E' polemica sulla decisione dell'OMS di inserire il disturbo da videogioco fra le malattie

di Redazione

Sapevamo già che l' Organizzazione Mondiale della Sanità considerava il "Disordine da gioco" come un comportamento evidentemente dannoso, ma di sicuro nessuno si aspettava che la stessa OMS lo inserisse nell'elenco ICD dedicato alla classificazione internazionale delle malattie.

Ovviamente, il mondo dei videogiochi non è rimasto a guardare e non a caso ad alzare la voce è stato il CEO dell'Interactive Software Federation of Europe (ISFE) Simon Little, sconcertato per una decisione che porrebbe a serio rischio uno fra i settori più produttivi dell'universo hi-tech.

"L'OMS dovrebbe basare certe decisioni su analisi pertinenti, supportate da esperti indipendenti. Il concetto di disturbo da videogioco non si basa su prove sufficientemente solide per giustificare una sua integrazione all'interno di uno dei più importanti strumenti normativi dell'OMS".

Dal canto suo, il CEO di Sony Kenichiro Yoshida ha ovviamente già appoggiato la decisione dell'ISFE, confermando che al momento esistono già sistemi di classificazione (PEGI) per limitare certi tipi di giochi a determinate fasce d'età.

Ovviamente in quest'ultimo caso il tutto sarebbe lasciato alla lungimiranza da parte dei genitori o chi per essi, che dovrebbero quantomeno avere l'accortezza di supervisionare determinati acquisti.