The Fish Files

The Fish Files
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Dalle immagini diffuse dal team si può già intuire un'impronta grafica che deve molto alle classiche e gloriose avventure LucasArts: stile cartoonesco, a tratti deformed, con fondali incredibilmente disseminati di dettagli e personaggi che, a una prima occhiata, é possibile definire piuttosto bizzarri. Chiaramente i ricordi più vividi delle prime avventure Lucas sono comunque legati a un mouse, una tastiera ed un monitor: la fase realizzativa di The Fish Files risulta invece piuttosto complessa se si tiene in debita considerazione le difficoltà che il lavorare in una porzione di 160x144 pixel può comportare. La tecnica dell'Hi Color (ben nota su GBC, quanto poco sfruttata a fondo) ha comunque permesso ai grafici siciliani di riempire lo schermo con fondali incredibilmente dettagliati... ma la vera sfida, nonché il fattore che rende The Fish Files unico rispetto agli altri concorrenti, é stata quella di riprodurre sul piccolo schermo del portatile Nintendo sprite dalle così grandi proporzioni e di mantenere al contempo OVUNQUE nel gioco la modalità Hi Color. La brillante riuscita dell'operazione ha inoltre indirettamente facilitato il lavoro di story writer e grafici, che hanno potuto dar libero sfogo alla fantasia, per creare personaggi dall'apparenza assolutamente bislacca, come lo stesso protagonista Dante, ma dall'aria demenziale in pieno stile LucasArts: proprio l'intramontabile passione del team per le vecchie avventure della software house di George Lucas ha costituito da faro guida per l'ideazione di un plot originale, esilarante e corroborato da una grande varietà di personaggi e ambientazioni
The Fish Files
Un buttafuori piuttosto truzzo. Non che Dante sia un tipo alla moda...

IL MOTORE DEL 2000 SARA'... STUPIDO
Dal punto di vista meramente tecnico, The Fish Files ha dovuto sopportare l'iniziale perplessità degli addetti ai lavori riguardo le effettive possibilità di presentare quanto preannunciato dai suoi sviluppatori. Non a caso l'engine che supporta l'intero titolo porta l'alquanto ambiguo nome di "Stupid Engine", salvo poi mostrarsi concretamente tutto fuor che stupido: salto di qualità sensibile dalle canoniche 32 palette di colore del portatile Nintendo all'altisonante numero di 2000 colori contemporaneamente su schermo e personaggi grandi circa la metà dello spazio disponibile sul display della console. Come é facile intuire, il nome con cui 7th Sense ha voluto battezzare il proprio engine nasce quindi come scherno alle prime incredulità sul progetto, capace di prendere vita già dopo solo tre settimane di sviluppo
The Fish Files
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The Fish Files

The Fish Files non è solo il sogno di un gruppo di sviluppatori italiani che diventa realtà, ma è anche un progetto che può rendere lustro e inorgoglire la scena nazionale degli sviluppatori software, altrimenti ancora piuttosto incerta e imprigionata nelle solite pregiudiziali che il resto del mondo affibbia all'Italia in fatto di software (qualcuno ha parlato di pirateria?). Le credenziali per risultare un ottimo titolo sotto tutti gli aspetti, The Fish Files le possiede tutte: lato tecnico di prim'ordine e con proposte decisamente innovative per un Game Boy Color, stile grafico azzeccato e una forte influenza dalle prime avventure Lucas a condire il tutto. Ma, soprattutto, una genuina passione per il videogiocare che traspira dagli stessi sviluppatori del gioco e che, di questi tempi sempre più legati alle regole del marketing e del riciclo di idee, non fa affatto male.

Andrea Focacci

SECONDO COMMENTO
E' vivido il ricordo della prima prova su strada di The Fish Files al recente ECTS 2001, attorniato dai sette membri fondatori del team di sviluppo con gli occhi puntati sul sottoscritto che teneva in mano un GBC su cui girava la loro splendida creatura... In tempi in cui il Game Boy Advance ha già regalato evidenti meraviglie, delineando un salto tecnologico netto rispetto alla maggior parte della produzione per GBC, vedere in azione The Fish Files lascia davvero stupiti: anzitutto per il fatto che tale qualità visiva possa scaturire dall'anziana tecnologia del Game Boy Color; in secondo luogo che il sapore, la magia, la demenzialità delle mitiche avventure LucasArts - filtrate, eleborate e interpretate dall'italiaco talento - possano essere racchiusi nell'angosto spazio fisico e tecnologico di una cartuccia per Game Boy Color. Ci sarà tempo nella recensione di parlare della trama (pesci rapiti da un immaginario College americano) da cui deriva il titolo del gioco e del tipo di gameplay adottato per questa avventura portatile: per adesso non ci resta che attendere (il momento dell'uscita è vicino) e augurare ancora ai 7th Sense il più grande degli "in bocca ala lupo"!

Matteo Camisasca