Da assassino virtuale a assassino reale

Secondo quanto riportato dal Times, Tim Kretschmer , avrebbe passato un pomeriggio di violenza virtuale prima di dare libero sfogo alla sua follia sugli inermi bersagli rappresentati dai giovani studenti di una scuola nei pressi di Stoccarda. Il giovane diciassettenne avrebbe passato oltre due ore del pomeriggio giocando con Far Cry 2 e alcune ore della sera sui server di Counterstrike. Il Times continua il suo articolo parlando anche delle particolarità che associano tristemente il fatto di cronaca con il videogioco Ubisoft, come l'utilizzo della stessa pistola (una Beretta). L'articolo ospita però anche due interi paragrafi a cura del sociologo Walter Hollstein che afferma che é assurdo pensare che i videogames trasformino gli adolescenti in killer. Hollstein ha anche aggiunto che sono una varietà di fattori come l'impotenza, la rabbia e la perdita di controllo a determinare comportamenti come quelli del giovane Kretschmer (che rappresentano però un fenomeno in crescita), ma che di per sé i giocatori non trasformano nessuno in un killer.

Nel mentre, inizia ad intensificarsi il grottesco balletto fatto di notizie e smentite, riguardo a Kretschmer. Dopo i fiumi d'inchiostro versati da alcuni media tedeschi riguardo al fatto che, il ragazzo, sarebbe stato da tempo sotto cure psichiatriche e che la cantina di famiglia fosse stata trasformata in un improbabile "poligono di tiro", sono stati gli stessi genitori dell'assassino a smentire tutto. Chiaro come, il nuovo fulcro della ricerca di un fattore esterno di colpa, vada a concretizzarsi sul videogame, mentre molto meno suggestivo, per i media generalisti, sembra essere il fatto che, Kretschmer, stesse da mesi raccogliendo informazioni sulle stragi nelle scuole del passato e sulle leggi riguardo al possesso di armi da fuoco...

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