I primi tre episodi della serie tv Like a Dragon: Yakuza, parliamone!
La serie tv basata sulla saga videoludica di SEGA è degna dell'epopea di Kazuma Kiryu?
Yakuza: dal videogame alla serie tv!
Tutti abbiamo la nostra serie videoludica del cuore. Quella che, nel bene e nel male, non riusciremo mai a staccarci di dosso, magari anche dopo qualche episodio sottotono o caduta di stile. Per chi vi scrive, la saga in questione è Yakuza o se preferite Ryu Ga Gotoku o se proprio volete, Like a Dragon. Per capirci, mi sono fatto tatuare sulla schiena lo stesso drago che sfoggia Kazuma Kyriu e ho convinto la mia tatuatrice di fiducia a riportami sul braccio il demone d’inchiostro che compare dietro le spalle di Goro Majima e, avendo io solo una schiena, adesso sta studiando come trovare posto anche alla carpa drago di Kasuga Ichiban,il protagonista del nuovo corso della saga. Non contento, nei mesi scorsi sono stato in Giappone appositamente per vedere i luoghi che ho imparato a conoscere nei quasi vent’anni in cui ho giocato a Yakuza, tanto da pernottare degli hotel a due passi da Kabukicho e Dotonbori, i quartieri a luci rosse di Tokyo e Osaka ricreati nella serie con i nomi di Kamurocho e Sotenbori. “Ok”, penserete, “questo è un pazzo”, e forse potrei anche darvi ragione, ma vi assicuro che questa mia sana follia non mi ha mai impedito di criticare alcuni passi falsi della saga come Yakuza: Dead Souls o notare i momenti di stanca della trama di Yakuza 3 e Yakuza 5, o tenere sotto una critica e attenta lente di ingrandimento ogni nuova uscita del team Ryu Ga Gotoku.
Certo, questa premessa è forse un po’ troppo autoreferenziale (spero mi perdonerete), ma anche necessaria per comprendere con che interesse ho seguito la genesi e l’avvicinamento alla visione di Like a Dragon: Yakuza, la nuova serie tv uscita giovedì 24 Ottobre su Amazon Prime. A oggi abbiamo potuto vederne i primi tre episodi e con i restanti tre in arrivo a cadenza settimanale, i prossimi giovedì. Alla regia troviamo Masaharu Take che probabilmente conoscerete per essere stato dietro la macchina da prese nell’ottima serie “il Regista Nudo” del 2019 (recuperatela se ancora non l'avete vista). Il nome di Take è stato immediatamente un punto a favore della produzione targata Amazon, in quanto ha già lavorato alle atmosfere borderline e decadenti legate alla malavita giapponese e a tutto quello che vi ruota intorno. Sia chiaro, l'arrivo sui nostri schermi di Like a Dragon: Yakuza è figlio del successo che la saga ha saputo conquistarsi con fatica e che negli ultimi anni è riuscito a aumentare lo zoccolo duro dei propri fan, con un ritorno di vendite che ha convinto SEGA ad aumentare gli investimenti sui lavori del team Ryu Ga Gotoku. Insomma, il marchio “Yakuza” sta vivendo un vero e proprio momento d'oro nonostante nel 2021 il suo creatore, Toshihiro Nagoshi abbia abbandonato il team per cercare nuovi stimoli. Le redini sono passate in mano a Masayoshi Yokoyama, anche lui da sempre al lavoro sulla saga e sebbene negli ultimi anni sia stato chiaro un cambio di rotta, vedi il gameplay a turni degli ultimi due episodi della serie principale, Like a Dragon non ha minimamente mostrato segni di stanchezza o cali di qualità.
