Nel vasto panorama degli ARPG, il nome Titan Quest ha sempre occupato una nicchia particolare. Pubblicato nel 2006, il primo capitolo si distinse per il suo setting ispirato alla mitologia greca e per un sistema di progressione che permetteva ai giocatori di combinare due maestrie per creare build uniche. Ora, a distanza di quasi vent’anni, Titan Quest 2 si prepara a raccogliere l’eredità del suo predecessore, con l’arduo compito di ritagliarsi uno spazio in un mercato dominato da giganti come Diablo 4 e Path of Exile 2.
THQ Nordic ha affidato il progetto a Grimlore Games, studio noto per Spellforce III, e dopo mesi di attesa è finalmente arrivato il momento di una prima prova sul campo. Il recente playtest su Steam ha concesso ai giocatori l’accesso a una versione limitata del titolo, permettendo di esplorare le prime ore di gioco, testare il nuovo sistema di maestrie e affrontare un assaggio della campagna. Ma la domanda è inevitabile: Titan Quest 2 sarà in grado di riportare in auge la sua formula classica o rischia di rimanere schiacciato sotto il peso della concorrenza?
Titan Quest 2: Un Viaggio tra Miti, Vendetta e il Giudizio degli Dèi
Titan Quest 2 trasporta i giocatori in un mondo ispirato alla mitologia greca, dove gli dèi osservano e influenzano il destino dei mortali. Nei panni di un eroe senza passato definito, il viaggio inizia sull’isola di Proti, un luogo apparentemente tranquillo ma presto sconvolto dall’attacco di un Grifone furioso. A guidarci nei primi passi è Aristonoe, una coraggiosa cacciatrice che ci addestra per affrontare le minacce incombenti e ottenere il favore degli dèi. Ma gli eventi prendono presto una piega oscura: dietro il caos si cela la volontà della dea Nemesi, portatrice di vendetta e giustizia divina, che vede nel nostro protagonista una minaccia al proprio disegno. Il suo arrivo scatena un’escalation di distruzione, obbligandoci a fuggire da Proti e intraprendere un viaggio più grande di noi, alla ricerca della verità sulle nostre origini e del potere necessario per fronteggiare il volere degli dèi.
Rispetto al primo Titan Quest, il sequel sembra voler dare maggiore spessore alla narrazione, con una struttura più guidata e una regia più cinematografica. Se il predecessore si limitava a raccontare una grande avventura attraverso diverse mitologie – dalla Grecia all’Egitto, fino all’Asia – senza però soffermarsi troppo sullo sviluppo dei personaggi, qui il focus sembra essere più marcato. Il mondo appare più vivo e reattivo, gli NPC hanno un ruolo più definito e il sistema di cutscene e dialoghi sembra voler costruire un’esperienza più coinvolgente. È una differenza significativa rispetto al primo capitolo, che affidava il suo fascino più alla progressione e alla scoperta che alla storia in sé.
Dopo l’espansione Immortal Throne, il primo Titan Quest ha ricevuto tre espansioni con setting molto diversi tra loro: Ragnarök, che ha introdotto la mitologia norrena e nuove maestrie, Atlantis, con una campagna secondaria incentrata sulla leggenda dell’antica civiltà perduta, ed Eternal Embers, che ha portato i giocatori nelle terre della mitologia cinese. Tutti questi contenuti hanno ampliato il mondo di gioco, ma hanno anche mostrato i limiti di un motore grafico ormai datato. Titan Quest 2, con il suo nuovo motore e una struttura rinnovata, sembra voler raccogliere questa eredità con un approccio più moderno e potenzialmente espandibile nel tempo.
E se questa anteprima ha saputo catturare la nostra attenzione fin dalle prime ore, non possiamo che chiederci dove ci porterà questa storia e quali segreti si nascondono dietro la nostra vera identità. Il destino ci è davvero avverso, o gli dèi hanno in serbo qualcosa di più per il nostro eroe?
L’Arte della Guerra Scolpita dagli Dèi
L’anima di Titan Quest 2 risiede nel suo sistema di combattimento e nella gestione delle maestrie, un’eredità che il gioco riprende dal suo predecessore con diverse migliorie. Il gameplay si struttura attorno a un sistema di crescita che permette di combinare due maestrie per creare build ibride e altamente personalizzabili. Le prime disponibili nel playtest includono la Maestria della Guerra, focalizzata sul combattimento ravvicinato con fendenti e cariche devastanti, la Maestria della Tempesta, che sfrutta la potenza dei fulmini e del gelo per colpire i nemici a distanza, e la Maestria della Terra, che si concentra su magie distruttive e attacchi stordenti. Ogni abilità può essere modificata attraverso un sistema di potenziamenti progressivi, permettendo di trasformare un semplice attacco in un colpo radiale, aggiungere danni elementali o creare sinergie uniche tra le due maestrie scelte. Il sistema, almeno nelle prime ore di gioco, sembra posizionarsi tra la struttura più rigida di Diablo 4 e la complessità estrema di Path of Exile 2, offrendo un equilibrio che può soddisfare sia i veterani del genere sia i nuovi arrivati.
