The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom, provata la nuova avventura della Principessa
The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom, provata la nuova avventura della Principessa
Il 26 settembre The Legend of Zelda tornerà su Nintendo Switch in una veste tutta nuova: stavolta toccherà alla Principessa Peach partire all’avventura per contrastare i mali che attanagliano il regno di Hyrule e avere la meglio su un mondo che sta cadendo vittima di una profonda nebbia malefica, che sembra aver annichilito anche i più grandi eroi che hanno messo piede sulla console giapponese. Abbiamo avuto l’occasione di provare, in anteprima, per un’ora intensa The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom, per scoprire cosa aspettarci tra circa 20 giorni dalla nuova iterazione dell’avventura di… Zelda, non Link.
Il potere della memoria
La sessione nella quale abbiamo avuto modo di testare il gameplay del nuovo capitolo della saga di Zelda ci ha condotto nelle fasi iniziali della nostra avventura. Un viaggio che dalle prigioni nelle quali è stata maldestramente rinchiusa Zelda ci ha portato in un dungeon con tanto di boss battle finale, dopo un incontro con un temibile mid-boss, molto aggressivo e di nostra grande conoscenza. Queste prime fasi ci hanno permesso di prendere dimestichezza con quelle che sono le meccaniche del gioco, molto accessibili sin da subito sfruttando i dorsali della console, che per la nostra prova era in modalità docked e quindi collegata a uno schermo.
Zelda ha il potere di immagazzinare, nella propria mente, gli oggetti che incontra durante il proprio percorso, per poi poterli evocare al bisogno e costruire ponti, passaggi o anche mostri che saranno pronti a supportarci in battaglia: nelle prime fasi, d’altronde, Zelda non è armata, se non di un bastone magico che le permette proprio di mettere in pratica questa procedura di replica; successivamente sbloccherà un potere d’attacco, ma ci arriveremo a tempo debito. La copia degli oggetti passa dai letti alle anfore, dalle più basilari casse di legno fino alle più elaborate piante con tanto di vaso, utili per poterci camminare sopra e creare una sopraelevata. Gli oggetti sono tangibili, possono essere usati per la loro composizione fisica, ma sono in realtà delle eco (da cui Echoes of Wisdom) con la finalità di creare una replica che, però, non durerà in eterno: Zelda, infatti, potrà farle sparire al bisogno, o anche per correggere un errore. Le strategie da applicare, in questi casi, sono svariate soprattutto in assenza di un combattimento melee dalla nostra.
Combattere con l’ingegno
Potrete evocare delle pietre da lanciare contro gli avversari oppure farvi rincorrere su un ponte fatto di letti e poi, al momento giusto, cancellare i letti per far precipitare gli avversari al piano di sotto. Nelle esplorazioni dei dungeon sono state estremamente utili le tarantole, che a ogni spawn hanno creato una ragnatela con la quale poterci arrampicare verso il soffitto e sfruttare la verticalità degli ambienti. Tutto viene affidato all’inventiva del giocatore, che potrà ingegnarsi per creare quello che vuole sfruttando gli oggetti a propria disposizione. Non avrete dalla vostra solo un mero scopo collezionistico, ma anche di progressione accelerata in determinati ambienti. Questo perché non tutti gli oggetti sono obbligatori e spesso dovrete infilarvi in abitazioni o anfratti opzionali per scovare eventuali oggetti da replicare al momento opportuno per poterne poi sfruttare le caratteristiche: pensate a un braciere evocato vicino a una torcia che nasconde un passaggio segreto, ad esempio. Senza aver memorizzato quell’oggetto dovrete ingegnarvi per trovare un avversario che produca del fuoco, oppure individuare a sua volta una torcia da poter evocare al bisogno. Le combinazioni sono tante e gli enigmi ambientali si prestano a una svariata serie di soluzioni, che non sempre saranno sotto al naso del giocatore, anzi.
Parlavamo, però, dell’avvento poi di una componente melee. Verso la fine della nostra ora di gioco abbiamo avuto la possibilità di sbloccare una potente spada, in grado di concederci un’abilità a tempo per affrontare i nostri avversari. Per poterla attivare era necessario ricaricare l’energia affine e sfoderare tutta la nostra forza con potenti attacchi melee, utili contro delle piante carnivore che ci nascondevano l’accesso a una porta molto preziosa. L’efficacia del battle system l’abbiamo riscontrata non solo nell’immediatezza dei colpi, in pieno stile The Legend of Zelda, ma anche nel fatto che la meccanica principe resta quella affidata al Tri Rod, il bastone magico della Principessa, e l’aggiunta di un attacco melee non va a offuscarla in nessun modo. Tutto resta incentrato sull’acquisizione di oggetti e il loro utilizzo, fino a sbloccare anche un’altra importante feature, che ci permette di spostare oggetti dalla distanza e sfruttare, anche in questo caso, la tridimensionalità degli spazi nonché la verticalità degli ambienti, per far raggiungere a qualsiasi tipo di oggetto in nostro possesso un pulsante collocato magari troppo in alto per noi.
Un compendio del passato
Echoes of Wisdom, per quello che abbiamo visto, lavora anche per rispettare quella che è l’iconicità della serie e con il suo stile cartoonesco richiama molto il successo del 2019 ottenuto con The Legend of Zelda: Link’s Awakening, riportando in auge anche la fatina, companion di Zelda che la seguirà durante l’avventura e che le permetterà di attivare alcuni suoi poteri, tra cui quello citato poc’anzi del movimento a distanza degli oggetti. In tutto ciò che abbiamo riscontrato, anche nell’approccio ai dialoghi, alla gestione degli ambienti, il titolo sembra voler essere un grande compendio per i trascorsi della serie, approcciando un target che insegue un divertimento meno impegnativo delle recenti iterazioni di Link, ma allo stesso tempo pronto a farci divertire con combinazioni di oggetti e la ricerca alla suppellettile più celata da immagazzinare nel nostro Tri Road.
La struttura generale ci ha permesso di esplorare un villaggio, dal quale si sono ramificati diversi dungeon ai quali accedere a seconda del momento e delle nostre esigenze: parti del villaggio erano nascoste dalla nebbia che sta attanagliando il mondo di gioco, ma il fronteggiare i boss di turno ci permetterà di ampliare le zone visitabili e avere accesso a numerose altre opportunità di gioco e di esplorazione. La UI, tra l’altro, sembra voler richiamare molto Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, soprattutto nel gestire i menù delle side quest e quant’altro. In tutto questo, una fugace esplorazione l’abbiamo concessa anche al Dark World, entrando nelle ombre in cui le meccaniche di gioco si sono mantenute intatte, ma confermando che anche Echoes of Wisdom vorrà rievocare quei concept che spesso hanno avuto a che fare con il Dark World in generale: vedremo in questo caso dove ci condurrà Zelda.
Le potenzialità di Echoes of Wisdom ci sono sembrate infinite, soprattutto nel momento in cui sono subentrate in causa le evocazioni dei mostri sconfitti in precedenza. Poter affrontare le boss battle con il supporto di companion e minion è stato divertente, nonché appagante, ma l’esigenza di tenere d’occhio quelle che erano le nostre capacità dal punto di vista di evocazione ci hanno spinto a capire quanto profonda sarà la meccanica in questione. In una sola ora siamo sicuri di aver toccato solo la superficie di questo titolo, che promette ore e ore di collezionismo e di raccolta oggetti, con lo scopo di combattere il male a suon di… letti, o forse anche bracieri. D’altronde, l’inventiva sarà sempre nelle mani del giocatore stesso e di Zelda!