Lo stesso Yokoyama ricopre il ruolo di produttore esecutivo della serie TV, altro tassello importantissimo per i fan che hanno riposto una discreta fiducia in quello che poteva rivelarsi un prodotto degno della fama di Kazuma Kiryu e della sua epopea. Ricapitolando: Take alla regia, Yokoyama alla produzione: cosa sarebbe potuto mai andare storto? Purtroppo, dopo aver visto i primi tre episodi, a deludere sono diversi elementi e quelli che funzionano non sembrano in grado di reggere da soli tutto l'impianto di una produzione da cui ci aspettavamo forse troppo. Se ce lo state chiedendo, no, la serie TV non ricalca alla perfezione le trame che abbiamo imparato ad amare giocando, ma ne trae spunto, le elabora e le cambia. Alla stessa maniera i protagonisti vedono comparire nuove facce e non compaiono alcuni personaggi che, invece, ci saremmo aspettati di vedere. Come sempre cerchiamo di parlare della trama senza spoilerarvi nulla, anche perché persino i fan più sfegatati di Kazuma Kyriu si troveranno davanti a situazioni appositamente create per l'occasione. Non staremo qui a fare la lista di quello che è uguale al videogame e di quello che è differente, vista la sacrosanta libertà creativa di dare una nuova impronta a un brand e di personaggi come Kiryu che, a detta dello stesso Yokoyama, hanno già detto tutto quello che avevano da dire e necessitano di nuova linfa per poter continuare a risultare interessanti. La scelta narrativa si basa su due linee temporali, il 1995 e il 2005 e durante gli episodi salteremo tra l’una e l'altra seguendo l’evoluzione dei protagonisti.
Yakuza: luci e ombre di un Giappone e di una serie TV
Tutto parte nel 1995 dove Kazuma e il suo amico Akira Nishikiyama, aiutati da due loro compagne di orfanotrofio, Yumi e Miho, organizzano una rapina ai danni di una sala da gioco della famiglia malavitosa Dojima, senza aver considerato i rischi del mettersi contro dei veri yakuza e, naturalmente, si ritroveranno a fare i conti con un mondo spietato dove a comandare sono soldi, violenza e un malsano codice d'onore. Nel 2005 invece troveremo Kazuma rinchiuso in carcere e Akira ormai diventato boss della stessa famiglia Dojima grazie a una sorprendente scalata al potere, con Yumi e Miho alle prese con una vita radicalmente segnata dalle scelte fatte in gioventù. I Dojima fanno parte del clan Tojo, sempre più ai ferri corti con l’alleanza Omi e all'orizzonte sembra stagliarsi sempre più una sanguinosa guerra tra yakuza, potenzialmente in grado di rappresentare un vero e proprio terremoto per tutto il Giappone. Tutto questo si intreccia con le vicende personali dei nostri protagonisti, fatta di famigliari da ritrovare (sempre che non vogliano rendersi irreperibili), trame politiche, speculazioni edilizie, giochi di potere e tutti gli ingredienti che da sempre fanno parte del franchise di Yakuza e di tutti i grandi drammi a sfondo malavitoso. Gli ingredienti per confezionare un buon prodotto, anche in questo caso, non mancano, ma dopo questi primi tre episodi il grosso problema è che nulla sembra essere stato realmente sviluppato a dovere, in un mix di elementi molto promettenti, ma che dopo metà stagione paiono tutti poco approfonditi. Trama e cast sono legati a doppio filo e se gli elementi narrativi non sembrano sviluppati a dovere, alla stessa maniera i personaggi paiono molto più "poveri" delle loro controparti videoludiche.
Abituati come siamo all'incredibile epicità di Kazuma, quanto visto a schermo sino ad ora non può assolutamente soddisfare la fame dei fan né, tantomeno, dello spettatore generalista che trova pochi spunti per appassionarsi a tutto l'impianto narrativo. Intendiamoci: il casting è spesso azzeccato e molti attori sembrano calati alla perfezione nelle loro controparti videoludiche, ma la sceneggiatura non permette a nessun personaggio di spiccare e mostrare i motivi per cui migliaia di gamers si sono appassionati al mondo di Yakuza. Se dovessimo parlare di semplici "figurine", sicuramente dovremmo elogiare alcune scelte, con Kento Kaku nei panni di un somigliantissimo Nishikiyama e Munetaka Aoki che pare essere stato separato alla nascita dall'originale Goro Majima, mentre Ryoma Takeuchi è un discreto Kazuma Kiryu, ma comunque lontano dalla presenza scenica del vero drago di Dojima. Che si sia tenuto in gran conto l'aspetto fisico che conosciamo è chiaro, tanto che persino personaggi come Taiga Saejima, che si vedono appena, rispecchiano le controparti originali, ma il problema arriva proprio al momento della caratterizzazione. Nessuno dei protagonisti, sino a oggi, ha una linea narrativa davvero sviluppata e se non si conoscessero le vicissitudini dei videogmae, difficilmente si riuscirebbe a empatizzare con i personaggi che compaiono a schermo. L'unico che sembra mostrare un minimo di carattere è proprio Goro Majima, il "cane pazzo di Shimano" che ci da un assaggio della sua personalità in bilico tra il tragico e il folle, ma nemmeno lui soddisfa a pieno. Tantomeno Kazuma Kiryu, lontanissimo dal profilo imbevuto di onore e spirito di sacrificio, qui appena accennato.
