The Witcher 2: Assassins of King
di
Andrea Bruni
Carnagione pallida, lunghi capelli bianchi, occhi gialli a testimonianza di una natura non completamente umana, una bella collezione di cicacrici come tanti riconoscimenti sul campo di una lunga carriera in un mestiere assai pericoloso, gli inseparabili ferri del mestiere pronti a essere sfoderati in ogni momento: una spada d'acciaio per gli umani, una d'argento per i mostri. Stiamo naturalmente parlando di Geralt di Rivia, e sicuramente é un grande piacere ritrovarlo esattamente come ce l'avevamo lasciato al termine della sua prima epopea in punta di mouse.
The Witcher infatti é un gioco che ha saputo lasciare impassibili ben pochi appassionati di GDR all'occidentale: il titolo dei polacchi CDProjekt edito a fine 2007, rappresenta tuttora uno dei massimi punti di riferimento per il suo genere, forte di una scorza dura ruolistica che negli anni precedenti sembrava essersi un pò affievolita, di un gameplay capace di riproporre in chiave più moderna tutto il fascino dell'indimenticata "generazione Infinity Engine", nonché di un setting dark-fantasy dal carisma notevole, capace di trasporre con estrema fedeltà e accuratezza tutte le sfumature della saga nata dalla penna di Andrzej Sapkowski (culto in patria da tempo, é proprio grazie al successo della trasposizione videoludica che di recente ha potuto godere di una meritatissima visibilità internazionale). Un'alchimia, quella creata dagli sviluppatori di Varsavia, che non abbiamo dimenticato, e anzi, ci ha lasciato un corredo di grande trepidazione e aspettative di primo piano nei confronti dell'inevitabile ritorno del Lupo Bianco sui nostri monitor.
Con la data di rilascio fissata per il 17 maggio, l'attesa per The Witcher 2: Assassins of Kings sta finalmente giungendo al termine, ma nel frattempo, abbiamo potuto mettere le manacce sull'ultima fatica di CD Projekt, attraverso le corpose fasi introduttive e il primo capitolo della nuova avventura del nostro cacciatore di mostri preferito, e siamo tornati da questa escursione tra Temeria e dintorni con un ricco bagaglio di indicazioni e impressioni.
In prima cosa, é impossibile non soffermarci sulla sostanziale rivoluzione del gameplay, annunciata già da tempo e che -non abbiamo alcun dubbio- sarà l'aspetto più controverso con cui i giocatori, specie i puristi più oltranzisti, si troveranno a fare i conti. L'impostazione del primo The Witcher, fondata su un'anima punta e clicca e all'insegna di combattimenti dalla forte impronta tattica -non poco debitrice della scuola Baldur's Gate-, sembra infatti mandata in pensione a favore di un sistema di controllo di stampo marcatamente action, con un accento che sembra schizzare l'occhio allo sviluppo multipiattaforma che pareva inizialmente previsto. La differenza si vede e si sente, nel gestire i movimenti di Geralt (ora necessariamente delegati alla premiata ditta mouse - tastiera o alternativamente all'utilizzo di un gamepad), e nelle interazioni con ambiente, oggetti e personaggi; ma soprattutto nell'approccio ai combattimenti, che in questo sequel non sono certo diminuiti di volume, anzi.
Finiti i tempi in cui pianificazione, scelta tra i vari stili di combattimento e utilizzo "tattico" della pausa erano le migliori armi a disposizione dello spadaccino riviano, ora saremo chiamati a una partecipazione più diretta agli scontri, sferrando i diversi tipi di attacco, schivando i colpi nemici e sfruttando le abilità apprese nel più rigoroso tempo reale, con ritmi e schemi di controllo non dissimili da quelli proposti dalla scuola dei gdr d'azione: a supporto di ciò, abbiamo potuto constatare l'introduzione di sessioni apertamente stealth, quick time events e addirittura passaggi di marca "arcade". Una scelta di questo tipo é sicuramente coraggiosa, anche se possiamo già immaginare che non per tutti si rivelerà un passaggio gradito o indolore, almeno nell'immediato.
