Warrior Kings: Battles
A VOLTE RITORNANO...
Vi ricordate di Artos, figlio di Amalric di Cravant? Vi ricordate del suo esilio e del tentativo di vendetta contro il Patriarca Icthyus Granitas, reo di avergli ammazzato il padre? Non ricordate? Strano, perché costoro erano i protagonisti di Warrior Kings, strategico realizzato dai Black Cactus uscito nei primi mesi del 2002, che riscosse un discreto successo: una forte componente tattica e una buona gestione dei combattimenti erano i suoi punti di forza, mentre il lato oscuro era rappresentato dai numerosi bug presenti nella versione iniziale (corretti successivamente tramite patch) e dal motore grafico non proprio leggerissimo; tuttavia il prodotto risultava nel complesso godibile e meritevole di un sequel. Invece di realizzare un vero e proprio seguito, i Black Cactus hanno deciso di puntare su una espansione stand alone che non stravolge i concetti di gioco consolidati nel primo episodio, ma aggiunge qualche novità interessante. Diamo inizio alle battaglie...
RELIGIONE, PAGANESIMO O ILLUMINISMO?
La prima caratteristica di Battles che salta subito all'occhio è la rinforzata sezione riguardante lo skirmish, già presente nell'originale Warrior Kings, ma ipervitaminizzata per questa espansione. L'intelligenza artificiale è stata notevolmente migliorata: gli avversari computerizzati non si preoccuperanno soltanto di sfornare vagonate di soldati da aizzarvi contro. L'AI si occuperà anche di costruire un'economia funzionante e di sviluppare una diplomazia tale da (parole degli sviluppatori) "farvi pensare di giocare contro un avversario umano". Anche le tattiche di attacco saranno ulteriormente migliorate: il computer "stuzzicherà" le difese della vostra fortezza in modo da scoprirne i punti deboli. Nel complesso potrete sfidare più di settanta generali computerizzati ognuno con le proprie caratteristiche e strategie particolari; inoltre, se non vi bastano, potrete creare il vostro avversario ideale, manipolandone le capacità. Insomma sotto questo punto di vista il gioco sembra promettere bene.
Non pensiate, comunque, che sia stato trascurato la normale modalità single player: ormai risolte le vicissitudini di Artos, la terra di Orbis è nuovamente ricaduta nel caos. L'impero si è sgretolato in una miriade di province, ognuna delle quali governata da un signorotto locale: come erede di una, un tempo, gloriosa casata dovrete cancellare l'anarchia e riunire sotto il vostro vessillo tutti i territori. Per costruire il nuovo regno la nuova campagna vi consentirà di affrontare ventidue missioni capaci, secondo i Black Cactus, di offrirvi più di quaranta ore di gioco. L'obbiettivo finale sarà espugnare la città-fortezza di Telemagna. Come anche nel gioco originale, la modalità per arrivare alla vittoria dipenderà da una vostra scelta: seguirete la strada del monoteismo, basando il vostro potere sulla fede nell'unico Dio oppure vi darete al paganesimo, evocando mostruosi esseri dagli arcani poteri naturali? O, ancora, metterete al bando lo spiritualismo e vi rifugerete nella concretezza del progresso tecnologico? Non dimentichiamoci che sarà possibile anche mischiare, parzialmente, le varie strade; tutte queste scelte influenzeranno, tra le altre cose, la tipologia di unità e edifici che potrete costruire.