Il lavoro di Masaharu Take sembra essere vittima di una sceneggiatura frettolosa che non è stata capace di selezionare su quali elementi puntare per riuscire a rendere fruibile il complesso mondo di Like a Dragon nel formato di una serie TV di soli sei episodi, col risultato che tutto sembra essere stato trattato solo superficialmente e per quanto nulla vieti che i prossimi tre appuntamento su Amazon Prime riescano a risollevare la situazione, il prodotto finale pare non riuscire a lasciare davvero il segno. Una simile resa è davvero un peccato anche a fronte dello sforzo produttivo mostrato nel ricreare una Kamurocho anni '90 e primi anni 2000. Da un lato sembra di essere davvero immersi nelle ambientazioni del videogame e se avete avuto la fortuna di visitare certi luoghi nella vita reale, vi assicuro che proverete un tuffo al cuore nel vederli ambientati nel passato, come se foste passati attraverso una macchina del tempo. Tecnicamente parlando, Like a Dragon: Yakuza è una serie TV ben confezionata, discretamente recitata e con un doppiaggio italiano più che discreto, ma come detto non è dal punto di vista puramente stilistico che delude gli spettatori. Un'opera va giudicata nella sua completezza e attendiamo la fine dei suoi sei episodi per dare un parere definitivo, ma rimane il fatto che per riuscire a ribaltare quanto visto sino a ora servirebbe una prova maiuscola difficile da attendersi, ma che comunque ci auguriamo di vedere. Kazuma è un personaggio iconico e meriterebbe molto di più di questa sua versione all'acqua di rose in cui sembra aver ben poco da dire rispetto a quel che ci ha abituati lo spessore di una figura come la sua. Tirando le somme di questi tre episodi, Like a Dragon: Yakuza è una serie TV che non riesce a rispettare le attese e delude dal punto di vista della trama, del ritmo e della caratterizzazione dei personaggi, nonostante un buon casting e una ambientazione fedele al videogame. Speriamo in un netto cambiamento dei prossimi episodi, ma non sarà facile risollevare la situazione.
Rating: V.M. 14
Nazione: Stati Uniti d'America
Like a Dragon: Yakuza
L'impatto con i primi tre episodi di Like a Dragon: Yakuza non si possono definire particolarmente positivi, se non per la capacità di ricreare Kamurocho e una discreta scelta del cast. L'atmosfera dell'opera originale è lontana e la trama non riesce a decollare, nonostante ormai ci si trovi a metà dei sei episodi previsti. La sceneggiatura sembra aver voluto mescolare senza troppa convinzione diversi eventi del primo Yakuza e di Yakuza 0, non riuscendo a prendere un indirizzo preciso. Gli stessi personaggi sono ancora un'incognita e nella maggior parte dei casi si fa fatica a capirne il background, con solo Goro Majima a lasciar intravedere la personalità che l'ha fatto amare a tutti i gamer. Forse la stessa scelta di portare un mondo tanto complesso in soli sei episodi non ha aiutato, quantomeno a vedere questa prima metà della produzione, ma rimane il fatto che l'amaro in bocca si sente e le due anime di Yakuza, quella più "no sense/caciarona" e quella in puro stile "yakuza movie" ne escono ampiamente ridimensionate. Un vero peccato, perché certi scorci dell'ambientazione riescono a far provare un tuffo al cuore dei fan, ma tutto questo non può bastare a salvare una serie tv girata anche discretamente, ma senza l'anima che si attendeva. Sapranno i prossimi tre episodi salvare la situazione?