The Witcher infatti é un gioco che ha saputo lasciare impassibili ben pochi appassionati di GDR all'occidentale: il titolo dei polacchi CDProjekt edito a fine 2007, rappresenta tuttora uno dei massimi punti di riferimento per il suo genere, forte di una scorza dura ruolistica che negli anni precedenti sembrava essersi un pò affievolita, di un gameplay capace di riproporre in chiave più moderna tutto il fascino dell'indimenticata "generazione Infinity Engine", nonché di un setting dark-fantasy dal carisma notevole, capace di trasporre con estrema fedeltà e accuratezza tutte le sfumature della saga nata dalla penna di Andrzej Sapkowski (culto in patria da tempo, é proprio grazie al successo della trasposizione videoludica che di recente ha potuto godere di una meritatissima visibilità internazionale). Un'alchimia, quella creata dagli sviluppatori di Varsavia, che non abbiamo dimenticato, e anzi, ci ha lasciato un corredo di grande trepidazione e aspettative di primo piano nei confronti dell'inevitabile ritorno del Lupo Bianco sui nostri monitor.
Con la data di rilascio fissata per il 17 maggio, l'attesa per The Witcher 2: Assassins of Kings sta finalmente giungendo al termine, ma nel frattempo, abbiamo potuto mettere le manacce sull'ultima fatica di CD Projekt, attraverso le corpose fasi introduttive e il primo capitolo della nuova avventura del nostro cacciatore di mostri preferito, e siamo tornati da questa escursione tra Temeria e dintorni con un ricco bagaglio di indicazioni e impressioni.
In prima cosa, é impossibile non soffermarci sulla sostanziale rivoluzione del gameplay, annunciata già da tempo e che -non abbiamo alcun dubbio- sarà l'aspetto più controverso con cui i giocatori, specie i puristi più oltranzisti, si troveranno a fare i conti. L'impostazione del primo The Witcher, fondata su un'anima punta e clicca e all'insegna di combattimenti dalla forte impronta tattica -non poco debitrice della scuola Baldur's Gate-, sembra infatti mandata in pensione a favore di un sistema di controllo di stampo marcatamente action, con un accento che sembra schizzare l'occhio allo sviluppo multipiattaforma che pareva inizialmente previsto. La differenza si vede e si sente, nel gestire i movimenti di Geralt (ora necessariamente delegati alla premiata ditta mouse - tastiera o alternativamente all'utilizzo di un gamepad), e nelle interazioni con ambiente, oggetti e personaggi; ma soprattutto nell'approccio ai combattimenti, che in questo sequel non sono certo diminuiti di volume, anzi.
Finiti i tempi in cui pianificazione, scelta tra i vari stili di combattimento e utilizzo "tattico" della pausa erano le migliori armi a disposizione dello spadaccino riviano, ora saremo chiamati a una partecipazione più diretta agli scontri, sferrando i diversi tipi di attacco, schivando i colpi nemici e sfruttando le abilità apprese nel più rigoroso tempo reale, con ritmi e schemi di controllo non dissimili da quelli proposti dalla scuola dei gdr d'azione: a supporto di ciò, abbiamo potuto constatare l'introduzione di sessioni apertamente stealth, quick time events e addirittura passaggi di marca "arcade". Una scelta di questo tipo é sicuramente coraggiosa, anche se possiamo già immaginare che non per tutti si rivelerà un passaggio gradito o indolore, almeno nell'immediato.
The Witcher 2: Assassins of King
The Witcher 2: Assassins of King
Di certo, l'ultimo lavoro di CD Projekt farà parlare ci sé. Un gameplay rivoluzionato che procurerà qualche mugugnio, ma anche un'anima che si promette a tutti gli effetti continuatrice di un capolavoro qual'é stato il primo capitolo di The Witcher; tanta carne al fuoco e ancora poco tempo rimanente prima di scoprire se il ritorno di Geralt sarà all'altezza delle aspettative. Gli amanti dei GDR sono pregati di non distogliere l'attenzione...