Vanishing Point
L'atmosfera é quella delle grandi occasioni. Dopo aver meritato una patente nuova di zecca il nostro si tuffa nel morbido mondo dei sedili di una Panda d'annata. L'aria afosa di piena estate non offusca la vista dallo specchietto retrovisore: allacciata la cintura di sicurezza e buttato l'occhio sullo specchietto laterale, il protagonista infila la marcia e preme l'acceleratore. E' la prima volta e una Pandina 1000 4x4 sarà tutto quello che ha voluto per anni. Ma le scene pittoriche sono destinate a essere cambiate e così i palazzi attorno a lui cominciano poco per volta ad apparire come dal nulla... Quindi una distesa di prato in fondo a un rettilineo decide di rivelarsi in tutta la sua modestia agli ultimi secondi utili di visione... Cosa succede? Il mondo reale imita dai videogiochi e il pop-up ha appena rovinato l'esperienza prima di guida di un ipotetico diciottenne neo-patentato (tranquilli, non sono io, purtroppo)
Pop-up, clipping e difettume vario, cambiamolo prego. Questo devono aver pensato i ragazzi della Clockwork Games, team d'oltremanica alle prese con la versione PlayStation e Dreamcast di Vanishing Point... e il nome racchiude già tutta l'essenza del gioco. Prendete Ridge Racer, anzi no, prendete Daytona, Scud Race e tutti gli ultimi coin-op di giochi di guida della Sega, amalgamateli con l'innata voglia di un talentuoso (sembrerebbe) gruppetto di codificatori e otterrete Vanishing Point. E' un reame da cui saranno banditi tutti gli indesiderati effetti grafici sopra descritti, perché, come esprimono chiaramente nelle press release "la sensazione di velocità e di realtà non può convivere con pop-up e clipping"
GEAR UP ON DC
Vanishing Point é stato inizialmente concepito come un vero e proprio gioco di guida arcade che si ispirasse ai dettami dei coin-op Sega e non come l'ennesimo videogioco di corse per una console domestica (a occhio e croce quello che la Graffiti/Milestone fece ai tempi di Screamer per PC). Cosa cambia questo? Non sapremmo dirlo con precisione, ma sicuramente predispone per una corretta interpretazione del gioco: guardate le foto, VP NON é Gran Turismo. Perché? Semplicemente perché "se volete il realismo a tutti i costi, allora dovete andare là fuori e guidare davvero", dice un esponente della Clockwork all'ultima presentazione del gioco alla stampa italiana
Pop-up, clipping e difettume vario, cambiamolo prego. Questo devono aver pensato i ragazzi della Clockwork Games, team d'oltremanica alle prese con la versione PlayStation e Dreamcast di Vanishing Point... e il nome racchiude già tutta l'essenza del gioco. Prendete Ridge Racer, anzi no, prendete Daytona, Scud Race e tutti gli ultimi coin-op di giochi di guida della Sega, amalgamateli con l'innata voglia di un talentuoso (sembrerebbe) gruppetto di codificatori e otterrete Vanishing Point. E' un reame da cui saranno banditi tutti gli indesiderati effetti grafici sopra descritti, perché, come esprimono chiaramente nelle press release "la sensazione di velocità e di realtà non può convivere con pop-up e clipping"
GEAR UP ON DC
Vanishing Point é stato inizialmente concepito come un vero e proprio gioco di guida arcade che si ispirasse ai dettami dei coin-op Sega e non come l'ennesimo videogioco di corse per una console domestica (a occhio e croce quello che la Graffiti/Milestone fece ai tempi di Screamer per PC). Cosa cambia questo? Non sapremmo dirlo con precisione, ma sicuramente predispone per una corretta interpretazione del gioco: guardate le foto, VP NON é Gran Turismo. Perché? Semplicemente perché "se volete il realismo a tutti i costi, allora dovete andare là fuori e guidare davvero", dice un esponente della Clockwork all'ultima presentazione del gioco alla stampa italiana