Uno degli elementi più interessanti del combat system è la gestione delle pozioni curative, che non vengono consumate singolarmente ma si ricaricano infliggendo danni ai nemici. Questa scelta obbliga a mantenere un ritmo di gioco aggressivo e a rimanere sempre nel vivo dell'azione, evitando un abuso di cure istantanee. Anche le manovre difensive sono più strutturate rispetto al passato: schivate e barriere temporanee permettono di evitare gli attacchi più potenti, ma hanno un tempo di recupero che non ne consente un uso indiscriminato. La difficoltà, almeno in questa prima fase di gioco, si presenta più impegnativa rispetto a quello che abbiamo potuto vedere con altri competitor, richiedendo un approccio più tattico, specialmente nei combattimenti contro gruppi numerosi. I boss, come il Grifone che domina la prima porzione dell’avventura, rappresentano una sfida concreta e costringono a gestire le abilità con intelligenza, sfruttando il posizionamento e le giuste finestre di attacco per non morire prematuramente.
L’esplorazione segue la formula classica degli ARPG, con mappe strutturate su più livelli e un level design che bilancia zone aperte e dungeon più chiusi (ovviamente ricchi di pericoli, come sbagliarsi). Interessante la scelta di permettere il respawn vicino al punto di morte, eliminando backtracking frustrante e mantenendo il ritmo di gioco alto. Anche il sistema di loot ha subito alcune variazioni rispetto al passato: ora gli oggetti sembrano più potenti fin dall’inizio, aumentando la sensazione di progressione rapida, e sono stati introdotti attributi specifici per il tipo di danno subito e inflitto, che aggiunge un livello strategico nella scelta dell’equipaggiamento.
Dal punto di vista tecnico, Titan Quest 2 presenta un comparto visivo pulito e stilizzato, con un uso dei colori più vivace rispetto alla concorrenza. Gli effetti degli incantesimi e le animazioni risultano ben curate, ma il frame rate non è ancora ottimizzato, con cali di prestazioni soprattutto in certe situazioni, come dopo l’uso dei portali di teletrasporto. Anche l’interfaccia utente ha ancora margini di miglioramento: la gestione degli alberi delle abilità risulta meno intuitiva rispetto al passato e potrebbe beneficiare di un redesign più chiaro. Tuttavia, considerando che si tratta ancora di una build preliminare, c’è spazio per miglioramenti prima del lancio ufficiale.
Nel complesso, il titolo sviluppato da Grimlore Games sembra voler mantenere le radici classiche del genere ARPG, modernizzandone alcuni aspetti senza stravolgerne l’essenza. Il feeling dei combattimenti è solido, la costruzione delle build offre ampia libertà e il mondo di gioco si presenta più vivo e dettagliato rispetto al passato. La vera sfida sarà distinguersi in un mercato ormai dominato da colossi come Diablo e Path of Exile, ma se il team di sviluppo riuscirà a limare i dettagli e a rendere il sistema di progressione sempre più profondo e bilanciato, potremmo trovarci di fronte a un ritorno davvero degno di nota.
Un’Arte Visiva che Rispetta le Radici
Dal punto di vista estetico, Titan Quest 2 mantiene l’identità del suo predecessore, ma la aggiorna con un motore grafico più moderno e un uso più intenso dei colori. L’ambientazione ispirata alla mitologia greca viene esaltata da paesaggi dettagliati, architetture imponenti e un’illuminazione che riesce a dare carattere alle varie zone di gioco, creando un equilibrio tra ambientazioni naturali e strutture mitologiche. Gli effetti visivi delle abilità, in particolare per le magie elementali, risultano ben curati e leggibili, senza però perdersi in un’esagerazione stilistica che potrebbe compromettere la chiarezza dell’azione. Anche il design dei nemici appare più variegato rispetto al passato: nelle prime ore di gioco si incontrano principalmente cultisti e creature mitologiche minori, ma i primi boss mostrano un livello di dettaglio più elevato, con animazioni fluide e una costruzione visiva più imponente.
Un altro aspetto interessante riguarda il tono generale della direzione artistica, che sembra voler mantenere l’estetica classica di Titan Quest senza puntare su un realismo eccessivo. I colori risultano più vibranti rispetto ad altri ARPG moderni, contribuendo a dare un’identità chiara al gioco, lontana dalle atmosfere più cupe e gotiche tipiche del genere. Il mondo di gioco appare più ricco di dettagli e più vivo rispetto al passato, ma senza rinunciare a quel feeling da ARPG tradizionale, dove la leggibilità dell’azione e la fluidità del combattimento restano elementi prioritari.
Anche l’interfaccia utente merita una menzione: ricorda moltissimo quella di Diablo 2, con una disposizione classica degli elementi, tra ampolle della vita e del mana ben visibili e un layout che restituisce subito quel senso di familiarità ai giocatori di vecchia data. Se da un lato questa scelta richiama un’epoca d’oro del genere, dall’altro potrebbe risultare un po’ datata per chi è abituato a soluzioni più moderne e personalizzabili.
Titan Quest 2 si presenta come un ritorno alle origini del genere ARPG, con un gameplay profondo e un’estetica che omaggia il passato senza rinunciare a miglioramenti moderni. Il sistema di maestrie, il combattimento più tattico e una narrazione più strutturata lo rendono un progetto ambizioso, ma dovrà affinare UI e prestazioni per competere con i giganti del settore. Il potenziale c’è, ora resta da vedere se riuscirà a ritagliarsi il suo spazio.
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