto l'aspetto meramente tecnico, avendo avuto modo di provare un codice ancora lontano dall'essere completo non possiamo esprimerci più di tanto. La versione provata é stata quella PC e quindi poco indicativa di quella che sarà poi la controparte console. Quello che abbiamo notato é sicuramente un level design e una cura nei dettagli degli ambienti di assoluto livello; elementi che contribuiscono ad accrescere quello stato di tensione ed ansia che si percepisce pad alla mano.

Meno di impatto invece i modelli poligonali dei nemici e del nostro personaggio, animazioni comprese. Tuttavia visto il tempo a disposizione degli sviluppatori, vi é ancora un discreto lasso temporale per sistemare tutte le imperfezioni che abbiamo trovato all'interno della build testata.

In sostanza The Evil Within non stupisce per innovativi metodi di spavento, e non riscrivere quello che é stato fino ad oggi il genere survival horror. Tuttavia, dalla nostra prova si evince la volontà da parte degli sviluppatori di offrire un'esperienza che tenga il giocatore costantemente sul filo della tensione, che offra spunti interessanti e che sia in grado di intrattenere. Ci saranno riusciti? appuntamento alla fine dell'estate per il verdetto definitivo.