The Legend of Zelda: Twilight Princess
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Un nome, un logo ed una serie di rivelazioni hanno scosso prima lievemente la mattinata di ieri e poi fino alle fondamenta la serata successiva e l'intera giornata odierna. Sì, perché quanto è possibile intuire e notare da ogni singolo fotogramma mostrato il martedì appena vissuto non ha prezzo, non lo ha per chi apprezza il medium videogioco e non lo ha per chi, a buon diritto, ritiene Zelda una delle sue massime espressioni. Partire dai convenevoli è lecito, ed è giusto annotare da una parte il nuovo sottotitolo dell'avventura, ossia Twilight Princess, e dall'altra il logo che signoreggia e si divincola nei caratteri più canonici che formano la scritta "The Legend of Zelda". Un lupo, questa la silhouette che già all'alba della fiera era stata svelata (con tanto di collegamento mentale all'ultimo, ormai penultimo, filmato rilasciato da Nintendo).
Che poi gli animali avessero un ruolo qui privilegiato era del resto deducibile sin dal principio, laddove un destriero onnipresente accompagnava il biondo eroe con costanza. Quella puledra, ormai è ufficiale, altri non è che Epona (almeno quanto a nome, direttamente tratta da Ocarina of Time e Majora's Mask). Ma il rapporto di simbiosi elfo-natura si è nell'arco delle ultime ore notevolmente evoluto. Scimmie che aiutano Link nel saltare e raggiungere sporgenze altrimenti inarrivabili, aquile alleate, timidi scoiattoli, pseudo-ungulati da richiamare ed al pascolo ed alle stalle (nonché da placare fisicamente, se necessario), gatti da raccogliere con gentilezza, ma soprattutto: metamorfosi da impersonare.
Perché se grande epos lo suscita uno scontro fra Link ed un Moblin a cavallo d'un cinghiale (con soffio di corno assortito e tramonto sullo sfondo), enorme interesse lo desta il medesimo Link prima accasciarsi al soggiungere dell'oscurità ed infine trasformare le sue longinee proporzioni in affusolate ed agili sembianze di lupo.
Colpo di scena e misteri che iniziano tanto a spiegarsi quanto poi a complicarsi terribilmente: se infatti viene istintivo pensare a Zelda come la principessa del crepuscolo che guarda oltre una finestra, è dopo emblematico delineare chi sia quella figura che libera Link-lupo dalle catene e lo cavalca con un sardonico sorriso per poi combattere in un connubio di fluidità e splendore visivo. La stessa figura, inoltre, è enucleabile dal logo stesso, quasi a suggerire un dualismo ed un'alleanza come mai se ne son viste.
Esteticamente basterebbe peraltro ascoltare la sontuosa traccia che accompagna il trailer annunciato da Reginald-Fils-Aime e vedere in seguito nel repentino gioco d'ombre e luci (specie nella scena con in mano la lanterna) una dettagliata attenzione (ben lungi dalle approssimazioni dei precedenti video che lasciavano riflettere quantomeno sopra la texturizzazione del suolo). L'ambientazione è invero più cupa, benché non manchino stralci soleggiati e volti amici all'interno dei borghi abitati; eppure chi scrive rimane fermo sul fatto che stilisticamente con Ocarina of Time condivida, per il bene di entrambi, assolutamente poco (a partire dal differente character design fino ad arrivare ai cromatismi dominanti).
E se l'esordio della serie nelle tre dimensioni si dimostrò tanto rivoluzionario quanto anche fedele ai passi precedenti, con Twilight Princess si respira una tensione ed un futuro finora estranei alle tematiche del brand.
Estraneità da tradursi però in novità, capace anzitutto di far ricredere quanti si schierino a vuoto per uno o due stili visivi. Su una cosa, difatti, si è certi: il Gamecube potrà vantare su una coppia di Zelda assolutamente non sfigurante dinanzi a quella apprezzata ed elogiata sul terreno interattivo del Nintendo 64.
La forza d'ogni tassello del mosaico Zelda del resto è l'unicità, tanto in termini di sensi quanto trattando di qualità ludica. Se un curriculum così blasonato permette di non temere anche sull'imminente titolo analizzato, i lettori sapranno perdonare, se non anche condividere, il nostro entusiasmo.
Che poi gli animali avessero un ruolo qui privilegiato era del resto deducibile sin dal principio, laddove un destriero onnipresente accompagnava il biondo eroe con costanza. Quella puledra, ormai è ufficiale, altri non è che Epona (almeno quanto a nome, direttamente tratta da Ocarina of Time e Majora's Mask). Ma il rapporto di simbiosi elfo-natura si è nell'arco delle ultime ore notevolmente evoluto. Scimmie che aiutano Link nel saltare e raggiungere sporgenze altrimenti inarrivabili, aquile alleate, timidi scoiattoli, pseudo-ungulati da richiamare ed al pascolo ed alle stalle (nonché da placare fisicamente, se necessario), gatti da raccogliere con gentilezza, ma soprattutto: metamorfosi da impersonare.
Perché se grande epos lo suscita uno scontro fra Link ed un Moblin a cavallo d'un cinghiale (con soffio di corno assortito e tramonto sullo sfondo), enorme interesse lo desta il medesimo Link prima accasciarsi al soggiungere dell'oscurità ed infine trasformare le sue longinee proporzioni in affusolate ed agili sembianze di lupo.
Colpo di scena e misteri che iniziano tanto a spiegarsi quanto poi a complicarsi terribilmente: se infatti viene istintivo pensare a Zelda come la principessa del crepuscolo che guarda oltre una finestra, è dopo emblematico delineare chi sia quella figura che libera Link-lupo dalle catene e lo cavalca con un sardonico sorriso per poi combattere in un connubio di fluidità e splendore visivo. La stessa figura, inoltre, è enucleabile dal logo stesso, quasi a suggerire un dualismo ed un'alleanza come mai se ne son viste.
Esteticamente basterebbe peraltro ascoltare la sontuosa traccia che accompagna il trailer annunciato da Reginald-Fils-Aime e vedere in seguito nel repentino gioco d'ombre e luci (specie nella scena con in mano la lanterna) una dettagliata attenzione (ben lungi dalle approssimazioni dei precedenti video che lasciavano riflettere quantomeno sopra la texturizzazione del suolo). L'ambientazione è invero più cupa, benché non manchino stralci soleggiati e volti amici all'interno dei borghi abitati; eppure chi scrive rimane fermo sul fatto che stilisticamente con Ocarina of Time condivida, per il bene di entrambi, assolutamente poco (a partire dal differente character design fino ad arrivare ai cromatismi dominanti).
E se l'esordio della serie nelle tre dimensioni si dimostrò tanto rivoluzionario quanto anche fedele ai passi precedenti, con Twilight Princess si respira una tensione ed un futuro finora estranei alle tematiche del brand.
Estraneità da tradursi però in novità, capace anzitutto di far ricredere quanti si schierino a vuoto per uno o due stili visivi. Su una cosa, difatti, si è certi: il Gamecube potrà vantare su una coppia di Zelda assolutamente non sfigurante dinanzi a quella apprezzata ed elogiata sul terreno interattivo del Nintendo 64.
La forza d'ogni tassello del mosaico Zelda del resto è l'unicità, tanto in termini di sensi quanto trattando di qualità ludica. Se un curriculum così blasonato permette di non temere anche sull'imminente titolo analizzato, i lettori sapranno perdonare, se non anche condividere, il nostro entusiasmo.